MILANO (WSI) – A dispetto della lunga recessione economica, il welfare dal basso, quello privato si è consolidato arrivando a toccare numeri importanti: oltre 100 società di mutuo soccorso che si occupano di prestazioni socio sanitarie e un milione e passa di italiani che ne usufruiscono. A snocciolare i dati il rapporto sul “Secondo Welfare” che Maurizio Ferrara e Franca Manio presenteranno oggi a Torino dal Centro Einaudi.
I numeri parlano chiaro: dalla crisi è nato un secondo welfare grazie all’azione di tanti soggetti, come imprese, enti bilaterali, assicurazioni, mutue, fondi integrativi, ma anche sindacati e fondazioni filantrope. È chiaro però che queste iniziative non possono certo prendere il posto del primo welfare ma solo aggiungersi. Commenta Ferrera, stando all’articolo del Corriere della Sera:
“Il secondo welfare – commenta Ferrera – ha saputo creare una nuvola di interventi a sostegno delle fasce più vulnerabili innaffiando le sacche di svantaggio e facendo crescere nei territori risposte innovative in grado di mitigare gli effetti della crisi”.
Così emerge che 1 milione e mezzo di famiglie italiane sono oggi coperte da una polizza malattia e 3 milioni i soggetti che hanno aderito a fondi integrativi, entrambi convenzionati con una compagnia assicurativa. In crescita le piattaforme di crowfunding superano quota 50 e 30 milioni di progetti finanziari. L’11 per cento e oltre dei nuclei familiari dichiara che un proprio membro l’anno scorso ha ricevuto un aiuto economico o ha beneficiato di un servizio erogato dagli enti non pubblici.
A fare da “volani” al secondo welfare, fattori che ritroviamo nella società civile come ad esempio nel caso della povertà alimentare si sono creati degli empori solidali in partnership tra enti pubblici e privati o nel caso delle Fondazioni bancarie che hanno ripensato il loro modus operandi, tipo ad esempio Cariplo e Fondazione CrCuneo che hanno varato bandi con finalità innovative nel campo dei servizi alla persona.
Ma l’importante è “rimanere con i piedi terra”, sottolinea Ferrara considerando anche le enormi divergenze tra Nord e Sud d’Italia. Le migliorie da fare? In primo luogo costruire con la finanza sociale nuovi “percorsi non convenzionali di accesso al credito”, coinvolgendo gli istituti “già nelle fase di definizione dei nuovi progetti”. In secondo luogo radicare il welfare dal basso nel Mezzogiorno.