Il 55% degli italiani è disposto a guadagnare meno pur di avere un giorno libero in più. La percentuale sale al 62% nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni. Già da questi dati della ricerca realizzata da Assirm (Associazione che riunisce le maggiori aziende italiane che svolgono ricerche di mercato) per Confindustria Intellect si evince come anche l’Italia sia coinvolta nel cambiamento epocale che sta rivoluzionando il mondo del lavoro, soprattutto dopo la pandemia. Una delle principali novità è proprio la cosiddetta “settimana corta”, che è in cima ai desideri dei lavoratori di oggi, che rivede le ore effettive dedicate alle mansioni con l’idea di una settimana lavorativa più breve e con meno giorni lavorati.
Secondo Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, le aspettative delle persone stanno evolvendo: flessibilità, autonomia e spazio per passioni personali sono ora considerati elementi importanti quanto la retribuzione, se non più importanti della sicurezza contrattuale.
Vediamo dunque le principali aziende dello Stivale che stanno già sperimentando modelli di settimana lavorativa più corta.
EssilorLuxottica, ad esempio, sta offrendo ai suoi operai la possibilità di lavorare per 20 settimane con un orario ridotto a 4 giorni anziché 5, con una copertura della riduzione dell’orario sostenuta principalmente dall’azienda e in misura minima dai lavoratori, attraverso i permessi individuali retribuiti. Questo per andare incontro anche a chi “il lavoro non può portarselo a casa”.
Anche Intesa Sanpaolo ha adottato un ampio pacchetto di flessibilità, consentendo l’orario flessibile di ingresso e uscita, lo smart working fino a 120 giorni all’anno (140 in specifiche aree) e la distribuzione dell’orario su 4 giorni invece di 5, come previsto dal contratto dei bancari. Questa flessibilità è stata estesa anche a settori come l’assicurazione, con Intesa Sanpaolo Vita, e altre grandi compagnie come Allianz stanno valutando simili iniziative. Finora hanno aderito circa 28.500 dipendenti della principale banca italiana.
Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre Automobili Lamborghini ha firmato l’intesa con i sindacati rsu, Fiom e Fim sul contratto integrativo aziendale, dopo un anno di trattative. Intesa, hanno sottolineato gli stessi sindacati, con cui si ottiene “l’importante traguardo della settimana corta”. Non solo. L’accordo include una riduzione dell’orario di lavoro, un aumento del salario annuale, 500 nuove assunzioni, miglioramenti sugli appalti sulla tutela dei diritti dei lavoratori e della diversity & inclusion.
Questa tendenza verso una settimana lavorativa più breve è stata evidenziata anche nei negoziati di diversi contratti nazionali di lavoro. I bancari hanno guidato questa iniziativa a livello nazionale, riducendo l’orario da 37,5 a 37 ore settimanali, che in un anno equivalgono a poco meno di 4 giornate di lavoro in meno.
Nel settore alimentare, aziende come Lavazza stanno sperimentando il concetto di “venerdì breve”, consentendo ai dipendenti di beneficiare di un’uscita anticipata dopo 5 ore di lavoro anziché 8 con l’utilizzo di parte dei riposi individuali previsti dal contratto nazionale. Il primo anno di applicazione è andato molto bene e la sperimentazione continuerà per i prossimi anni di vigenza del contratto integrativo.
Infine alla Rigoni la flessibilità di orario non è una novità. Due estati fa, il venerdì breve è stato sperimentato dopo una richiesta nata dall’area finance. E oggi si può lavorare dal lunedì al giovedì 8 ore e mezzo, invece di 8 ore. E poi il venerdì si fa orario continuato fino alle 14. Dal conteggio resta fuori mezz’ora, coperta con un permesso retribuito.
La strada verso un nuovo mondo del lavoro è aperta, resta solo da vedere quante realtà italiane seguiranno queste apripista.