La carenza di chip, che sta creando grandi strozzature nella produzione di auto e smartphone, potrebbero trascinarsi fino al 2023. Sono le previsioni dell’americana Intel. Che, in occasione della diffusione della trimestrale dei conti del secondo trimestre, ha fatto sapere tramite il suo amministratore delegato, Pat Gelsinger, che la strada è ancora lunga per un ritorno alla normalità.
“Abbiamo ancora molta strada da fare, occorre tempo per creare capacità produttiva” ha spiegato.
Previsioni, quelle di Intel, che sono in linea con quelle diffuse a maggio scorso dalla società di consulenza Forrester, secondo cui bisognerà far fronte alla carenza nell’offerta di semiconduttori ancora per altri due anni. A fronte di una domanda “che resterà elevata e di un’offerta che si manterrà limitata, ci aspettiamo che questa scarsità possa durare per tutto il 2022 fino a raggiungere il 2023” aveva dichiarato il vicepresidente e direttore Glenn O’Donnel.
Vede grigio sul futuro del comparto anche Taiwan Semiconductor, che ha previsto carenze rispetto alla domanda fino al 2022, pur ipotizzando iniziali recuperi fin dai prossimi mesi.
Il colosso italo-francese STMicroelectronics ha da parte sua pronosticato condizioni di mercato più favorevoli nel suo ultimo bilancio e outlook, suggerendo che il peggio potrebbe essere passato.
Intel: secondo trimestre batte le attese
Intanto, nel secondo trimestre, la società tech statunitense ha riportato un utile ad azione adjusted pari a 1,28 dollari, in rialzo del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e meglio delle attese per un utile per azione adjusted pari a 1,06 dollari.
Mentre il fatturato adjusted è salito del 2% rispetto al secondo trimestre del 2020 a 18,5 miliardi di dollari superando le attese per un giro d’affari pari a 17,8 miliardi di dollari. L’azienda ha inoltre innalzato la propria previsione sulle vendite per l’anno intero di circa 600 milioni di dollari portandola a 77,6 miliardi di dollari, contro attese per un fatturato pari a 72,7 miliardi.
Risultati che, per quanto superiori alle stime, non hanno fermato le vendite: dai recenti massimi di aprile le sue azioni Intel hanno perso quasi un quarto del loro valore.