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Settore minerario sui minimi testati durante la crisi

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NEW YORK (WSI) – In Borsa i titoli del settore minerario stanno crollando ai minimi da quando è scoppiata l’ultima grave crisi finanziaria. Tutti i metalli e materiali di base, dal rame allo zinco, passando per il petrolio, sono in pesante calo, estendendo i ribassi del 2015, un anno da dimenticare per il comparto.

I titoli di BHP Billiton fanno un capitombolo del 5% in Australia, ai minimi dall’estate del 2005. Il gruppo minerario anglo australiano Rio Tinto fa un tonfo del -4,2%, toccando i livelli più bassi dal 2009, dopo il crac di Lehman Brothers. L’indice dei materiali di base in Australia ha perso il 3,5%, mentre il settore energetico lascia sul parterre addirittura il 6%.

Ieri le quotazioni del petrolio hanno sfondato al ribasso anche la soglia dei 39 dollari al barile sul mercato Wti. L’ultima riunione dell’Opec ha evidenziato le divisioni tra i principali membri del cartello dei gruppi esportatori di oro nero e in particolare Arabia Saudita e Iran. È la crisi più grave agli Anni 90 per il petrolio.

Le possibilità che per impedire un ulteriore crollo dei prezzi del greggio il regno saudita decida di ridurre i livelli di produzione si sono ridotte al lumicino. In soli 16 mesi i prezzi scambiati sul mercato Wti americano sono calati da 110 dollari al barile a meno di 40. Ieri sui mercati i contratti di riferimento hanno anche rotto al ribasso la soglia dei 38 dollari al barile, un prezzo che rende le attività di trivellazione e lavorazione poco convenienti e persino in perdita nel paese.

Se i prezzi dovessero scivolare in area 30 dollari al barile, l’Indonesia ha chiesto che venga convocato un meeting di emergenza dei paesi Opec. Il governatore ha aggiunto che il suo paese, tornato a far parte del cartello dall’ultima riunione in cui i livelli di produzione sono stati fissati a 31,5 milioni di barili al giorno – proprio per tenere conto dell’ingresso dello stato asiatico – non accetterebbe una politica di aumento dei prezzi su scala globale.