Milano – Inizia nel peggiore dei modi la nuova ottava per i listini azionari europei, che si adeguano ai sell dei listini asiatici. Sono i problemi sul debito Piigs che mettono sotto pressione l’azionario globale, Grecia e Italia in testa, dopo la decisione di S&P arrivata nel weekend di tagliare l’outlook sull’Italia da stabile a negativo.
In particolare, il Ftse Mib continua a perdere il 3% circa; tuttavia è necessario precisare che su base omogenea la perdita è dell’1,35%. Sull’indice pesano infatti anche fattori tecnici, ovvero lo stacco delle cedole. Oggi staccano i dividendi Enel Green Power, Intesa SanPaolo, Eni, Generali, Unicredit, Mps, Saipem e Mediaset.
Intanto, nel resto dell’Europa la tensione è comunque evidente, e non solo per i fattori Grecia e Italia, ma anche per il risultato delle elezioni amministrative in Spagna. Fari inoltre sempre sui problemi delle banche e sulla loro necessità di aumentare il capitale. Tra gli altri indici europei, Londra cede l’1,70%, Francoforte perde l’1,83%, Parigi fa -1,74% e Madrid arretra dell’1,65%. Negativa è anche la performance dei futures americani, (vedi quotazioni a fondo pagina), in una giornata povera di dati economici rilevanti.
Protagonista tra i titoli europei Commerzbank, che ha annunciato un incremento di capitale di 2,4 miliardi di dollari. Il titolo registra un tonfo del 5% circa. Guardando ai titoli migliori e peggiori di Piazza Affari, da segnalare il calo di Tod’s (-3%), dopo che il titolo all’inizio della sessione era stato sospeso per eccesso di ribasso. Molto male anche Intesa SanPaolo, che registra un tonfo del 7,7%. Giù in un listino tutto tinto di rosso anche Fiat Industrial (-2,29%), Fiat (-2,59%), Exor (-2,51%) e Impregilo (-2,40%). Tra i rialzi da segnalare Pirelli (+0,45%), Bulgari e Parmalat che sono piatte con un +0,08%, mentre Banco Popolare ora è totalmente ferma.
L’indice Stoxx di riferimento delle banche europee perde al momento l’1,3%, ma i settori peggiori sono quelli congiunturali: l’indice auto cede il 2% e il risveglio del vulcano in Islandascatena i sell off sui titoli delle compagnie aree.
Guardando agli altri mercati, in particolare al valutario, si mette in evidenza il forte dietrofront dell’euro, che è arrivato a bucare la soglia di $1,40, affossato dal problema dei Piigs, e che ora a New York riagguanta debolmente il livello, rimandendo comunque in calo. L’euro perde anche nei confronti dello yen a 114,43, e anche il dollaro cede contro la moneta giapponese a 81,72.
Sul fronte delle commodities futures sul petrolio scontano le incertezze sulla crescita economica globale e arrivano a perdere a New York il 2,68%, attestandosi a $97,45 al barile circa. Giornata positiva per l’oro, che avanza di $1,5 a $1.510,4 l’oncia, mentre l’argento perde 36 cents a $34,72.
Sul fronte dei titoli di stato, a guadagnare è il Bund, che avanza di 40 punti base: gli investitori preferiscono infatti optare per il fly to quality e scelgono i titoli di stato tedeschi. In calo invece i titoli periferici, accomunati dalle prospettive delle finanze pubblcihe. I rendimenti dei bond decennali greci salgono così al 16%, quelli irlandesi il 10,37%. Attenzione anche alla situazione italiana, con i rendimenti che balzano al massimo delle ultime tre settimane, e con lo spread BTP/Bund che balza ai massimi in un anno, attorno ai 190 punti base.
Intanto alle 12.30 (le 6.30 ora di New York) il future sull’indice S&P500 scende 11,40 punti (-0,86%), a quota 1.316,40.
Il contratto sull’indice Nasdaq 100 e’ in flessione di 21,25 punti (-0,91%), a 2.322,25.
Il contratto sull’indice Dow Jones scivola di 109 punti (-0,87%), a 12.357 punti.