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SEI ANNI DI VERIFICA

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(WSI) – Si è molto, e fondatamente, ironizzato sull’interminabile verifica della maggioranza di centrodestra. Lo spettacolo di incontri a ripetizione, tutti dati per risolutivi, salvo richiederne poi di nuovi, non è certo stato edificante. Però questa vicenda non è nulla se paragonata alla sorda lotta di potere che costituisce l’eterna “verifica” del centrosinistra, ininterrottamente in piedi da almeno da sei anni.

Se si trascura il preludio della mezza crisi sulla finanziaria del 1997, la data ufficiale di inizio si può far risalire al 1998, quando Fausto Bertinotti chiese uno “spostamento a sinistra” dell’asse di governo, provocando una serie di manovre convulse che si conclusero con il voto di sfiducia all’esecutivo di Romano Prodi e alla sua sostituzione con Massimo D’Alema.

Nel gioco dei quattro cantoni che da allora impegna il centrosinistra, oltre ai giocatori fissi, Prodi, D’Alema e Bertinotti, si sono via via inseriti altri, da Giuliano Amato a Francesco Rutelli a Piero Fassino. Il gioco è sempre lo stesso, ma i giocatori invecchiano e, come il vino di scarsa qualità, inacidiscono.

Prodi dopo la controversa esperienza europea, è sempre più vanesio. D’altra parte, uno che pensa di poter mandare a quel paese contemporaneamente il presidente americano e quello russo, non ha certo problemi a trattare da guaglioncello il presidente della Margherita.

D’Alema, che si autodefinisce modestamente “uomo di stato pensoso dei destini del paese”, non è da meno, e contende lo spazio al segretario del suo partito. La gara è per ottenere un rapporto privilegiato con Bertinotti, col quale sei anni fa, tutti avevano giurato che non avrebbero mai più scambiato nemmeno una parola. E così si va avanti, ormai stancamente, con girandole di incontri che vanno sempre “benissimo”, ma non si concludono mai.

Di politica si parla poco, visto che non c’è intesa né sulle scelte internazionali, né su quelle economiche o istituzionali. In compenso si parla molto di struttura della coalizione, di regole interne, di ruolo dei partiti, di federazioni, di aggregazioni e di primarie. In realtà il tema irrisolto è, da anni, quello dei rapporti di potere. Peggio che nel centrodestra.

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