ROMA (WSI) – “Mi sono sentito onorato dalle valutazioni del presidente sul mio ruolo ma al tempo stesso un po’ prigioniero e mi dispiace che il divieto impostomi dal Quirinale a più d’uno degli ‘uomini di Stato’ subdoli e manovrieri che a volte si ritengono anche depositari esclusivi dei criteri della moralità nella politica”.
Lo afferma il premier uscente Mario Monti in una lunga intervista alla Stampa nella quale racconta lo ‘stop’ del Colle alla sua candidatura alla presidenza del Senato e i rapporti con il Pd nell’intricata partita dell’elezione dei presidenti delle Camere.
Il Professore cita “offerte” avute in passato di ministeri e di incarichi politici per evidenziare una premessa: “Non mi pare di aver rincorso poltrone”. Quindi sottolinea che sono stati i gruppi parlamentari di Scelta civica, riuniti in assemblea (“perché si sentissero completamente liberi da ogni possibile disagio mi sono assentato”) “a escludere di indicare un altro nome” per il Senato.
Monti conferma che nell’incontro con Bersani del 7 marzo “il segretario del Pd mi ha semplicemente espresso il suo orientamento per decisioni condivise in merito ai vertici delle istituzioni”, poi “Luigi Zanda ha incontrato Andrea Olivero ed è stato confermato un consenso sul metodo. In parallelo alcuni esponenti del Pd in via informale erano più espliciti proponendo la presidenza del Senato a me a fronte di un appoggio al Pd per la presidenza della Camera”.
In tutto questo non si poteva escludere il Pdl secondo Monti perché nell’interesse dell’Italia serviva “una convergenza larga sulle cariche istituzionali”.
E’ qui secondo Monti che si inceppa la trattativa con i democratici. Bersani, racconta, “mi ha telefonato il pomeriggio del 14 mentre ero a Bruxelles per il Consiglio europeo. Ha accennato alle sue difficoltà ad allargare il gioco al Pdl, all’indisponibilità del M5S e all’importanza che almeno Scelta Civica partecipasse alle decisioni condivise, indicando un proprio nome per il Senato o per la Camera purchè non fosse il mio perché gli risultavano obiezioni da parte di ambienti del Quirinale”.
Intanto il Pdl ci riprova: “sì a Bersani, ma a noi il Quirinale”. Funzionera’? (TMNews)