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(WSI) – Ora anche la tegola dell’associazione per delinquere, come nuova ipotesi di reato per il banchiere coop Giovanni Consorte, e l’annuncio di un viaggio investigativo a Montecarlo, crocevia (secondo l’Espresso) di molti conti sospetti e di molte curiose suddivisioni dei flussi di denaro in nero. Alla fine potrebbe risultare meno facile del previsto distinguere tra consulenze e provvista finanziaria, e imbastire una soffice autocritica riguardo la definizione delle cooperative amiche come una “riserva di etica protestante” (D’Alema, luglio scorso).
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Sono state dette cose che fanno ridere, e già il ridicolo uccide, ma i fatti fanno piangere. C’è una forte divisione nel maggior partito della sinistra, dalla base al vertice, e un comprensibile malessere che prende anche i toni variopinti del girotondismo e del giustizialismo di sempre, coltivato in seno con astuzia improvvida da un gruppo dirigente che ha rinunciato da tempo alla battaglia politica e culturale.
Il brodino di Prodi sulla Stampa, con la solita richiesta di un passo indietro, e senza solidarietà a Fassino, come ha notato il più robusto dei dalemiani, Angius, non risolve i problemi nei rapporti con gli alleati. Altro che aggressione della destra, la faccenda se la stanno giocando tutta in casa, i leader del centrosinistra, e non in guanti bianchi. Se la caveranno, in questo contesto, i capi dei Ds Fassino e D’Alema, uniti da antiche e forti solidarietà ma anche da sempre nuove intercettazioni?
Chi ricorda l’occhio di riguardo delle procure che liquidarono la prima Repubblica verso post comunisti e sinistra democristiana oggi ha motivo di stupirsi. Nei primi anni Novanta la forza dell’ex Pci nel piegare ed eliminare Craxi e Andreotti-Forlani (cioè il Psi e la Dc) aveva radici nella strategia dei Francesco Saverio Borrelli e dei Gerardo D’Ambrosio, e nel loro blocco di sostegno: istituzionale (Scalfaro) e notabilare (i grandi avvocati del salottone giudiziario) e politico (ex Pci e sinistra democristiana) e movimentistico (le fiaccole e il popolo dei fax) e mediatico (i giornali dell’establishment). Quel controllo politico delle inchieste sembrerebbe scomparso. E lo schema politico è letteralmente rovesciato.
Stavolta, come accadde ai leader del pentapartito, i diesse sono in collisione con gli stessi poteri che li sostennero e che essi sostennero contro Craxi e Andreotti tredici anni fa. Per questo possono forse farcela, a prezzo di un ridimensionamento politico umiliante, ma la scommessa è ardua.
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