NEW YORK (WSI) – Può anche darsi che politicamente il voto per espellere il tre volte premier Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale sia stato un momento storico, ma gli analisti sono convinti che la sua assenza in Parlamento non renderà la vita molto più facile al governo italiano, che deve risolvere ancora una lunga serie di problemi.
Roma ha già apportato diverse modifiche alla legge di Stabilità per accontentare l’Unione Europea, preoccupata che il deficit italiano rimanga sotto la soglia del 3% del Pil e che il debito, il secondo maggiore dell’Eurozona dietro alla Grecia, incominci a scendere.
Come ha detto anche Merkel, che da ieri potrà dare il via al suo terzo mandato, è finita l’era del debito in Europa. Il Governo sta facendo fatica a mantenere il deficit sotto il livello del 3% del Pil, mentre il debito pubblico vale il 133% del prodotto interno lordo.
La fiducia degli investitori è tornata e il costo che il Tesoro deve pagare per rifinanziarsi sul mercato è rimasto stabile, tuttavia la terza maggiore economia dell’area euro è in recessione da ormai nove trimestri e le speranze di Letta, dicono gli economisti interpellati dall’emittente CNBC.
“I politici italiano non sono mai stati efficaci e l’addio di Berlusconi non farà nulla per cambiare le cose”, scrive Michael Hewson, chief market analyst di CMC Markets.
“Se Letta pensa che la scissione del centro destra rafforzerà il suo governo e la sua capacità di adottare riforme, allora è più ottimista di me”, continua Hewson. “Non vedo voglia di riformare il Paese ed è molto più probabile che la stagnazione economica sia l’esito più probabile, gli interessi dei singoli settori (ossia delle lobby, NdR) bloccheranno le riforme”, a prescindere dall’orientamento politico.
La politica italiana, secondo Nicholas Spiro, “rimane nel limbo e non porterà alle riforme strutturali e fiscali di cui l’Italia ha disperatamente bisogno”.
“Gli incessanti piani strategici e il potere di Berlusconi ha contribuito ai problemi economici e politici del Paese, ma non sono mai stati la causa principale e unica delle malattie dell’Italia”.