I mercati anticipano l’economia: questo concetto è stato ripetuto innumerevoli volte in questi mesi. Prima, quando i mercati avevano iniziato a crollare a una velocità mai vista prima in seguito alla sensazione che il coronavirus sarebbe diventato una pandemia globale. In seguito, quando si è materializzato uno spettacolare rimbalzo che già scontava una ripresa economica che, in alcuni casi, potrebbe essere piuttosto veloce.
A ciò, naturalmente, si aggiunge il sostegno in termini di liquidità da parte delle banche centrali e l’impegno dei maggiori governi nella direzione generale della spesa pubblica. Il risultato, per il mondo della finanza, è stato un secondo trimestre dalla “faccia” irriconoscibile rispetto a quella vista nel primo. Lo ha sintetizzato con chiarezza Mps Capital Services in una nota:
“Dopo un pessimo primo trimestre, il secondo si è chiuso con performance eccezionalmente positive”, hanno affermato gli analisti, “in Europa l’indice Euro Stoxx ha guadagnato oltre il 16%, rialzo maggiore dal 2015. Wall Street ha fatto ancora meglio con l’indice S&P500 che ha registrato il rialzo maggiore dal 1998 (+20%), il Nasdaq Composite dal 1999 (+31%) e il Dow Jones (+18%) migliore rialzo dal 1987”.
“Segnaliamo come l’ottimismo sul settore tecnologico USA (il più sovrappesato dai gestori) rimanga su livelli estremi” hanno aggiunto da Mps Capital Service, “come confermato anche dallo short interest sull’ETF SPD Technology (XLK), ai minimi dalla fine del 2007”.
Ottimi risultati anche per l’indice relativo ai Paesi emergenti MSCI (+17%), salito al ritmo maggiore dal 2009. E per l’Italia? Anche il Ftse Mib ha messo a segno un buon rialzo del +13,87%, per quanto nettamente più contenuto rispetto agli indici americani e all’indice di riferimento europeo.
Allargando lo sguardo rispetto ai livelli di inizio anno lo scenario non è molto cambiato: solo il Nasdaq 100 risulta essere l’unico fra i maggiori indici ad aver guadagnato quota nonostante il Covid: il rialzo messo a segno è arrivato al 15,7% nei primi sei mesi dell’anno. Al contrario, rimane il Ftse Mib italiano l’indice più colpito dalle vendite, con una performance da inizio anno ancora negativa del 18,2%.