NEW YORK (WSI) – Una possibile stretta monetaria americana minaccia di smascherare le debolezze del sistema finanziario, finendo per causare perdite stimate per trilioni di dollari nel mercato obbligazionario.
E’ l’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale nel Global Financial Stability Report , secondo cui se la Fed dovesse dare il via libera al tapering (ovvero la riduzione di acquisto mensile di bond e mutui pari a 84 miliardi mensile) o qualora non si raggiungesse un accordo sull’aumento del tetto del debito Usa, l’aumento dei tassi di lungo termine dell’1% rischierebbe di portare perdite nel mercato obbligazionario fino a 2,3 trilioni di dollari.
Intanto, in assenza di un accordo per l’innalzamento del tetto del debito la minaccia di un default è diventato l’ultima preoccupazione di Wall Street su cui ormai da diverse sedute continuano ad abbattersi le vendite. Qualora non venisse raggiunto un’intesa tra Repubblicani e Democratici entro il 17 ottobre, gli Stati Uniti si finirebbero per ritardare il pagamento del debito, finendo in default tecnico.
D’altronde i segnali di nervosismo sul mercato obbligazionario sono già evidenti. Come rileva un articolo del Financial Times i rendimenti sulle T-bond che maturano in ottobre e novembre sono saliti sopra 30 punti base – un livello mai visto dalla fine del 2008 , quando la Federal Reserve ha adottato una politica di tasso zero nel pieno della crisi finanziaria .
L’avversione al rischio è stato certamente il mantra di ieri , quando il Tesoro ha emesso i nuovi bond a un mese a un rendimento di 35 punti base, tre volte rispetto alla settimana precedente e poco meno del rendimento del Tesoro biennale del 0,38%.
Una situazione anomala, considerato che di solito gli investitori richiedono rendimenti inferiori per le obbligazioni con scadenza a breve termine, dal momento che di solito sono viste come meno rischiose.