«Se parlo io, sono in tanti a finire in manette. Con le cose che so faccio tremare questo palazzo»
GENOVA (WSI) – Il lupo ha sempre i denti, anche quando lo mettono in gabbia. E ci tiene che tutti lo sappiano: «Se parlo io, sono in tanti a finire in manette. Con le cose che so faccio tremare questo palazzo». Ma all’occorrenza, e nello spazio di pochi istanti, la stessa voce sa trasformarsi, e assumere toni molto più dimessi: «I soldi di cui si parla sono i risparmi d’una vita. Li ho messi da parte perché vivo da sempre come un francescano».
C’è un solo personaggio dietro ai tanti caratteri interpretati dal “Magro”, Giovanni Berneschi, padre-padrone di Carige per 25 anni. Anche da detenuto, il ragioniere che si vantava di essere più furbo d’un professore, rimane il protagonista assoluto della scena. E da mattatore, non ha bisogno di essere invitato a prendere la parola quando sente odore di palcoscenico. Ma di cinque ore di interrogatorio, restano pochi i momenti in cui ha davvero convinto i magistrati. Durante il faccia a faccia con il magistrato ha tenuto a fornire alcune precisazioni relative alle contestazioni. Una su tutte, in relazione al trasferimento sistematico di capitali all’estero: «Portai i soldi in Svizzera molti anni fa, nel 1993». Ovvero, se reato ci fosse, è prescritto.
>>> tutti i dettagli sul Secolo XIX di Genova.
***
Nuovi dettagli sullo “show” di Giovanni Berneschi in Procura. Stando a quanto ricostruito dai giornali del mattino, venerdì l’ex presidente di banca Carige agli arresti con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e riciclaggio, prima di entrare nella stanza dei pm Nicola Piacente e Silvio Franz che lo aspettavano per interrogarlo, ha chiaramente alluso ai suoi legami pericolosi con parte della magistratura ligure. “Se parlo io… Sai quanti finiscono in manette? Il palazzo… Questo palazzo deve tremare”, ha detto.
Due parole anche per il figlio Alberto che nei giorni scorsi gli aveva dato del pazzo e del ladro. “Mio figlio cosa pensa di fare? Pensa di fregarmi?”, ha detto ridendo. Poi una lamentela: “Mi hanno preso la pensione. Quella è roba mia, ne ho diritto…Ora se apro quel capitolo, sono cazzi”, anche se i magistrati hanno chiarito che non c’è stato nessun sequestro. Con loro, invece, il tema dell’ex banchiere è stato il denaro (22 milioni di euro) nascosto in Svizzera: “I soldi? Una vita di risparmi. Ho sempre vissuto come un impiegato, ho vissuto come un francescano”.
L’interrogatorio non è terminato, è stato sospeso per proseguire martedì prossimo. La linea difensiva dell’ex padre padrone dell’istituto di credito ligure, in ogni caso, è chiara: nessuna truffa ai danni della Carige e nessun riciclaggio. I soldi fatti rientrare in Italia sarebbero stati portati oltre confine nel 1993, prima dunque delle presunte operazioni contestate dalla Procura. E quindi quei soldi non sarebbero delle plusvalenze illecite, ma interessi maturati.
Ma secondo l’accusa la realtà sarebbe ben altra: l’organizzazione faceva acquistare da Carige Vita Nuova, società e complessi immobiliari anche in Svizzera sovrastimati per ricavarne un profitto. I patrimoni venivano riciclati attraverso lo schermo di società finanziarie italiane e straniere e trasferiti in territorio elvetico. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2006 e il 2009. (tratto da Il Fatto Quotidiano)