Sulle spese degli degli italiani si allunga l’ombra dell’aumento Iva. Qualora nel 2020 dovessero scattare le ormai famose clausole Iva da 23 miliardi, i consumi rischiano di precipitare di altri 8 miliardi, pari a un calo di spesa pro-capite di 311 euro. Sono i conti di Confesercenti che emergono nel rapporto ‘L’Italia che non cresce’ su commercio e consumi. Per non parlare degli effetti sui negozi: ne scomparirebbero 9 mila.
In altre parole, l’aumento dell’Iva annullerebbe dunque i progressi fatti con le misure espansive contenute nell’ultima legge di bilancio. Confesercenti stima che se l’Iva non dovesse aumentare tra questo ed il prossimo anno, la spesa delle famiglie registrerebbe invece un lieve recupero: al 2020 si stima una spesa media annuale in termini reali di 28.533 euro per famiglia (rispetto ai 28.223 con Iva aumentata) con un incremento annuo di poco più di 140 euro.
Guardando indietro, secondo l’analisi le famiglie italiane consumano meno di otto anni fa. Nel 2018 la spesa media annuale in termini reali è stata di 28.251 euro, 2.530 euro in meno rispetto al 2011 (-8,2%) per un totale di 60 miliardi di minore spesa. Si risparmia quasi su tutto, tranne istruzione e sanità. Persino il cibo ha perso 322 euro. Le spese per la casa sono calate di 1.100 euro, quelle per l’abbigliamento di 280 euro, per ricreazione e spettacoli di 182 e per le comunicazioni di 164.
“Abbiamo perso 60 miliardi di consumi e 32 mila imprese del commercio dal 2011, dietro questi numeri ci sono delle persone, non possiamo continuare ad arretrare”, ha detto il presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, commentando i dati in conferenza stampa. “Abbiamo bisogno di regole chiare e di più coraggio per ridurre il costo del lavoro e far ripartire le retribuzioni”.