ROMA (WSI) – Comuni e banche si mostrano critici sul decreto del governo che ha abolito la seconda rata Imu.
I sindaci chiedono all’esecutivo di rimborsare l’intero gettito del 2013, evitando quindi che i contribuenti siano chiamati a versare una parte del tributo a gennaio.
Le banche storcono il naso per i maxi acconti Ires e Irap e per l’addizionale Ires che hanno garantito la copertura del decreto.
“Il governo faccia rapidamente chiarezza sulla seconda rata e onori gli impegni assunti con i contribuenti e i Comuni italiani”, dice il presidente dell’Anci, l’associazione dei sindaci italiani, Piero Fassino.
Il decreto ha un valore di 2,15 miliardi ed elimina il saldo dell’Imu per abitazioni principali, fabbricati rurali e terreni agricoli per la parte coltivata.
La manovra fiscale non copre tutto il gettito ulteriore atteso da quei comuni — ad esempio Milano tra le grandi città — che hanno aumentato le aliquote rispetto ai livelli del 2012.
Secondo quanto ha spiegato Palazzo Chigi, “circa metà dell’importo viene ristorata dallo Stato. A fini perequativi l’altra metà verrà versata dai contribuenti interessati a metà gennaio 2014, alle stesse scadenze già programmate per altri tributi”.
I versamenti dovrebbero quindi pesare sulle tasche dei contribuenti per circa 250 milioni, stando ai dati dell’Anci.
Fassino ricorda che il governo si era assunto “due espliciti impegni: i contribuenti non avrebbero più pagato l’Imu nel 2013 e ai comuni sarebbe stato garantito l’identico importo onde poter assicurare l’erogazione di essenziali servizi ai cittadini”.
“È troppo chiedere che finalmente si dia corso a impegni così esplicitamente assunti?”, prosegue il sindaco di Torino.
L’operazione lascia scontente anche banche e compagnie di assicurazione, su cui il governo fa ricadere la copertura.
“Ogni appesantimento della pressione fiscale sul comparto bancario pesa sul complesso dell’economia produttiva e non favorisce gli esami che nel 2014 saranno effettuati con modelli unici in tutta Europa”, commenta Antonio Patuelli, presidente dell’associazione bancaria italiana (Abi).
Il ministero dell’Economia ha raccolto infatti circa 1,5 miliardi aumentando al 130% l’acconto Ires e Irap e al 36% l’aliquota Ires per le società finanziarie (l’addizionale è quindi dell’8,5% e somma all’aliquota standard del 27,5%).
Altri 650 milioni derivano da un anticipo a carico degli intermediari finanziari sulle ritenute relative al risparmio amministrato (conto titoli).
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