(ANSA) – Si e’ svolto l’interrogatorio di Nicole Minetti, la consigliera regionale indagata per favoreggiamento della prostituzione nell’ambito del caso Ruby. Minetti è entrata a Palazzo di giustizia a Milano nel pomeriggio alle due e trenta. L’interrogatorio sarebbe finito attorno alle sei di pomeriggio.
L’interrogatorio di Nicole Minetti, assistita dall’avvocato Daria Pesce, era stato programmato per martedi’ prossimo secondo l’invito a comparire che era stato notificato alla consigliera regionale. Ma, d’accordo con la difesa della Minetti, l’atto istruttorio, tenutosi a Palazzo di giustizia, e’ stato anticipato a sorpresa per evitare la presenza davanti al Tribunale di fotoreporter, e cineoperatori, auspicio che era stato fatto dallo stesso difensore della Minetti nei giorni scorsi. Secondo quanto si e’ appreso, il verbale dell’interrogatorio e’ stato secretato.
Nicole Minetti ha risposto pero’ a tutte le domande dei pm della procura sul presunto giro di prostituzione che avrebbe alimentato le serata ad Arcore del premier Silvio Berlusconi indagato per prostituzione minorile e concussione. Minetti e’ indagata insieme con Lele Mora e Emilio Fede, anche loro accusati di favoreggiamento della prostituzione. La procura di Milano dopo l’atto istruttorio di questo pomeriggio, nei prossimi giorni depositera’ la richiesta di rito immediato per il premier.
LEGALE,COSI’ NIENTE GIORNALISTI – “Perché oggi l’interrogatorio di Nicole Minetti, così siamo riusciti ad evitare per una volta l’assalto delle telecamere e dei giornalisti”. Lo dice il legale di Nicole Minetti, Daria Pesce. Nessun cenno al contenuto dell’atto istruttorio, ma l’avvocato esprime la malcelata soddisfazione di aver evitato l’assalto delle telecamere per aver anticipato da martedì ad oggi l’interrogatorio della ex igienista dentale di Berlusconi. Secondo quanto si è appreso Nicole
D’ALEMA, SIAMO AD ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE – Siamo di fronte ad un ”potere politico che si erge contro legalita’. E’ un attentato alla costituzione”: cosi’ Massimo D’Alema, a ”In 1/2 ora”, parla dell’attacco di Berlusconi ai magistrati che indagano su di lui, ricordando che il presidente israeliano, quando fu accusato di molestie verso alcune collaboratrici, ”si e’ dimesso”. L’esponente del Pd ha parlato di una ”condizione particolarmente allarmante” dell’Italia, di un ”danno enorme” che viene fatto al Paese da un ”governo dimezzato”. ”Da questa condizione bisogna uscire al piu’ presto”, ha detto sottolineando che la sua proposta e’ in primo luogo alla maggioranza.
CASINI, PREMIER SPIEGHI O NESSUNO LO CREDERA’ INNOCENTE – Silvio Berlusconi ”per me e’ innocente ma si spieghi o nessuno credera’ che e’ innocente”: lo ha detto Pier Ferdinando Casini intervistato da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’. ”Non bisogna difendersi dai processi – ha aggiunto il leader dell’Udc – ma nei processi”.
(TMNews) – Non è il giorno del videomessaggio, ma della telefonata. E non è nemmeno l’occasione per attaccare (nuovamente) i giudici. Questa volta Silvio Berlusconi dedica l’affondo al Terzo polo che, riunito a Todi, lo accusa (vero affronto per lui) di essere vecchio, “l’ultimo prodotto della prima Repubblica”. Il ‘verbo’ del presidente del Consiglio anche oggi trova il modo di arrivare agli elettori: via cornetta approfittando di un’assemblea dell’Adc di Francesco Pionati a Cassino.
Il caso Ruby, almeno per un po’, Berlusconi lo lascia sullo sfondo. Nonostante “quel che accade”, si limita a dire, “sono sereno e determinato” ad “andare avanti a governare”. E chissà se in “quel che accade”, il presidente del Consiglio abbia inserito anche il monito del cardinal Tettamanzi che ha invitato chi guida il paese a essere “esemplare”. O ancora le preoccupazioni di Napolitano sull’inasprimento dei toni che già hanno portato il Pdl a sbianchettare la manifestazione di piazza anti-pm. Preoccupazioni che restano forti anche se dal Quirinale smentiscono di aver convocato – come sostenuto da ‘Il Foglio’ – i presidenti di Camera e Senato.
Fatto sta, che il Cavaliere sente il bisogno di tornare a scacciare lo spettro di governi alternativi al suo. La maggioranza c’è – dice – e ha vinto 7 a 0 superando tornate elettorali e voti di fiducia, e i “numeri tengono” abbastanza da poter fare anche quella riforma della giustizia che è stato Fini – ribadisce – a non volere. Le urne? Non è questo il tempo – spiega Berlusconi – e chi le vuole punta soltanto a “interessi personali”, a fare giochi da Prima repubblica, alla “spartizione del potere”. Con i suoi interlocutori, d’altra parte, il presidente del Consiglio, ha ricominciato a parlare della necessità di mettere mano alla squadra di governo, visto che ci sono 12 poltrone da occupare.
La parola ‘rimpasto’ fa paura ai ministri in carica così come l’ipotesi, tornata a circolare, di affidare ilPdl a un unico coordinatore, ossia Angelino Alfano. Tuttavia il premier sarebbe intenzionato a cominciare a distribuire quelle sedie vacanti, anche per ridare linfa all’operazione allargamento che si è di fatto arenata. Ma è evidente che Berlusconi vuole anche rispedire al mittente quella accusa di vecchiume che negli ultimi giorni, per la verità, non gli è stata rivolta solo dal Terzo polo. Ed è così che Fini, Casini e Rutelli vengono definiti “relitti” e il loro progetto ‘derubricato’ a “assemblaggio di spezzoni del passato”.
E questo mentre, al contrario, l’alleanza fatta da Pdl, Lega e Responsabili “rappresenta oggi – sostiene il premier – l’unica possibilità di un governo solido che garantisca stabilità”. Berlusconi si spinge ancora più in là e – dimentico del travaglio seguito alla nascita di Fli e del seguente corteggiamento proprio verso l’Udc – attacca: Fini e Casini hanno fatto parte del centrodestra solo per “sabotare” la sua azione, ora “senza di loro siamo più liberi e più forti”
(TMNews) – “Tre videomessaggi in dodici giorni e telefonate agli amici: la reale situazione di isolamento e difficoltà del presidente del Consiglio viene confermata dalla telefonata odierna, preceduta dai video messaggi dei giorni scorsi dal bunker”. Lo afferma in una nota Vincenzo Vita (Pd), componente della Commissione di Vigilanza Rai. “Berlusconi – aggiunge – non ha più il coraggio di confrontarsi o esporsi al giudizio di chicchessia. La telefonata ai convegni degli amici prelude forse al prossimo passaggio: ‘Eravamo quattro amici al bar'”. “E’ doveroso che le Autorità competenti si esprimano definitivamente – conclude Vita – su questa nuova emergenza: l’invasione mediatica e la conseguente manipolazione delle coscienze da parte del premier”.
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E’ un rapporto fortissimo e misterioso quello tra Maria Esther Polanco e il premier (VEDI ARTICOLO SOTTO). Assidua frequentatrice dell’harem di Arcore, non ha mai dato segnali di ribellione e lo ha sempre difeso in tv e sui giornali. Lui, del resto, ha continuato a farla partecipare ai festini e a offrirle un alloggio in via Olgettina anche dopo che in quell’appartamento il fidanzato della ragazza ha nascosto quasi tre chili di cocaina.
Non solo i rapporti non si sono interrotti, ma il Cavaliere, solo poche settimane fa, si è “speso” per agevolare la sua “preferita” (almeno così la definiscono le altre ragazze nelle intercettazioni) con la legge. Offrendole una corsia preferenziale nei rapporti con il prefetto di Milano per regolarizzare una questione di cittadinanza. Intanto, dal verbale di una testimone salta fuori un nuovo racconto hard delle serate a villa San Martino.
E dalle carte dell’inchiesta emergono le tante incongruenze inanellate dal presidente del Consiglio nelle sue uscite pubbliche. Tra cui la prova di come ha pagato il silenzio di Ruby. Le 227 pagine inviate dai pm di Milano, insomma, fanno sempre più paura. Anche perché nei documenti c’è pure la storia di un gigantesco inquinamento probatorio, con le escort convocate ad Arcore dopo le perquisizioni. E soprattutto con i pagamenti a Karima effettuati anche dopo il suo fermo in questura e i suoi primi interrogatori.
Berlusconi si chiude nel bunker, continua a comunicare con gli italiani solo attraverso videomessaggi (oggi il terzo in meno di 15 giorni) ed evita accuratamente il contraddittorio, anche quello della sala stampa di palazzo Chigi. Dove Gianni Letta, per la prima volta, prende il suo posto. (da Il Fatto Quotidiano)
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Marysthell, leader del “gruppo Olgettina”. Pupilla di Silvio e donna di un narcotrafficante
di Davide Vecchi – Il Fatto Quotidiano
Lei lo difende con le unghie in tv e invita le altre ragazze “a non parlare di papi”. Lui la protegge, l’aiuta, la premia, nonostante sappia dei suoi legami con i trafficanti internazionali di droga. Tra Silvio Berlusconi e Maria Esther Garcia Polanco, del resto, c’è sempre stato un rapporto speciale. Che non si è mai interrotto. Neanche quando Emilio, il compagno e convivente della 30enne domenicana, è finito in prigione perché trovato in possesso di 12 chili di cocaina per poi essere condannato questa settimana a otto anni per narcotraffico.
La cosa non sembra però toccare particolarmente il presidente del Consiglio che, anche dopo quell’arresto, ha continuato a ricevere la Polanco ad Arcore e sopratutto si è prodigato per tentare (inutilmente) di farle avere un passaporto italiano, mettendole a disposizione il numero del prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. Così la donna, da molti descritta come la favorita tra le favorite del premier, ha continuato a vivere in via Olgettina 65 dove a Maria Esther è riservato l’appartamento più grande tra tutti quelli occupati dalle ragazze dell’harem: un trilocale con box, pagato regolarmente da Giuseppe Spinelli, l’amministratore di fiducia di Silvio Berlusconi.
In quell’appartamento viveva fino al 5 agosto 2010 anche Ramirez De La Rosa, più noto come Emilio. E qui la Guardia di Finanza ha trovato 2,747 chili di cocaina (nascosti in garage), una cassetta di sicurezza con 54.550 euro in banconote di vario taglio (per lo più da 100 e 50 euro), una macchina contasoldi e documenti falsi. Praticamente tutto ciò che solitamente contraddistingue l’abitazione di un trafficante di droga.
Infatti quel giorno Ramirez viene arrestato. Maria Esther invece è solo convocata dagli inquirenti. Entra negli uffici degli investigatori come testimone e ne esce da testimone. Ma non li convince. Tanto che nella relazione inviata dalle fiamme gialle al pm milanese Giancarla Serafini, gli uomini del nucleo di polizia tributaria esprimono dubbi sul vero ruolo della Polanco.
“Allo stato – si legge – non vi sono elementi probatori che confermino un coinvolgimento della Garcia Polanco nei fatti riconducibili alla detenzione di cocaina (…). Tuttavia, nonostante le dichiarazioni rese dalla donna, permangono ancora dubbi sulla totale estraneità”. Per due motivi, spiegano. Primo: “Appare quanto meno inusuale l’inizio di una convivenza con un soggetto, da poco conosciuto presso un locale milanese, che, come dichiarato, ha sempre versato in condizioni economiche disastrose tali da indurre la Garcia Polanco a mantenere Ramirez De La Rosa “.
Secondo motivo : “Appaiono inadeguate e frammentarie le giustificazioni addotte dalla Garcia Polanco circa il possesso di 4800 euro in contanti che ha dichiarato essere di sua esclusiva pertinenza. (…) Va rilevato che la somma di 4800 euro è indicativamente la cifra necessaria all’acquisto di 100 grammi di cocaina sulla piazza milanese”. E 108 grammi erano stati trovati addosso a “Emilio” mentre raggiungeva l’abitazione di via Olgettina a bordo della Mini Cooper verde di proprietà di Nicole Minetti che, prima di partire per le Seychelles, la lascia in uso proprio a Maria Esther.
Il premier, come risulta dalle telefonate, viene a sapere quasi subito dell’arresto del convivente della Polanco a bordo della Mini del consigliere regionale. Tanto che avvisa immediatamente la Minetti e, secondo quanto lei riferisce a un’altra ragazza di Arcore, Barbara Faggioli, le suggerisce di presentare una denuncia per furto dell’auto.
Inizialmente Nicole Minetti sembra andare su tutte le furie con Maria Esther . Ma poi, raccontano le intercettazioni, si tranquillizza e tutto torna come prima. La complicità tra le due è del resto fortissima visto che si è instaurata durante le serate Bunga Bunga ad Arcore. Non per niente in un sms, riferito al denaro versato alle ragazze daSpinelli, la Minetti scrive all’amica dominicana : “Non dovevamo fare a metà??? Anch’io ho bisogno, ho speso un sacco di soldi ultimamente”.
Ma gli atti dell’inchiesta per prostituzione minorile contro Berlusconi e la Minetti dicono pure dell’altro. Da quei documenti emerge pure la figura di una una Maria Esther determinata, sicura di sè, con un ruolo di mediatrice e leader tra le “bambole” di via Olgettina. Quando il 15 gennaio per la prima volta la stampa viene a conoscenza dell’esistenza del residence a Milano 2 in cui vivono le giovani del bunga bunga, i giornalisti si presentano in massa. Ed è Maria Esther a dettare la linea alle altre. “Uscite il meno possibile”, dice ad Aris. “Fatelo per papi”.
Poi è lei a uscire allo scoperto. Per fare una piazzata, scendendo dal suo Hummer, contro un’inviata di Annozero e infine, recuperata la calma, per tenere i rapporti con tutti i giornalisti. Tanto da arrivare a essere ospitata all’Infedele di Gad Lerner. Su come affrontare la stampa sembra in ogni caso avere le idee chiare. “Se vogliono delle notizie”, dice al telefono, “paghino quei coglioni, se pensano che io parlerò male di papi… io non parlerò male di papi”.
Insomma una dura. Come dei duri sembrano essere i suoi amici. Leggendo le intercettazioni si scopre infatti che Ramirez, il fidanzato narcotrafficante, non è l’unico spacciatore internazionale che la Polanco conosce. A un’amica racconta di un certo Cuky finito in manette in Spagna mentre stava trasportando, lo dice lei stessa, della droga a Venezia. In altre conversazioni, invece, sembra parlare in codice. Anche con altre ragazze della scuderia del premier. Miriam Loddo le chiede: “Ti ricordi quelle pastiglie per capelli che mi avevi prestato?” Lei ribatte: “Sai che però non ce le ho, infatti che per me è stato difficile”. Miriam: “Anch’io non sono riuscito a trovarle, vado a fare un salto in farmacia”. Con Eric si sente ancora più spesso. E’ un uomo con accento nord africano che fa la spola tra Cascina Gobba e piazzale Loreto. Con lui è un continuo di “quando ci vediamo?”. Domande tipo: “Ce l’hai?”. Eric: “Ce li ho, 15 anche 20, non c’è…. 25…”. Maria Esther ordina: “Ok, due di 15….”. Il 18 dicembre gli chiede: “Portami qualcosa di buono, tu già sai….”. Lui risponde: “Ma non ho visto il negretto, vedrò se riesco a trovarlo prima di venire da te”.
Comunque stiano le cose, resta un fatto. Di lei Silvio Berlusconi si fida. Poche ore dopo le perquisizioni del 15 gennaio è proprio la Polanco al centro del giro di messaggi e telefonate per convocare tutte le ragazze ad Arcore su richiesta del Presidente del Consiglio per farle incontrare con gli avvocati per la difesa. La avvisa Aris. “Ha chiamato il presidente Berlusconi ha detto che alle diciannove devi essere ad Arcore”. Lei a sua volta chiama Barbara Faggioli e altre. Chiama anche Nicole ed è l’unica a mostrarsi a conoscenza del motivo della convocazione. Spiega a Minetti: “Ha sentito le conversazioni tra di noi, è incazzatissimo”. Davanti allo stupore dell’amica, ribatte: “Amo tu… a lui hanno fatto sentire tutto anche le, anche quello che diceva la Barbara Guerra. Sai che poi le hanno preso il telefonino alla Barbara Guerra per scaricarlo tutto no?”. Alle diciannove lei andrà.
Così, quasi sei mesi dopo l’arresto per droga del suo convivente, Maria Esther, la donna del boss, sfila tra gli agenti della scorta che piantonano Arcore ed entra a casa del capo del Governo.
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Ancora una volta Berlusconi si serve di un videomessaggio per rispondere agli attacchi che li sono piovuti da tutti i fronti: “L’offensiva delle toghe sara’ respinta”. E annuncia: non appena la situazione si sara’ calmata “mi faro’ giudicare ma non dal tribunale di Milano, bensi’ da quello assegnatomi dalla Costituzione, il tribunale dei ministri”.
Il Consiglio Superiore della Magistratura non ci sta e chiede che i giudici vengano rispettati. Intanto i pm di Milano vanno avanti per la loro strada: “Prestissimo il giudizio immediato”. Nicole Minetti si fara’ interrogare: si rechera’ in tribunale martedi’. E il 28 febbraio va a a processo Mediaset.
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Berlusconi sta disfacendo l’Italia. Parola di Licio Gelli. Anche il fondatore della P2 scarica quindi il premier, che è stato uno degli appartenenti alla loggia massonica. Gelli esprime un giudizio “negativo” sul Cavaliere e sul suo governo in un’intervista al Il Tempo (VEDI SOTTO). Alla domanda su che cosa sia cambiato nei loro rapporti, replica: “E’ venuto meno rispetto a quei principi che noi pensavamo lui avesse. E ricordi che l’ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo. L’ho anche aiutato, quando ho potuto”. Berlusconi ha deluso il Gran maestro. Come mai? “Ma pensi anche questo puttanaio delle ultime settimane – risponde Gelli -. Sia chiaro, è vero che può fare ciò che gli pare e piace, come e quanto vuole, ma bisogna anche avere la capacità di ‘saperlo fare’, e poi esiste pur sempre un limite. Invece lui continua. Ha prima disfatto la famiglia, ora sta disfacendo l’Italia. Ma nessuno gli dice nulla. Ha commesso un reato? Se è vero ciò che gli viene attribuito (e credo che almeno in parte sia vero), allora sì: non avrebbe dovuto farlo, o, quantomeno, avrebbe dovuto utilizzare sistemi più riservati”.
Gelli parla poi del ‘Piano di rinascita democratica’, il piano eversivo della P2: “Non solo lo rifarei, ma vorrei anche riuscire ad attuarlo, se solo avessi venti anni di meno. All’epoca, se avessimo avuto quattro mesi di tempo ancora, saremmo riusciti ad attuarlo. In quel momento avevamo in mano tutto: la Gladio, la P2 e un’altra organizzazione, che ancora oggi non è apparsa ufficialmente, non creata da noi ma da una persona che è ancora viva tutt’oggi, nonostante abbia oramai tanti anni. Avevamo tre organizzazioni, ancora quattro mesi di tempo e avremmo sicuramente messo in pratica il Piano. Che, sia chiaro, era valido allora e sarebbe valido anche adesso. Certo, servirebbero delle modifiche, ma attuando il Piano non saremmo arrivati alla situazione che, in Italia, si vive oggi”. (Il Fatto Quotidiano)
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L’INTERVISTA DI LICIO GELLI – IL TEMPO
di Attilio Ievolella
(WSI) – L’appartamento al piano terra della corte di via Diaz a Erba (Como), teatro del massacro è stato venduto. Per l’Italia la loggia P2 (e Licio Gelli) sono come ombre perenni, mai completamente illuminate dalla luce. L’ultimo, in ordine di tempo, a riaprire questo libro è stato Bruno Rozera, prefetto massone in pensione, parlando, tra l’altro, in un’intervista a L’Espresso, di un «livello superiore a Gelli». Ma da questi arriva una versione diversa, ovvero la citazione di una terza organizzazione («compagna» di P2 e Gladio) per l’attuazione del «Piano di rinascita democratica». Come si chiama questa «terza gamba»? «Mi dispiace, ma non ricordo, davvero… Eppoi la P2 è un capitolo chiuso, ormai». Così, mistero si aggiunge a mistero, nonostante il «Maestro Venerabile» della P2, prossimo ai 92 anni, intervistato a «Villa Wanda», sua residenza a Castiglion Fibocchi, piccolo paese della provincia di Arezzo, si schermisca: «Guardi, oramai dell’Italia mi interessa nulla… alla mia età, si figuri. Sono vecchio, ormai». Per poi aggiungere, sibillino: «Però se soltanto avessi venti anni di meno, rifarei il “Piano” e lo attuerei…».
Vede che si ritorna sempre lì? A un passato fatto di massoneria, loggia P2, “Piano di rinascita democratica”, accuse di eversione…
«Le ripeto, per me è un capitolo chiuso, la P2, chiuso in maniera definitiva. Ho addirittura donato tutti i miei documenti all’Archivio di Stato di Pistoia».
Avrà tenuto per sé i carteggi più «delicati», dica la verità…
«Assolutamente, non ho conservato nulla… perché avrei dovuto conservare ancora? Certo, se avessi avuto la sua età, probabilmente avrei tenuto ancora quelle carte… Ma ho un’altra età rispetto alla sua, così mi sono voluto liberare di tutto. Me ne voglio andare tranquillo, tranquillissimo, da ogni punto di vista. Tenga presente che ho preso quella decisione anche contro il volere dei miei familiari, ma siccome era materiale mio, anche se loro non erano d’accordo, ho deciso così. Ho sfidato anche loro. C’era tanto materiale da poter monetizzare, ma oramai non ho nulla da guadagnare e nulla da perdere. Tanto per farle capire, all’Archivio di Stato mi hanno detto che molte cose sono secretate, perché alcune persone sono tuttora vive».
Eppure lei stesso ha, ironicamente, detto di volere chiedere i diritti di autore, alla luce di quanto aveva programmato nel “Piano di rinascita democratica”. L’impressione è che quel Piano sia sempre lì sul tavolo, e non in un archivio…
«Quel Piano, come lo chiama lei, non solo lo rifarei, ma vorrei anche riuscire ad attuarlo, se solo avessi venti anni di meno. All’epoca, se avessimo avuto quattro mesi di tempo ancora, saremmo riusciti ad attuarlo… In quel momento avevamo in mano tutto: la Gladio, la P2 e… un’altra organizzazione, che ancora oggi non è apparsa ufficialmente, non creata da noi ma da una persona che è ancora viva tutt’oggi, nonostante abbia oramai tanti anni… Avevamo tre organizzazioni… ancora quattro mesi di tempo e avremmo sicuramente messo in pratica il Piano. Che, sia chiaro, era valido allora e sarebbe valido anche adesso. Certo, servirebbero delle modifiche, ma attuando il Piano non saremmo arrivati alla situazione che, in Italia, si vive oggi…»
Qual era questa terza organizzazione?
«Mi dispiace, ma non ricordo, davvero…»
Sempre punti oscuri. Come quello relativo all’effettivo numero di iscritti della P2: oltre 900 quelli compresi nella lista rinvenuta nel 1981, almeno 2500 secondo la relazione della commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Tina Anselmi.
«Le dico, non mi ricordo, davvero, quanti erano gli iscritti della P2… Piuttosto…»
Piuttosto?
«Avrei voluto parlare con la Anselmi, ho anche chiesto di organizzare un incontro, per dirle che sono stati i suoi collaboratori a tradirla. Non a caso, abbiamo potuto smentire tutto ciò che era stato detto e scritto all’epoca… In quel momento furono dette tante stupidaggini, e anche la Anselmi ne avrebbe beneficiato, perché aveva la possibilità di diventare presidente della Repubblica: la Democrazia Cristiana l’avrebbe votata, e anche ai comunisti non sarebbe parso vero per il colpo che era stato messo a segno».
A leggere le carte, però, sembra andata diversamente. E anche a considerare i tanti, troppi misteri. Come, ad esempio, il rapporto con la Chiesa.
«Tenga presente che era prevista la scomunica finanche per i laici iscritti alla massoneria. Poi, ci fu un cambiamento: la scomunica, secondo quanto stabilito dal Vaticano, poteva essere emessa solo nei confronti degli ecclesiastici. Ma sappia che i religiosi iscritti alla massoneria erano svariati, all’epoca, anche di alto grado. E non venivano mai citati, perché appartenevano a un altro elenco…»
Appunto, l’ennesimo mistero… Tornando all’attualità, oggi, sembra di rivedere molti punti del «Piano di rinascita democratica»: ad esempio, la riforma della giustizia e la divisione del fronte sindacale… E lei ha espresso un giudizio positivo, tempo addietro, su Berlusconi e sul suo Governo.
«Precisiamo: il giudizio era positivo»
Oggi, invece?
«Negativo»
Cos’è cambiato?
«Senta, quando due persone si sposano, fanno questa scelta con ardore, con calore. Poi, succede che, dopo tre, quattro anni, decidano di separarsi… Perché? Semplicemente perché sono venuti a mancare quei principi, quei valori. Ecco, anche lui, Berlusconi intendo, è venuto meno rispetto a quei principi che noi pensavamo lui avesse… E ricordi che l’ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo… l’ho anche aiutato, quando ho potuto…»
E in cosa è venuto meno Berlusconi?
«Ma pensi anche a questo puttanaio delle ultime settimane… Sia chiaro, è vero che può fare ciò che gli pare e piace, come e quanto vuole, ma bisogna anche avere la capacità di “saperlo fare”, eppoi esiste pur sempre un limite. Invece lui continua… ha prima disfatto la famiglia, ora sta disfacendo l’Italia. Ma nessuno gli dice nulla… Ha commesso un reato? Se è vero ciò che gli viene attribuito (e credo che almeno in parte sia vero), allora sì: non avrebbe dovuto farlo, o, quantomeno, avrebbe dovuto utilizzare sistemi più riservati».
Pare di capire che avete puntato sul cavallo (politico) sbagliato…
«Guardi che politici validi, come Cossiga e Andreotti, non ci sono più. E un discorso simile vale anche per generali e ufficiali. Ma lei ha presente l’esercito italiano? Anni fa era un esercito per il Paese, non un esercito a cui si chiede di ripulire le città dall’immondizia, mentre i netturbini sono in cassa integrazione. Oggi, invece, mandiamo i soldati in Afghanistan e in Iraq: a noi cosa interessa? Da tutto ciò noi abbiamo ricavato solo morti! E io mi chiedo: ma le autorità italiane non si vergognano mentre baciano le bare dei soldati uccisi? Ripeto, non abbiamo alcun interesse ad andare in quei Paesi, eppure quei soldati sono morti perché quelli che baciano le bare, hanno deciso di mandarceli… Lei pensa che questo sia un Paese serio?».
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(ANSA) – I pm di Milano che indagano sul caso Ruby formuleranno a breve, gia’ nei prossimi giorni, la richiesta di processo con rito immediato per Silvio Berlusconi. E’ quanto si apprende da fonti a palazzo di giustizia.
ANM, PM AGGREDITI DA CHI RIFIUTA LEGGE – ”Non c’e’ uno scontro istituzionale. C’e’ un’aggressione alla magistratura da parte di chi rifiuta il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge”. Lo ha detto il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulle polemiche legate all’inchiesta dei pm di Milano che ha coinvolto Silvio Berlusconi.
”Noi non siamo in guerra con nessuno, ma applichiamo la legge – ha detto Cascini – e chi non vuole che questo principio valga per tutti ci aggredisce”. Secondo Cascini l’aggressione viene ”dalla politica e da alcuni organi di informazione nei confronti di singoli magistrati”. Il rappresentate della Anm ha fatto esplicito riferimento al Pm di Milano Ilda Boccassini ”nei cui confronti c’e’ stata la pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento disciplinare vecchio di trent’anni”. Si tratta di ”una barbarie inaccettabile, che respingiamo con forze con fermezza”. Cascini ha assicurato che ”la magistratura continuera’ a svolgere il suo lavoro con serenita’, nel pieno rispetto delle regole e in applicazione del principio dell’obbligatorieta’ dell’azione penale. Certo – ha aggiunto – aggressioni e campagne denigratorie di questo tipo fanno tremare le vene ai polsi di chiunque”.
BERLUSCONI AI MINISTRI: NON DEMORALIZZATEVI, SIAMO IN DEMOCRAZIA E NON IN STATO POLIZIA – ”Io sono tranquillo e anche voi non dovete farvi demoralizzare. Dobbiamo andare avanti, pensando alle cose concrete, ai problemi quotidiani che hanno gli italiani”. Lo ha detto, secondo quanto riferiscono i presenti, il premier Silvio Berlusconi ad alcuni ministri a margine del consiglio dei ministri. ”Siamo in una democrazia – ha aggiunto il premier – non in uno stato di Polizia, non dobbiamo farci travolgere e gli atti di questi pm sono stati gia’ respinti dalla Giunta per le autorizzazioni alla Camera”.«Io sono tranquillo e anche voi non dovete farvi demoralizzare. Dobbiamo andare avanti, pensando alle cose concrete, ai problemi quotidiani che hanno gli italiani». È un Silvio Berlusconi che suona la carica quello che si rivolge ad alcuni ministri durante il Cdm tenutosi in mattinata. «Siamo in una democrazia – ha aggiunto il premier riferendosi al Ruby-gate – non in uno stato di Polizia, non dobbiamo farci travolgere e gli atti di questi pm sono stati già respinti dalla Giunta per le autorizzazioni alla Camera».
NO AL CANONE – «È la solita trasmissione faziosa». Durante il Consiglio dei ministri il premier è tornato anche a puntare il dito su Annozero e il suo conduttore Michele Santoro che giovedì ha dedicato la puntata al caso Ruby. Il presidente del Consiglio, riferiscono fonti ministeriali, avrebbe chiesto l’intervento del ministro delle Comunicazioni Paolo Romani per evitare trasmissioni di questo genere. Michele Santoro è «fazioso» – avrebbe detto il Cavaliere – e Annozero è «una vergogna».
LA REAZIONE DELLE TOGHE – «Non c’è uno scontro istituzionale. C’è un’aggressione alla magistratura da parte di chi rifiuta il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge», è il duro affondo del segretario dell’Anm Giuseppe Cascini a proposito delle polemiche legate all’inchiesta dei pm di Milano che ha coinvolto il Cavaliere. E nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti ha fatto riferimento all’ «attualità dirompente» che vede ancora una «contrapposizione» tra politica e giustizia. «Ai giudici si deve rispetto, un rispetto talora troppo trascurato – ha spiegato Vietti – È nel processo che si incarna lo stato di diritto e si assegnano torti e ragioni»
(ANSA) – Il Pdl scende in piazza a difesa di Silvio Berlusconi. Il partito del premier sta preparando una manifestazione in piazza a Milano il 13 febbraio cui prenderà parte anche il premier. L’obiettivo, spiegano dalla sede Pdl, “é scendere in piazza per difendere il premier contro la giustizia politicizzata”. Originariamente era prevista un’iniziativa nei teatri di 100 città, ma il clima politico seguito al ‘caso Ruby’ ha spinto il Cavaliere a trasformare l’evento in un’unica grande manifestazione.
(TMNews) – Nuovo duro attacco del premier Silvio Berlusconi a Michele Santoro. Conversando con i partecipanti alla cena per il compleanno della deputata del Pdl Micaela Biancofiore, il premier avrebbe contestato la gestione della trasmissione da parte del giornalista, considerata “vergognosa”, e si sarebbe detto “infuriato” per il fatto che Santoro non avrebe fatto entrare in studio sessanta ragazzi simptizzanti del centrodestra: “E’ una vergogna”, avrebbe ripetuto.
(ANSA) – RUBY: SCONTRO IN DIRETTA SANTORO-MASI Scontro in diretta su Raidue tra Michele Santoro, conduttore di Annozero che stasera e’ tornato sul caso Ruby, e il direttore generale Mauro Masi. Dopo l’anteprima, in cui sono stati proposti stralci delle intercettazioni sulle feste di Arcore, Masi ha telefonato in trasmissione dissociarsi dall’impostazione della puntata e richiamandosi al codice di autoregolamentazione sulla rappresentazione dei processi in tv.
(Il Fatto Quotidiano) – Droga, soldi e Bunga Bunga. La giunta della Camera si rifiuta di esaminare il caso Berlusconi e vota per rinviare gli atti alla procura di Milano. Le 227 pagine di nuove carte, insomma, fanno sempre più paura. Perché dentro non c’è solo la descrizione delle feste con minorenni (almeno due) e il racconto del sequestro dei 12 chili di cocaina nel garage dell’amica del premier Marysthell Polanco. Nei documenti c’è pure la storia di un gigantesco inquinamento probatorio. Con le escort convocate a villa San Martino dopo le perquisizioni. E soprattutto con i pagamenti a Ruby effettuati anche dopo il suo fermo in questura e i suoi primi interrogatori
(ANSA) – Colpo di scena in Giunta per le autorizzazioni della Camera sull’affaire Ruby: la commissione che ieri avrebbe dovuto votare la richiesta della Procura di Milano di perquisire gli uffici del ragioniere del premier Giuseppe Spinelli ha votato la proposta del Pdl che chiede invece il rinvio degli atti ai magistrati milanesi.
Con 11 voti a favore, 8 contrari e 2 assenti nell’opposizione, l’organismo parlamentare ha adottato la tesi della maggioranza che propone un cambio di strategia nella ‘difesa’ del premier, scegliendo di seguire la strada dell’incompetenza di Milano, e cioe’ del rinvio di tutti gli atti alla Procura con l’idea, in caso di contrasto con le toghe lombarde, di sollevare poi conflitto di attribuzione.
Per i parlamentari della maggioranza, in sostanza, la competenza a decidere sul caso sarebbe del Tribunale dei ministri, in quanto il premier, telefonando al capo di gabinetto della Questura di Milano Piero Ostuni avrebbe agito in qualita’ di presidente del Consiglio perche’ credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Si tratterebbe, insomma, di un reato di natura ministeriale. Che, se riconosciuto, potrebbe anche portare, alla fine, alla nullita’ di tutti gli atti messi in essere dalla procura di Milano. Intanto, l’Aula di Montecitorio, che dovra’ votare la relazione della Giunta, lo fara’ a voto palese. La maggioranza in questo modo puo’ evitare le insidie del voto segreto mentre puo’ confidare sulla posizione assunta dal finiano Giuseppe Consolo che, ancora prima della decisione della Giunta, aveva sostenuto la competenza del Tribunale dei Ministri a giudicare.
BERLUSCONI SCENDE IN PIAZZA,MANIFESTAZIONE 13/2 – Il Pdl scende in piazza a difesa di Silvio Berlusconi. Il partito del premier, a quanto si apprende da fonti di via dell’Umilta’,salvo cambiamenti dell’ultima ora, sta preparando una manifestazione in piazza a Milano il 13 febbraio prossimo alla quale prendera’ parte anche il presidente del Consiglio. L’obiettivo, spiega un dirigente del partito, ”e’ quello di scendere in piazza per difendere il premier contro la giustizia politicizzata”. Originariamente, era prevista un’iniziativa nei teatri di 100 citta’, ma il clima politico seguito al ‘caso Ruby’ ha spinto il Cavaliere e il partito a trasformare l’evento in un’unica grande manifestazione che, con tutta probabilita’, si terra’ in piazza del Duomo. E’ possibile che in altre citta’ vi siano, contemporaneamente, ”manifestazioni spontanee”. Una ”riunione operativa”, spiega una fonte del partito, e’ prevista per domani a via dell’Umilta’.
PROCURA VA AVANTI, RICHIESTA IMMEDIATO PIU’ VICINA – La Procura di Milano non si ferma. Gli inquirenti che indagano sul caso Ruby vanno avanti a lavorare in vista della richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile. Richiesta che dovrebbe essere inoltrata al gip fra non molto e alla quale si aggiungeranno le nuovi fonti di prova raccolte e che sono in gran parte contenute negli atti inviati ieri alla Camera.
Ancora oggi i procuratori aggiunti di Milano Ilda Boccassini e Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano – titolari dell’inchiesta sui presunti ‘festini’ a luci rosse nelle residenze del premier, coordinata dal Procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati – hanno proseguito l’attivita’, che va avanti da giorni, di selezione delle carte da inserire nel fascicolo che, forse gia’ la prossima settimana, finira’ insieme all’istanza di processo per il Presidente del Consiglio, sul tavolo del giudice delle indagini preliminari Cristina Di Censo. E questo accadra’ anche se Roma restituira’ gli atti e respingera’ la richiesta di perquisire gli uffici di Segrate del ragioniere-fiduciario di Berlusconi, Giuseppe Spinelli.
Insomma, le decisioni che verranno prese a Montecitorio non bloccheranno l’indagine perche’ la questione della competenza funzionale e territoriale e’ un nodo che, alla fine, dovra’ essere sciolto in sede giudiziaria e non politica. Intanto ieri il fidanzato e convivente di Maria Esther Garcia Polanco, una delle ragazze ospiti alle feste del premier ad Arcore e che abita nell’ormai famoso residence di via Olgettina, e’ stato condannato con rito abbreviato a 8 anni di carcere per spaccio e detenzione di droga, circa 12 chilogrammi di cocaina.
BRUTI DIFENDE BOCCASSINI, NO ATTACCHI DENIGRATORI – ”Le campagne di denigrazione e l’attacco personale ai magistrati si qualificano da soli e, in un sistema di civile convivenza, devono essere un problema per chi ne e’ autore e non per chi ne e’ vittima”. Con queste parole, decise e precise, affidate a un comunicato stampa, il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha voluto difendere oggi pubblicamente i pm impegnati nell’inchiesta sul ‘caso Ruby’ e, in particolare, anche senza mai fare riferimenti espliciti, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini.
Stamani, infatti, ‘Il Giornale’ e’ uscito in edicola titolando in prima pagina ‘Amori privati della Boccassini’ e con un articolo, ‘La doppia morale della Boccassini’, che riportava una vicenda di 29 anni fa finita con un procedimento davanti al Csm, al termine del quale il magistrato venne assolto. E in tarda mattinata e’ arrivato il comunicato firmato da Bruti Liberati, con il quale il capo della Procura, dopo aver precisato di essersi lui stesso assunto la ”piena responsabilita”’ delle indagini sul caso Ruby con un ruolo di ”coordinamento”, ha espresso ”pieno sostegno e apprezzamento” nei confronti dei pm titolari dell’inchiesta.
A difesa della Boccassini e dei ”colleghi di Milano” e’ intervenuto anche il presidente dell’Anm, Luca Palamara. ”Il ‘metodo Mesiano’ non ci intimidisce e non ci intimidira”’, ha affermato, parlando di un ”attacco di inaudita gravita”’ da parte del ‘Giornale’ con l’ ”intento di personalizzare lo scontro” nei confronti della Boccassini. Nel pomeriggio sulla posta elettronica dell’Anm presso la Corte di Cassazione e’ arrivata una minaccia indirizzata a Palamara nella quale, tra l’altro, si dice ”sta per arrivare la vostra ora”.
FEDE CONTRO CAPOSCORTA,NON ERO AD ARCORE 14/2 – ”Sono schifato, indignato ed incazzato da questa informazione nazista”. All’ennesima rivelazione sulle sue partecipazione alle feste di Arcore, questa volta da parte della ‘sua’ scorta, il direttore del Tg4 Emilio Fede sbotta e annuncia querele. Un’uscita che provoca l’immediata reazione del presidente dell’ordine dei giornalisti Enzo Iacopino – ”e’ intollerabile che nel Giorno della Memoria si evochi il nazismo” – e che lo stesso Fede poi chiarisce: ”il mio riferimento era a coloro che sono pronti a fornire testimonianze e racconti che sconfinano in una sorta di spionaggio del tipo Kgb o nazista. Se diversamente e’ stato interpretato chiedo scusa ai colleghi”.
Stavolta pero’ il direttore del Tg4 non puo’ che prendersela con il suo autista e uomo della scorta, il brigadiere capo Luigi Sorrentino: interrogato dalla procura di Milano, le sue parole sono finite nell’invito a comparire inviato alla Minetti e da ieri anche alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Ai magistrati Sorrentino avrebbe raccontato come si svolgevano le le feste a Villa San Martino, in particolare quella di San Valentino – la prima volta di Ruby – in cui tutte le ragazze ”indossavano un babydoll rosso”. Ma ai pm, Sorrentino ha detto anche che erano gli stessi uomini della scorta a riaccompagnare a casa le ragazze che partecipavano alle feste, tanto che quando era in servizio con Emilio Fede i turni serali erano piu’ lunghi.
BERSANI: SITUAZIONE INSOSTENIBILE PAESE IN DISAGIO – ”Le carte che arrivano ancora in Parlamento certificano di una situazione ormai insostenibile; una situazione che ammutolisce la voce dell’Italia nel mondo e che lascia completamente senza presidio i problemi che si accumulano nella vita degli italiani”. Lo afferma in una nota Pier Luigi Bersani segretario del Partito Democratico aggiungendo che ”chi, anche nel centro destra, ha a cuore gli interessi fondamentali della nostra casa comune, deve finalmente indurre Berlusconi a fare un passo indietro e a liberare il Paese da un disagio non piu’ sopportabile”.
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Dalle nuove carte trasmesse dalla procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera emerge che anche un’altra minorenne partecipava alle feste di Arcore: Iris Berardi, nata nel dicembre 1991. La presenza della Berardi sarebbe stata registrata il 21 novembre 2009 nella cella telefonica di Porto Rotondo. Il 13 dicembre 2009 invece era ad Arcore. E Iris Berardi risulta agli inquirenti notoriamente come una prostituta.
E intanto sul New York Times un’esperta di questioni italiane dell’università di Birmingham si chiede “Come è possibile che gli italiani continuino a tollerare una successione di scandali che avrebbero immediatamente fatto vergognare qualsiasi altro leader democratico?”.
La questione è sempre la stessa, invariabilmente. Come è possibile che gli italiani continuino a tollerare Berlusconi nonostante tutti gli scandali e i problemi? Il New York times torna a chiederselo dando la parola a una serie di esperti e studiosi, per lo più italiani, per riuscire a spiegare anche ai lettori americani la faccenda.
“Come è possibile che gli italiani continuino a tollerare una successione di scandali che avrebbero immediatamente fatto vergognare qualsiasi altro leader democratico?” si chiede Clare Watters, esperta di questioni italiane dell’univeristà di Birmingham. E intanto il PDL scende in piazza per difendere il premier e protestare contro i giudici. (TMNews)
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Marysthell, leader del “gruppo Olgettina”. Pupilla di Silvio e donna di un narcotrafficante – Lei lo difende con le unghie in tv e invita le altre ragazze “a non parlare di papi”. Lui la protegge, l’aiuta, la premia, nonostante sappia dei suoi legami con i trafficanti internazionali di droga. Tra Silvio Berlusconi e Maria Esther Garcia Polanco, del resto, c’è sempre stato un rapporto speciale. Che non si è mai interrotto. Neanche quando Emilio, il compagno e convivente della 30enne domenicana, è finito in prigione perché trovato in possesso di 12 chili di cocaina per poi essere condannato questa settimana a otto anni per narcotraffico.
La cosa non sembra però toccare particolarmente il presidente del Consiglio che, anche dopo quell’arresto, ha continuato a ricevere la Polanco ad Arcore e sopratutto si è prodigato per tentare (inutilmente) di farle avere un passaporto italiano, mettendole a disposizione il numero del prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. Così la donna, da molti descritta come la favorita tra le favorite del premier, ha continuato a vivere in via Olgettina 65 dove a Maria Esther è riservato l’appartamento più grande tra tutti quelli occupati dalle ragazze dell’harem: un trilocale con box, pagato regolarmente da Giuseppe Spinelli, l’amministratore di fiducia di Silvio Berlusconi.
In quell’appartamento viveva fino al 5 agosto 2010 anche Ramirez De La Rosa, più noto come Emilio. E qui la Guardia di Finanza ha trovato 2,747 chili di cocaina (nascosti in garage), una cassetta di sicurezza con 54.550 euro in banconote di vario taglio (per lo più da 100 e 50 euro), una macchina contasoldi e documenti falsi. Praticamente tutto ciò che solitamente contraddistingue l’abitazione di un trafficante di droga.
Infatti quel giorno Ramirez viene arrestato. Maria Esther invece è solo convocata dagli inquirenti. Entra negli uffici degli investigatori come testimone e ne esce da testimone. Ma non li convince. Tanto che nella relazione inviata dalle fiamme gialle al pm milanese Giancarla Serafini, gli uomini del nucleo di polizia tributaria esprimono dubbi sul vero ruolo della Polanco.
“Allo stato – si legge – non vi sono elementi probatori che confermino un coinvolgimento della Garcia Polanco nei fatti riconducibili alla detenzione di cocaina (…). Tuttavia, nonostante le dichiarazioni rese dalla donna, permangono ancora dubbi sulla totale estraneità”. Per due motivi, spiegano. Primo: “Appare quanto meno inusuale l’inizio di una convivenza con un soggetto, da poco conosciuto presso un locale milanese, che, come dichiarato, ha sempre versato in condizioni economiche disastrose tali da indurre la Garcia Polanco a mantenere Ramirez De La Rosa “.
Secondo motivo : “Appaiono inadeguate e frammentarie le giustificazioni addotte dalla Garcia Polanco circa il possesso di 4800 euro in contanti che ha dichiarato essere di sua esclusiva pertinenza. (…) Va rilevato che la somma di 4800 euro è indicativamente la cifra necessaria all’acquisto di 100 grammi di cocaina sulla piazza milanese”. E 108 grammi erano stati trovati addosso a “Emilio” mentre raggiungeva l’abitazione di via Olgettina a bordo della Mini Cooper verde di proprietà di Nicole Minetti che, prima di partire per le Seychelles, la lascia in uso proprio a Maria Esther.
Il premier, come risulta dalle telefonate, viene a sapere quasi subito dell’arresto del convivente della Polanco a bordo della Mini del consigliere regionale. Tanto che avvisa immediatamente la Minetti e, secondo quanto lei riferisce a un’altra ragazza di Arcore, Barbara Faggioli, le suggerisce di presentare una denuncia per furto dell’auto.
Inizialmente Nicole Minetti sembra andare su tutte le furie con Maria Esther. Ma poi, raccontano le intercettazioni, si tranquillizza e tutto torna come prima. La complicità tra le due è del resto fortissima visto che si è instaurata durante le serate Bunga Bunga ad Arcore. Non per niente in un sms, riferito al denaro versato alle ragazze daSpinelli, la Minetti scrive all’amica dominicana: “Non dovevamo fare a metà??? Anch’io ho bisogno, ho speso un sacco di soldi ultimamente”.
Ma gli atti dell’inchiesta per prostituzione minorile contro Berlusconi e la Minetti dicono pure dell’altro. Da quei documenti emerge pure la figura di una una Maria Esther determinata, sicura di sè, con un ruolo di mediatrice e leader tra le “bambole” di via Olgettina. Quando il 15 gennaio per la prima volta la stampa viene a conoscenza dell’esistenza del residence a Milano 2 in cui vivono le giovani del bunga bunga, i giornalisti si presentano in massa. Ed è Maria Esther a dettare la linea alle altre. “Uscite il meno possibile”, dice ad Aris. “Fatelo per papi”.
Poi è lei a uscire allo scoperto. Per fare una piazzata, scendendo dal suo Hummer, contro un’inviata di Annozero e infine, recuperata la calma, per tenere i rapporti con tutti i giornalisti. Tanto da arrivare a essere ospitata all’Infedele di Gad Lerner. Su come affrontare la stampa sembra in ogni caso avere le idee chiare. “Se vogliono delle notizie”, dice al telefono, “paghino quei coglioni, se pensano che io parlerò male di papi… io non parlerò male di papi”.
Insomma una dura. Come dei duri sembrano essere i suoi amici. Leggendo le intercettazioni si scopre infatti che Ramirez, il fidanzato narcotrafficante, non è l’unico spacciatore internazionale che la Polanco conosce. A un’amica racconta di un certo Cuky finito in manette in Spagna mentre stava trasportando, lo dice lei stessa, della droga a Venezia. In altre conversazioni, invece, sembra parlare in codice. Anche con altre ragazze della scuderia del premier.
Miriam Loddo le chiede: “Ti ricordi quelle pastiglie per capelli che mi avevi prestato?” Lei ribatte: “Sai che però non ce le ho, infatti che per me è stato difficile”. Miriam: “Anch’io non sono riuscito a trovarle, vado a fare un salto in farmacia”. Con Eric si sente ancora più spesso. E’ un uomo con accento nord africano che fa la spola tra Cascina Gobba e piazzale Loreto. Con lui è un continuo di “quando ci vediamo?”. Domande tipo: “Ce l’hai?”. Eric: “Ce li ho, 15 anche 20, non c’è…. 25…”. Maria Esther ordina: “Ok, due di 15….”. Il 18 dicembre gli chiede: “Portami qualcosa di buono, tu già sai….”. Lui risponde: “Ma non ho visto il negretto, vedrò se riesco a trovarlo prima di venire da te”.
Comunque stiano le cose, resta un fatto. Di lei Silvio Berlusconi si fida. Poche ore dopo le perquisizioni del 15 gennaio è proprio la Polanco al centro del giro di messaggi e telefonate per convocare tutte le ragazze ad Arcore su richiesta del Presidente del Consiglio per farle incontrare con gli avvocati per la difesa. La avvisa Aris. “Ha chiamato il presidente Berlusconi ha detto che alle diciannove devi essere ad Arcore”. Lei a sua volta chiama Barbara Faggioli e altre. Chiama anche Nicole ed è l’unica a mostrarsi a conoscenza del motivo della convocazione. Spiega a Minetti: “Ha sentito le conversazioni tra di noi, è incazzatissimo”. Davanti allo stupore dell’amica, ribatte: “Amo tu… a lui hanno fatto sentire tutto anche le, anche quello che diceva la Barbara Guerra. Sai che poi le hanno preso il telefonino alla Barbara Guerra per scaricarlo tutto no?”. Alle diciannove lei andrà.
Così, quasi sei mesi dopo l’arresto per droga del suo convivente, Maria Esther, la donna del boss, sfila tra gli agenti della scorta che piantonano Arcore ed entra a casa del capo del Governo. (di Davide Vecchi – Il Fatto Quotidiano)
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(Adnkronos) – Nicole Minetti si presentera’ davanti ai magistrati milanesi che le hanno notificato per martedi’ prossimo, 1 febbraio, un invito a comparire. La consigliera regionale del Pdl, e’ indagata nell’ambito del caso Ruby per induzione e favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile. A confermarlo e’ il suo difensore, l’avvocato Daria Pesce. ‘Spero solo -ha dichiarato il legale- di riuscire ad evitare l’assalto dei giornalisti’
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NICOLE, BARBARA E LA POLITICA: “A ROMA O A MILANO FACCIAMO COME LA CARFAGNA”…
(attenzione, linguaggio volgare)
di Walter Galbiati e Emilio Randacio – La Repubblica
«Litigare tutti i giorni con tutti, metterla nel culo a quello di fianco a te, a quello dietro». Potrebbe essere la descrizione del Bunga Bunga, invece è l´idea che Nicole Minetti, consigliere regionale del Pdl della Regione Lombardia, in lista con Formigoni, si è fatta della politica. Lo confida al telefono a Barbara Faggioli, una compagna delle feste di Arcore, mentre discutono di come sistemarsi per la vita. In fondo «io voglio fidanzarmi, sposarmi, avere i bambini, la casa…. ».
La Minetti è pronta a dare le dimissioni da consigliere se va in porto un progetto, manda tutti a quel paese: «Amò, ma io, ma io tesoro, ma se noi riusciamo a fare quella cosa di cui ti ho parlato io amore.. io fac.. io do le dimissioni, cioè, sta roba è una roba che ti rovina la vita, ti rovina i rapporti, ti logora… devi avere un pelo sullo stomaco come una casa… «. La politica insomma non è il suo sogno, eppure il suo mito è Mara Carfagna, il ministro, lei è arrivata.
Sul tema si confronta al telefono con la Faggioli, nell´agosto dello scorso anno. «Quando ho parlato con lui (probabilmente il presidente n. d. r) a me m´ha detto, l´ultima volta che m´ha chiamato e m´aveva chiamato per far farmi i complimenti perché tutti gli dicevano che ero bravissima e tutte ste cose, ha detto: oh, mi raccomando eh! Cioè, allora, sei dei miei, di qua di là».
Faggioli: «Sì, anche a me l´ha detto, ma non pensare. Anche a me me l´ha detto davanti alla Rosi, a Maria Rosaria Rossi. Te lo giuro». Minetti: «Boh, non lo so, Giancarlo m´ha detto mmm devi vedere, devi aspettiamo vediamo. Comunque meno male un po´ di gavetta l´ho fatta». Faggioli: «Eh va be´, ma non vuol dire». Minetti: «Beh, insomma. Non pensare che Mara ne abbia fatta tanta di più. Faggioli: «Ma stai scherzando?». Minetti:» Cosa?». Faggioli: «Prima di diventare Ministro è stata un anno in Parlamento amore!». Minetti: «Certo, un anno».
Il punto di svolta potrebbe arrivare con le prossime elezioni, se il governo cade. Minetti: «Se si va ad elezioni a dicembre io ci son stata sei mesi. Faggioli: «Ma è appena uscita la roba tua! E poi lui, adesso è un momento delicatissimo». Minetti: «Boh, vediamo». L´alta concezione della missione politica esce poco dopo, sempre nella stessa telefonata, quando le due amiche discettano sull´alternativa tra “fare politica” a Roma o a Milano. Non si tratta di due sfere, una nazionale e l´altra regionale, ma di duemila euro in più. Minetti: «Sai che io non ci andrei a Roma?». Faggioli: «Noo?». Minetti: «No!». Faggioli: «Perchè?».
Minetti: «Perché io sto troppo bene lì a Milano! Ba, chi cazzo me lo fa fare? Pensaci. Alla fine guadagnerei uguale, perché guadagni duemila euro in più. Chi se ne frega per duemila euro. Io me ne sto lì dove sono. Tanto poi io sto da Dio lì. C´ho la mia casa, la mia palestra, c´ho il mio fidanzato. Figurati!».
E anche qualche privilegio, visto che quando è in ritardo per andare al Bunga Bunga può anche sfruttare le corsie riservate. «Nicole – si legge in una annotazione degli inquirenti – dice che sta andando a casa, Barbara si lamenta che c´è un gran traffico e Nicole dice che lei per fortuna ha il suo pass per le corsie riservate».
La Faggioli, invece, dovrebbe salutare Milano può solo puntare su Roma, perché di prossimo e immediato ci sono le elezioni del Parlamento: «Le regionali son tra cinque anni. E non penso che hooo… che, che ho la voglia di aspettare. O no? Cinque anni! A trent´anni. Noo. No no no. Le parlamentari se devi farle o son tra due anni e mezzo, o sono adesso o sono di nuovo tra cinque anni per me. Quindi io devo sperare di entrare o adesso o tra due anni e mezzo. No? Capito?».
Nicole Minetti versione consigliere regionale IL CONTO LO PAGANO I CITTADINI –
Comunque sia per la Minetti sia per la Faggioli, l´ideale sarebbe trovare qualcosa di indipendente. «Cade lui. Cadiamo noi». «Dipendi – puntualizza la Minetti – sempre da qualcun altro cioè, un domani, succede un cazzo, un altro a me mi schiacciano». Barbara: «A lui gli fa comodo capito? Mettere no… a lui, no, a lui gli fa comodo mettere… Nicole: «Barbi a me mi scacciano via dal Consiglio…». Barbara: «Ascolta… a lui… gli fa comodo mettere me e te in Parlamento, perché dice, bene, me le son levate dai coglioni, le pagano lo stipendio lo Stato». Nicole: «Sì brava! Brava! Sì sì». Barbara: «I cittadini no?»
Soldi, case, gioielli. E tutte, quando il bunga bunga si dirada, vogliono presentare il conto, come se potessero ricattare il Presidente. Perché «cioè scusami, se volevo fare il muratore andavo a farlo, oppure a fare l´operaio, scusami», confessa Aris, una delle più presenti frequentatrici della villa di Arcore a Nicole Minetti, addetta ai bugdet per i diversivi del premier. La stizza nasce da un colloquio con «l´amministratore», il cassiere delle serate (probabilmente il ragionier Giuseppe Spinelli) nonché gestore delle case dell´Olgettina, che si era permesso di ricordarle che quelle cifre che lui paga «un muratore le guadagna in cinque mesi».
Ed ecco che i versamenti diventano improvvisamente poco generosi. Barbara Faggioli, al telefono con la Minetti, fa una considerazione circa le possibili alternative per ottenere una occupazione un po´ più stabile. «Aspetta, ma io stavo pensando una cosa no, qualcosa in Publitalia di forte?». «Amoo, no! – la secca replica della Minetti – Aspe.. no, no,… sai perché? Perché sei sempre comunque dipendente da qualcun´altro…. devi fare qualcosa che comunque ti permette di essere indipendente. Devi fare l´imprenditore, come ha fatto lui, lui insegna, cioè, di essere padroni di te stesso, qualcosa che un domani, anche se non c´è pinco o cazzo o mazzo, tu vai avanti lo stesso. Capisci?».
Il sogno è quello di un palazzo da gestire o di una casa per la vita. «No Nico- dice la Faggioli – sei dalla mia, cioè sei dalla mia nel senso è più facile per me che per Anna. Perché Anna se gliela chiede, gliela promette e passerà un anno. A me, me l´ha già promessa da un anno e mezzo davanti ad altra gente». Ora si può passare all´incasso. Forzare la mano. Lo stesso vorrebbe fare la Minetti: «Sono molto arrabbiata perché ho scoperto che ha comprato a una ragazza una casa da 1,2 milioni di euro», scrive in un sms del 15 ottobre al padre. Loro hanno già adocchiato un palazzo a Milano.
Il 18 ottobre, è la dominicana Marystelle a conversare con Nicole. Le due ragazze parlano di soldi e del diradarsi degli appuntamenti ad Arcore. La prima ha appena incassato due mila euro per una notte in «villa con lui». Nicole era da tempo che non andava. «Amo… anche… io.. sai da quanto è che non venivo? saranno stati due mesi, guarda… sto schifoso, porca puttana… ma vaffanculo… va… io ho pensato, cazzo, dopo tutto quello che è successo stasera, ho detto dai… no… ho detto “vai…”, e invece (urla) un par de palle!!!!». Le ragazze, dopo l´arrabbiatura, ridono.
Ma fra di loro non corre mai buon sangue, una è rivale dell´altra, la più pericolosa è Ruby, la preferita. «Vaffanculo!!!», insiste la Minetti. «E la Ruby?… sessanta!!!!», in sottofondo gli investigatori intercettano anche un «faccia di merda…», e ancora, «diamo tutto alla Ruby….», e un´altra «sessanta» ridono. La «fronda» del bunga bunga, studia una contromossa. «Va bene, amo´, bisogna partire cattive comunque, perché non va bene così, qua non va bene un cazzo».
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“Quelle cose non le ho mai dette”. O meglio “non mi ricordo di aver detto cose di quel genere” e comunque ” se l’ho fatto era solo lo sfogo di un momento di rabbia, uno dei tanti da quando è cominciato tutto questo. Di cose ne ho dette tante: chi non lavrebbe fatto al posto mio inn una situazione come questa”. In ogni caso, “non le ho mai pensate: ci mancherebbe altro…”.
Nicole Minetti tenta di ridimensionare la portata delle frasi contro Silvio Berlusconi agli atti della Camera e del fascicolo processuale su Ruby, frutto di intercettazioni telefoniche delle sue utenze disposte dalla magistratura milanese. “Fra queste cose e ciò che è accaduto – dice Minettti in una intervista al Corriere della Sera- ci deve essere un riscontro oggettivo e non credo ci possa essere”. Ad ogni buon conto, “chiunque mi conosce sa come sono fatta: io non ci sto a fare la figura della maitresse da quattro soldi”.
Di contro, “sono un consigliere regionale del Pdl e il mio punto di riferimento si chiama Silvio Berlusconi. Per me ‘papi’ è solo mio padre. Io voglio continuare a fare politica e avere dei figli: non so se dopo tutto questo…. E’ dura, è straziante”. (TMNews)
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Di Piero Colaprico e Liana Milella da La Repubblica
(WSI) – A VENTICINQUE anni, quando si racconta di desiderare una famiglia, ma grazie al bunga bunga “con un vecchio che vuole salvare il suo culo flaccido” si è fatta un po’ di fragile carriera, qualche cosa rischia di spezzarsi. E a Nicole Minetti è successo. Il 1° febbraio andrà dai pubblici ministeri ed è una donna che sembra risvegliata da una stregoneria. “Cioè io – dice la Minetti in una telefonata – per la prima volta ho realizzato che lui (Berlusconi) non mi ha dato quel ruolo perché pensava che io fossi idonea e adatta, mi ha dato quel ruolo perché in quel momento è la prima cosa che gli è venuta in mente. Se non ci fossi stata io, ma ci fosse stata un’altra, l’avrebbe dato a un’altra”.
Berlusconi si vanta sempre di conoscere le donne, ma perduta la tutela amorevole della mamma Rosa e della moglie Veronica, dimostra di non capirle più. Sedici giorni fa Nicole Minetti chiama l’amica Clotilde e dice: “L’uomo sta invecchiando ma a me non frega niente. Si sta comportando da pezzo di merda. Mi ha tirato nei festini… io sono una brava persona, al massimo faccio contravvenzioni, ma non arrivavo a commettere reati”. Ecco spuntare quella parolina, “reato”, che i berlusconiani hanno evitato come la peste. Fin qui. Ma nei fascicoli inviati ieri dalla procura milanese alla Camera, all’improvviso e senza la minima fuga di notizie, la bruna Nicole sta consegnando – quale che sia l’esito giudiziario – il punto di rottura del berlusconismo.
Chi era Minetti? Un consigliere regionale Pdl, una bella ragazza che si è trovata catapultata in una carriera discussa ma senza ostacoli. Prima. E ora? É in piena “scena del crimine”. E rischia di pagare più di tutti. Lo sa. Una delle più “truzze” e pericolose delle papi-girl, Marystell Polanko – molto amica di un trafficante di cocaina arrestato ad agosto (la droga era in una cantina del condominio di via Olgettina pagato dal ragionier Giuseppe Spinelli) – le chiede: “Ma tu ci sei alle 7?”. La risposta è netta: “No, non credo. Qua la cosa si fa grossa. Io non ci penso neanche, sono nella merda seria più di tutti quanti”.
“Più di tutti quanti”. E perché? Basta osservare il “bunga bunga” e dintorni allo specchio di casa e non con le lenti fasulle dei programmi televisivi deviati, o dei tg omissivi. Lele Mora ha 55 anni ed è malato, Emilio Fede va per gli ottanta, Berlusconi per i 75: e se lei, così giovane, viene condannata? Rischia di passare dalle ostriche e bollicine al vitto di San Vittore. Altro che futuro onorevole: “La politica è un casino. Cioè cade lui e cadiamo noi. A lui fa comodo mettere te e me in Parlamento perché dice “Bene, me le sono levate dai coglioni e i cittadini gli pagano lo stipendio””.
Era l’addestratrice, la favorita, quella sempre chiamata alle feste, era in carriera, lunghe le sue conversazioni con Emilio Fede. Poi il big-bang dell’inchiesta-Ruby e la presa di coscienza dell’umanità di Berlusconi: “C’è un limite a tutto, non me ne frega un c. se lui è il presidente del consiglio e cioè …. Un vecchio e basta… si sta comportando da pezzo di merda”, si sfoga Nicole e l’amica conferma: “Lo sapevamo”. Altroché, riprende Nicole: “Perché uno che fa così è un pezzo di m. Perché lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa…. In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l’impegno. Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così. Non mi faccio più prendere in giro così”, dice.
L’altra sera il premier l’ha difesa. L’ha fatto nella telefonata a L’Infedele, una raffica di elogi e complimenti per Nicole. Ma a tempo scaduto. “Quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi… Adesso fa finta di non ricevere chiamate”, si lamenta Nicole in suo sms a Barbara Faggioli. E a un’altra amica chiede: “Tu hai mai sentito dire dalla sua bocca: “Oh, fermi un attimo, guarda che lei è una brava ragazza? Lui pur di salvare il suo culo flaccido non se ne frega di niente”.
Quasi da ragazzina e non da donna navigata lei dice anche: “Gli faccio prendere paura”. Ma come può far paura a quest’uomo con i super-poteri, ricco a miliardi di euro, imprenditore, politico, premier? Che ne sarà di tutto quello che Veronica Lario aveva chiamato “ciarpame senza pudore”? C’erano, in quella invettiva, la figura profetica delle “vergini che si offrono al Drago”, e Nicole era una di queste. Ora, chissà: “Quel briciolo di dignità che mi rimane la voglio tenere”, scrive in un sms. E racconta: “Io le dimissioni, cioè ‘sta roba è una roba che ti rovina la vita, ti rovina i rapporti, ti logora. Devi avere un pelo sullo stomaco. A me cioè non me ne frega niente. Io voglio sposarmi, fidanzarmi, avere dei bambini, una casa”. E se le “vergini” provano oggi disgusto per gli incantesimi del Drago di Arcore?
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del 26 gennaio
(ANSA) “Oggi alle 13.33 è pervenuta alla presidenza della Camera da parte della Procura della Repubblica di Milano ulteriore documentazione integrativa di quella già inviata il 14 gennaio scosto in relazione alla domanda di autorizzazione ad eseguire perquisizioni domiciliari nei confronti dell’on. Berlusconi”. E’ quanto si legge in un comunicato stampa della Camera. “Tale documentazione – prosegue la nota – è stata immediatamente trasmessa dal presidente della Camera Gianfranco Fii al presidente della Giunta per le autorizzazioni Pierluigi Castagnetti”
RUBY: IN SUA AGENDA, TRA DUE MESI 4,5 MLN DA ”B.” – La Procura di Milano, perquisendo l’abitazione di Karima ”Ruby” El Mahroug, ha trovato un appunto nel quale la giovane marocchina scrive di dover ricevere ”4 milioni e mezzo da B. entro due mesi”. Nei nuovi atti trasmessi dai pm milanesi alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera si legge anche che la ragazza ha ricevuto ”70.000 euro da Di Noia – il suo avvocato, ndr – e 170.000 euro da Spinelli”, il ragioniere di Berlusconi i cui uffici la Procura di Milano chiede di poter perquisire.
CAPOSCORTA FEDE: NOI ACCOMPAGNAVAMO RAGAZZE – Il brigadiere capo in servizio presso l’Ufficio scorte assegnato a Emilio Fede anche come autista, Luigi Sorrentino, racconta che erano gli stessi uomini della scorta a riaccompagnare a casa le ragazze che partecipavano alle feste di Arcore. E’ quanto si legge dai nuovi atti trasmessi dalla Procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera sul caso Ruby. Il carabiniere racconta agli inquirenti che quando era in servizio presso Emilio Fede i turni serali erano piu’ lunghi perche’ poi avevano il compito di riaccompagnare a casa tutte le ragazze che prendevano parte alle feste del premier. In particolare, Sorrentino si ricorda la sera del 14 febbraio dell’anno scorso perche’ presto’ servizio ”dalle otto di mattina alle quattro della mattina del giorno dopo” e si rammenta anche di aver riaccompagnato il direttore del Tg4, in macchina, insieme a due ragazze, una delle quali marocchina.
NUOVI ATTI; BONIFICO PREMIER A SORCINELLI IL 14 DICEMBRE – Il 14 dicembre scorso, il giorno in cui il governo ricevette la fiducia, risulta che da uno dei conti intestati a Silvio Berlusconi sia stato fatto un bonifico di 10mila euro ad Alessandra Sorcinelli, una delle ospite delle feste di Arcore. La notizia del versamento di questo “prestito infruttifero” è contenuta nelle nuove carte trasmesse dalla Procura di Milano alla Giunta per le autorizzazione della Camera sul caso Ruby.
MINETTI ARRABBIATA, SILVIO PEZZO DI… ALTRE RAGAZZE, E’ UN VECCHIO CI HA ROVINATO LA VITA – “E un pezzo di m..”. Così, secondo quanto riferisce chi ha letto le nuove carte inviate alla Giunta per le autorizzazioni dalla Procura di Milano, si sarebbe espressa Nicole Minetti in una intercettazione in cui si dice molto arrabbiata con il Premier. “Se vuole vedermi mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati” avrebbe ancora detto, intercettata, la consigliera regionale. In particolare il colloquio della Minetti avviene con Clotilde Strada: “non me ne fotte un c… se lui è il presidente del Consiglio o, cioé, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di m.. pur di salvare il suo culo flaccido”. Altre intercettazioni segnalano lo sconforto di altre ragazze finite nell’affare Ruby: “mi ha rovinato la vita. E’ un vecchio..” si leggerebbe nelle carte. Tra le altre ci sono anche le lamentele di Barbara Fagioli che direbbe: ” so che mi stanno ascoltando ma queste cose le dico lo stesso..”.
PREMIER CONVOCA RAGAZZE DELL’OLGETTINA – Nelle nuove carte trasmesse dalla Procura di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera ci sarebbero delle intercettazioni che riguarderebbero una convocazione del Premier di tutte le ragazze che hanno subito le perquisizioni da parte degli inquirenti all’Olgettina, per fare il punto della situazione con i legali del presidente del Consiglio. La prima telefonata sarebbe partita da un numero riservato riconducibile a Berlusconi, le altre sarebbero dei passa parola tra le stesse ragazze. E’ quanto racconta chi ha avuto modo di leggere i nuovi documenti sul caso Ruby.
RAGAZZE, CI CANDIDA COSI’ STATO CI PAGA STIPENDIO – “A lui gli fa comodo mettere te e me in Parlamento perché dice ‘bene me le sono levate dai coglioni, lo stipendio lo paga lo Stato'”. E’ questo uno dei colloqui intercettati l’8 gennaio scorso dalla Procura di Milano tra Nicole Minetti e Barbara Faggioli, le ragazze al centro dell’inchiesta sul caso Ruby. Nella stessa conversazione, secondo chi ha letto gli atti trasmessi dai Pm di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni, la Minetti si lamenta anche della raccolta delle firme che sarebbe cominciata contro di lei per “scacciarla via” presumibilmente dalla Regione Lombardia.
NUOVA RICHIESTA PERQUISIZIONE RIGUARDA UFFICI SPINELLI – La nuova richiesta di autorizzazione a procedere a perquisizione, a quanto si è appreso, riguarda sempre gli uffici di Giuseppe Spinelli, che lo stesso Spinelli ha indicato agli investigatori da ritenersi segreteria politica di Silvio Berlusconi. In seguito alle perquisizioni dello scorso 14 gennaio e di ulteriori atti di indagine nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby “sono emersi nuovi elementi a sostegno della ipotesi che presso gli uffici di Giuseppe Spinelli si trovino atti e documenti relativi alle vicende” ipotizzate dall’accusa. Lo si legge in una nota firmata dal procuratore della repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati.
GIUNTA RINVIA A DOMANI MATTINA ALLE 10 – La Giunta per le Autorizzazioni della Camera ha rinviato l’esame della richiesta della procura di Milano sul caso Ruby a domani mattina alle 10.
INVITO A COMPARIRE A NICOLE MINETTI – Il consigliere regionale Nicole Minetti, indagata nell’inchiesta sul caso Ruby, ha ricevuto un invito a comparire. Lo si legge in una nota della procura della repubblica di Milano.
SEQUESTRATE A MINETTI FATTURE CANONI 50MILA EURO – Sarebbero stati sequestrati alla consigliera regionale Nicol Minetti fatture riguardanti canoni di Via Olgettina per importi che in un anno arrivano a oltre 50mila euro. E’ quanto si legge nelle nuove carte trasmesse dalla Procura di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera secondo quanto racconta chi le ha lette.
IN CASA DI RUBY APPUNTI CON CIFRE AVUTE DA PREMIER – Nella perquisizione eseguita lo scorso 17 gennaio a Genova nella casa – che condivide con il fidanzato – di Ruby Rubacuori, gli investigatori hanno trovato appunti manoscritti dalla stessa ragazza con l’indicazione di cifre considerevoli che avrebbe ricevuto da premier e di altre che avrebbe dovuto ricevere. Su tali appunti – da quanto si è appreso – sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti.
BERLUSCONI, NULLA DA DICHIARARE E’TUTTO SCANDALOSO – “Non ho nulla da dire su questo. E’ tutto scandaloso”. Risponde così il premier Silvio Berlusconi, dopo aver votato alla Camera sulla mozione di sfiducia al ministro Bondi, ai cronisti che gli chiedono un commento sulle nuove carte trasmesse dalla Procura di Milano alla giunta per le autorizzazioni di Montecitorio.
BOSSI: D’ACCORDO CON BERLUSCONI, TUTTO PASSA – Il leader della Lega, Umberto Bossi si dice d’accordo con il premier Silvio Berlusconi in merito alla “bufera” che “passerà” sul caso Ruby. Interpellato a Montecitorio risponde infatti ai cronisti che “tutto passa”. “Sono solo scartoffie”, ha anche detto definebdo i nuovi documenti inviati dalla Procura di Milano alla Camera relativi al caso Ruby. Il Senatur ha comunque aggiunto di “non voler entrare in queste cose”.
NUOVI ATTI, NO FOTO MA CONTENUTI PERQUISIZIONI – Nella nuova tranche di documentazione trasmessa dalla procura di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera, per chiedere la perquisizione degli uffici del ragioniere del premier Giuseppe Spinelli, non ci sarebbero fotografie. E’ quanto afferma chi ha dato una prima occhiata alle circa 300 pagine dei Pm milanesi. Secondo quanto è stato detto in Giunta, poi, le nuove carte conterrebbero per lo più altre intercettazioni e il contenuto di perquisizioni anche nelle abitazioni delle ragazze. (ANSA)
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(Il Fatto Quotidiano) – E’ l’altra faccia del potere di Silvio Berlusconi quella raccontata dalle 227 pagine di atti inviate ieri dai pm di Milano alla Giunta della Camera per ottenere il via libera alla perquisizione degli uffici di Giuseppe Spinelli, il tesoriere del premier, addetto al pagamento delle escort. Nelle carte la testimone Maria MakDoum racconta ai magistrati una sua visita ad Arcore in luglio: “Finita la cena il presidente disse: ‘E ora facciamo il bunga bunga’ e spiegò cos’era, cioè una cosa sessuale. Le gemelle De Vivo ballavano in mutande e toccavano il Cavaliere nelle parti intime”. Il tutto, ovviamente, a pagamento.
Come emerge dalle intercettazioni e dagli appunti in cui le ragazze annotavano le somme incassate e da incassare. La minorenne Ruby scrive: “170mila conservati da Spinelli, 4,5 milioni che ricevo da Silvio Berlusconi tra due mesi” (leggi l’articolo). Il quadro prosegue poi con le telefonate della consigliera regionale Nicole Minetti, che sarà interrogata il primo febbraio: “Silvio è un pezzo di merda, vuole solo salvare il suo culo flaccido. Vuole metterci in Parlamento così ci paga lo Stato”. Ma non basta, nell’inchiesta entra anche la droga. E in quantità industriali.
Ad agosto, il fidanzato di Marysthell Polanco viene fermato a bordo della macchina della Minetti. Gli trovano addosso della cocaina. Scatta una perquisizione nel garage di via Olgettina dove Marysthell vive insieme alle altre ragazze dell’harem. Risultato, vengono sequestrati più di 12 chili di sostanza stupefacente. Così, un misterioso “lui” (Berlusconi?) suggerisce alla Minetti di denunciare il furto dell’auto. Mentre la Polanco si presenta su raccomandazione di palazzo Grazioli al prefetto di Milano per tentare di ottenere la cittadinanza italiana
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Dalle nuove 227 carte trasmesse alla Giunta spunta una supertestimone, una vicenda di droga e alcuni appunti con le cifre considervoli che la ragazza marocchina avrebbe ricevuto dal premier. Una ventenne avrebbe raccontato che una delle ragazze perquisite in via Olgettina le avrebbe detto di aver ricevuto gratuitamente l’alloggio e di aver avuto rapporti sessuali con il presidente del Consiglio.
Documenti che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha trasmesso al presidente della Giunta per le autorizzazioni, Pierluigi Castagnetti. Dentro, tra l’altro, gli sfoghi di Nicole Minetti contro Berlusconi: “E’ un pezzo di m… Si sta comportando da pezzo di m… pur di salvare il suo c… flaccido…”. Ma di particolare importanza sembrano essere gli appunti sequestrati a Ruby, come scrive anche il sito dell’Espresso, in cui viene alla luce una vicenda legata alla cocaina: Dodici chili di coca sarebbero stati trovati su un auto prestata da Nicole Minetti alla Polanco.
I nuovi documenti suffragano la richesta dei pm per la perquisizione, già sottoposta alla Giunta della Camera, che riguarda gli uffici del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli. E supportano l’invito a comprarire per il consigliere regionale del Pdl Nicole Minetti, già indagata per induzione e favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile. Minetti, insieme a Spinelli avrebbe provveduto alle spese delle ragazze e all’organizzazione delle feste e dovrà comparire il primo febbraio. Chi ha visto le carte parla di perquisizioni nelle abitazioni delle ragazze, verbali degli interrogatori e altre intercettazioni.
Il ministro delle Pari opportunita’ Mara Carfagna intanto prende le distanze: “Non spetta a me dare giudizi morali”. Famiglia Cristiana avverte: “Una parte del mondo cattolico fatica ad aprire gli occhi”. Berlusconi fa finta di niente: “Ne ho viste tante e ne sono sempre uscito benissimo”.
Si è ormai perso il senso del limite, dice Giuseppe Fioroni del Pd. Di “gravissima aggressione” parla Rosy Bindi, vice-presidente della Camera. Mentre Giuseppe Giulietti, del gruppo misto, lo definisce un “attacco gravissimo e indecente”: il blitz telefonico di Silvio Berlusconi 1 in diretta ieri sera a l’Infedele, in cui il premier ha duramente insultato il conduttore Gad Lerner e le “cosiddette” signore presenti, non poteva rimanere senza reazioni, che infatti non si sono fatte attendere.
A partire dallo stesso Lerner, che, nel suo “blog del Bastardo” oggi ritorna sulla lite al telefono con il premier, ricostruendo come verso la fine della puntata Silvio Berlusconi abbia chiamato in diretta, “producendosi in una raffica di insulti”. E aggiungendo di aver apprezzato molto la scelta di Iva Zanicchi di rimanere ospite della trasmissione, non sottostando all’imposizione del premier, che le aveva chiesto di andarsene. Zanicchi che però è tornata sull’argomento scatenando un vespaio. “Per me Berlusconi è un benefattore a cui piace la carne fresca e giovane piuttosto che una babbiona come”, ha detto la cantante
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Pd: Rimosso il senso del limite, inadeguatezza politica e morale. “Dire a Lerner che il suo programma è un postribolo vuol dire perdere il senso del limite che dovremmo avere tutti”, commenta Fioroni. Ospite di Omnibus su La7, l’esponente democratico è tornato anche sulle parole del presidente dei vescovi 3: “Bagnasco dà un giudizio morale e chi non lo vuole cogliere, bontà sua. Con i suoi comportamenti, Berlusconi è riuscito in un’impresa storica: fare un filotto di voci univoche. Un presidente del Consiglio che predica bene e pratica come ogni giorno leggiamo dai giornali”.
“In tanti anni dal ’94 a oggi – dice ancora Fioroni – c’è una modifica sostanziale dei riferimenti valoriali della famiglia. E’ stato rimosso il senso del limite. Siamo tornati ai tempi dell’impero romano: ai comportamenti pubblici si guarda ma i comportamenti privati non influenzano quelli pubblici”, conclude.
Rosy Bindi si chiede quale arbitro potrebbe sanzionare l’intervento del premier di ieri sera, “la gravissima aggressione verbale che ha inflitto ieri sera a Gad Lerner nel corso della puntata dell’Infedele. “So per certo”, dice il vicepresidente della Camera e presidente dell’Assemblea nazionale del Pd, “che i suoi blitz televisivi sono l’espressione violenta della sua inadeguatezza, politica e morale”. E continua, esprimendo solidarietà al conduttore attaccato: “Stiamo superando il livello di guardia della tenuta democratica del Paese. Il governo è nelle mani di un Cavaliere dimezzato dagli scandali che anzichè provare la propria innocenza davanti ai giudici, come vuole la Costituzione, tenta di delegittimare e intimidire chiunque voglia ragionare sulla verità dei fatti e lo richiama alle proprie responsabilità. Berlusconi se ne deve andare al più presto, prima che siano definitivamente compromesse la dignità delle istituzioni, la credibilità dell’Italia – è la conclusione di Bindi – e il rispetto delle più elementari regole di convivenza civile”.
Giulietti: Ennesima inqualificabile molestia in diretta tv. Duro il commento anche di Giuseppe Giulietti, del gruppo misto. Il presidente del Consiglio “è intervenuto alla trasmissione l’Infedele insultando il conduttore Gad Lerner e lanciandosi in ripetuti anatemi e offese”. Piena solidarietà, quindi, al conduttore. Per il deputato del Gruppo misto, si tratta “dell’ennesima inqualificabile molestia in diretta televisiva ad opera di un presidente del Consiglio, padrone delle principali tv private che usa il mezzo televisivo per delegittimare e denigrare i giornalisti che si permettono di criticarlo”. Si fa ancora più urgente, conclude Giulietti, “convocare partiti, associazioni e movimenti per promuovere una grande manifestazione unitaria in difesa della Costituzione. Prima che sia troppo tardi. Prima che il disegno eversivo e la cancellazione delle voci libere ancora rimaste sia inesorabilmente compiuto”.
Bonino: “Bene Zanicchi a non andarsene”. Anche Emma Bonino apprezza il comportamento dell’eurodeputata Pdl Iva Zanicchi, già sottolineato da Gad Lerner, che invece di lasciare la trasmissione, come chiestole da Silvio Berlusconi nella sua telefonata – e fatto nei giorni scorsi da Daniela Santanché sia ad Annozero che ad Agorà – è rimasta fino alla fine. Giusto comportamento, commenta Bonino, vicepresidente del Senato. Una scelta fatta “rischiando persino l’ira di chi, avventatamente, pensa di poter disporre di tutto e di tutti a sua piacimento”.
Ben diverso da quello di Daniela Santanchè, dice ancora Emma Bonino, “che interpreta scompostamente il copione deciso dal sultano che sa che la menzogna ripetuta più volte può diventare verità, ma una donna che dà esempio della sua dignità senza voltare gabbana”. Ci sarebbe da chiederci, continua Bonino, “in quale paese del mondo civile un presidente del consiglio telefona in diretta, a mezzanotte inoltrata per gridare sguaiatamente a una sua deputata di alzarsi e andare via da uno studio televisivo che chiama ‘postribolo televisivo’ solo perché racconta una cronaca, non necessariamente vera, ma che lui vuole vietare senza l’onere del contraddittorio?”. Il vicepresidente del Senato considera il gesto di Iva Zanicchi la testimonianza del fatto che “non c’è solo un’Italia supina, cinica e senza sogni, ma anche donne che sanno dire di no alle richieste indecenti”.
Idv: “Non tutti sono al servizio del premier”. Il premier la smetta di insultare i giornalisti e vada dai giudici, dice Leoluca Orlando dell’Italia dei Valori. “L’arrogante Berlusconi – afferma il portavoce Idv – deve capire che esistono giornalisti dalla schiena dritta, che non tutti sono al suo servizio e che, soprattutto, non tutti sono in vendita. Non è il padrone dell’Italia e non è al di sopra della legge che gli piaccia o no. Non si può permettere di alzare la cornetta, insultare chi ha solo la colpa di dire la verità e riattaccare il telefono come fanno gli adolescenti”.
Della Vedova (Fli): Berlusconi intimidatorio, perso senso della misura. Opposizione, dunque, unanime nel condannare l’intervento televisivo in diretta di Berlusconi, il terzo, dopo quelli a Ballarò sulla manovra economica e sui rifiuti, mentre la settimana scorsa, sempre a Ballarò un altro tentativo è fallito con il conduttore Floris che ha respinto il premier per limite di orario. Parole dure arrivano anche da Benedetto Della Vedova, deputato di Futuro e Libertà: “Che un presidente del Consiglio chiami per parlare a un libero giornalista con un tono intimidatorio, perché quel giornalista ha un editore e quell’editore può dipendere dai provvedimenti che il governo può prendere, vuol dire aver perso il senso della misura”, commenta.
Pdl: Intervento premier pienamente giustificato. A difesa di Berlusconi interviene invece il vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli, per il quale “Berlusoni fa bene a intervenire in trasmissione: la critica ci vuole, ma a tutto c’è un limite”. E anche per Enrico La Loggia, del Pdl, l’intervento del premier è stato “pienamente giustificato”, alla luce dell’impostazione del programma, “nel complesso gravemente offensivo” nei confronti del premier, ha detto intervenendo a ‘Un caffe’ con’ di Sky. “Anch’io – ha concluso il presidente della Bicamerale per il federalismo – avrei reagito così”.
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Nuovo blitz televisivo per Silvio Berlusconi e nuovo, durissimo, attacco del premier contro le ”falsita”’ sul caso Ruby. Dopo la ‘fallita’ incursione a Ballaro’ della settimana scorsa, il premier punta il mirino su L’Infedele de La 7 condotto da Gad Lerner. Quasi in chiusura di trasmissione il capo del governo ha preso la linea e dopo un pacato ”sono stato invitato a sintonizzarmi su di voi” ha iniziato una lunga serie di improperi nei confronti della trasmissione – definita ”un postribolo televisivo” – e del suo conduttore.
”Ho visto una conduzione spregevole, turpe, ripugnante” attacca Berlusconi scandendo che cio’ che e’ stato raccontato sul caso Ruby e, soprattutto sul ruolo di Nicole Minetti, si basa ”su tesi false, lontane dalla realta’, lontane dal vero” che rappresentano il contrario della realta”’. A poco sono serviti gli interventi di Lerner che dapprima ha ‘registrato’ le ”offese a senso unico” di Berlusconi che pero’, non ascoltando nemmeno il giornalista ha proseguito: ”state dicendo cose distorte dalla realta’ e io so quel che dico – ha aggiunto rivolgendosi a Lerner – mentre lei no”. Il presidente del Consiglio si e’ poi concentrato in una difesa della Minetti definendola ”una persona intelligente, preparata, seria. Laureata con il massimo dei voti e di madrelingua inglese” facendo infuriare Lerner quando ha sottolineato che la Minetti e’ cosi’ ”a differenza delle cosiddette signore che sono li’ in trasmissione”. Il giornalista ha quindi duramente controbattuto dando del ”cafone” a Berlusconi e invitandolo ad andare dai giudici anziche’ sfogarsi in televisione. A questo punto il premier ha invitato ”cordialmente la signora Iva Zanicchi (presente in studio) ad alzarsi e a lasciare quel postribolo televisivo”.
Per il capo del Governo, quella di stasera, e’ la terza ‘incursione’ a sorpresa in diretta televisiva degli ultimi sei mesi, non contando il tentativo respinto da Floris della settimana scorsa. La prima, altrettanto accesa, fu il due giugno scorso quando a far andare su tutte le furie il presidente del Consiglio fu un servizio di Ballaro’ sulla manovra economica del Governo. A novembre, invece – ma sempre a Ballaro’ – e’ stato un reportage sull’emergenza rifiuti. Cambiano gli argomenti, ma cambia di poco o nulla il copione. E anche stasera, a ‘sfumare’ lo sfogo del premier, e’ stato immancabilmente il suono della linea telefonica interrotta. A conclusione della puntata, Gad Lerner ha ringraziato Iva Zanicchi che, nonostante l’invito di Berlusconi a lasciare lo studio televisivo, e’ rimasta fino alla fine.
RECORD ASSOLUTO PER L’INFEDELE DI LERNER, AL 7.80% – Record assoluto di ascolti per L’Infedele di Gad Lerner, che ieri sera ha ospitato, in chiusura di trasmissione, la telefonata di Silvio Berlusconi: il programma de La7 è stato visto in media da 1 milione 843 mila spettatori pari al 7.80% di share. Dopo la fallita incursione a Ballarò, il premier è intervenuto al programma di Lerner che si occupava del caso Ruby, definendolo uno spettacolo “disgustoso con una conduzione spregevole, turpe, ripugnante”, “un postribolo televisivo”, accuse rinviate al mittente con decisione dal conduttore.
CONDUTTORE, PREMIER NON HA ALZATO ASCOLTI – ”Che nessuno per favore scriva: Berlusconi innalza gli ascolti dell’Infedele. Non e’ vero”. Gad Lerner , all’indomani della sua trasmissione con l’incursione in diretta del presidente del consiglio, ci tiene a precisarlo visto il record di ascolto raggiunto dalla puntata di ieri sera de ‘L’infedele’. ”La telefonata di Berlusconi – ha spiegato ancora il giornalista – e’ giunta a cinque minuti dal termine e non ha influito sulla media. L’elevato ascolto e’ dovuto alla trasmissione in se stessa e gli insulti finali non hanno certo condizionato l’ascolto”.
ZANICCHI, PREMIER HA CAPITO MIO IMBARAZZO – ”Evidentemente Silvio Berlusconi capendo il mio imbarazzo mi ha chiesto di andare via” Cosi’ l’europarlamentare del Pdl Iva Zanicchi ha commentato all’ANSA l’invito rivoltole dal presidente del Consiglio, ieri sera, ad abbandonare la trasmissione di Gad Lerner L’Infedele, che si occupava del caso Ruby di cui era ospite. ”Ma io ho ritenuto opportuno rimanere – ha aggiunto Iva Zanicchi – perche’ volevo ribattere a delle accuse che trovo ingiuste e calunniose nei confronti del premier”. ”Evidentemente Berlusconi e’ esasperato e lo posso capire umanamente. Meno male che e’ il padrone di tv e giornali”, conclude ironicamente Iva Zanicchi che dice di non aver sentito Berlusconi dopo la trasmissione di Lerner.
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GUARDA LE TELEFONATE IN TV DEL PREMIER, DA SANTORO A LERNER PASSANDO PER FLORIS
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(WSI) – E’ iniziata, tra le polemiche, la riunione della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera sulla richiesta del tribunale di Milano di perquisire gli uffici del tesoriere di Silvio Berlusconi. Il relatore di maggioranza Antonio Leone ha illustrato la sua relazione proponendo di negare la stessa in quanto vi sarebbe evidenza di “fumus persecutionis” nei confronti del premier. “Contro il premier i pm hanno un intento ritorsiono se non persecutorio”.
Non la pensano così invece tutti i gruppi dell’opposizione: Pd, Idv e Terzo polo. “Non c’è persecuzione” dicono Palomba (Idv), Samperi (Pd), Mantini (Udc) e Lo Presti (Fli). “La relazione di Leone – accusano i democratici – è tutta improntata su questioni procedurali, cavilli e tatticismi che, tra l’altro, sono disattesi sia dalle norme che dalle pronunce della corte costituzionale. Nessun accenno ai gravissimi fatti che hanno dato origine a questa vicenda giudiziaria e che hanno turbato l’opinione pubblica e la coscienza di tutti noi”. Domani si avvierà il dibattito, mentre il voto arriverà entro giovedì.
Sull’esito peserà anche la scelta di chiedere o non chiedere il voto segreto, condizionata alla linea che la maggioranza terrà in giunta. Lo scrutinio segreto è possibile solo se l’aula si esprime su vicende che riguardano persone, ma se la richiesta fosse di restituire semplicemente gli atti alla procura con la motivazione che competente sul caso è il tribunale dei ministri il voto non potrà che essere palese
Gli avvocati del premier, intanto, hanno integrato la documentazione con 29 verbali degli interrogatori condotti nel corso delle indagini difensive. “Sono arrivati stamattina- spiega il presidente della giunta, Pierluigi Castagnetti del Pd – ora discuteremo anche di questo e valuteremo se possono essere consultabili”.
La reazione del Pd, però, è dura. “La giunta per le autorizzazioni della Camera è chiamata a verificare l’esistenza o meno del fumus persecutionis non certo ad entrare nel merito di una indagine in corso. Il tentativo degli avvocati del premier di parlamentarizzare il caso Ruby è pertanto inaccettabile. La sede competente è la procura di Milano ed è lì che il premier dovrebbe dedicarsi, anche personalmente, ad esporre gli elementi a sua difesa” afferma il capogruppo Pd in commissione giustizia alla Camera, Donatella Ferranti.
Nel frattempo i pm di Milano hanno già concluso l’esame degli esiti delle indagini difensive. A quanto si è appreso, gli inquirenti hanno già passato in rassegna le oltre venti testimonianze raccolte dai difensori del premier. Tra la documentazione depositata ai magistrati ci dovrebbero essere anche le dichiarazioni messe per iscritto da Ruby stessa e con le quali la giovane marocchina avrebbe ribadito di non aver mai avuto rapporti col premier nè di essere stata pagata, nè di aver mentito sulla sua età. La Procura di Milano, salvo contrordini, dovrebbe aver chiuso l’attività istruttoria e inviare presto al gip la richiesta di giudizio immediato per il presidente del Consiglio. Al momento non sarebbe arrivata, da parte dei legali del capo del Governo, alcuna istanza formale di trasferimento del procedimento al tribunale dei ministri per incompetenza funzionale e territoriale.
Sul fronte dell’inchiesta giudiziaria, infine, dalla Procura di Milano trapela che gli accertamenti degli investigatori milanesi non hanno riguardato la cella telefonica di Arcore. Precisazione non da poco perché nella memoria difesiva si sostiene che villa San Martino come palazzo Grazioli, Villa Belvedere, Villa Certosa e gli uffici di Segrate dell’uomo di fiducia del premier, Giuseppe Spinelli, siano luoghi di pertinenza della segreteria politica del premier. E questo, per molti avvocati-deputati del Pdl, potrebbe significare che per fare le indagini sui telefoni si sarebbe dovuto chiedere l’autorizzazione perchè sarebbe stata analizzata la cella di Arcore.
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(WSI) – Le controindagini difensive con 29 testimoni depositate alla giunta per le Autorizzazioni della Camera dai legali del premier, il senatore Piero Longo e l’on. Niccolò Ghedini, conterrebbero una discrepanza tra le dichiarazioni di Karima «Ruby» el Mahroug e quelle di Lele Mora. La prima dice che fu Mora a inviarla a una cena da Berlusconi il 14 febbraio 2010, l’agente dei vip invece dichiara che la conobbe proprio ad Arcore nel 2009.
RUBY – Ruby riferisce di avere conosciuto Berlusconi il 14 febbraio 2010. «Quel giorno sono stata invitata da Lele Mora a presenziare a una cena presso l’abitazione di una persona che non mi fu indicata. Lo stesso Mora aggiunse che sarei stata accompagnata da un’auto, che sarebbe passata a prendermi presso la mia abitazione. L’auto si reco verso Milano 2 dove salì a bordo anche Emilio Fede». Karima riferisce quindi di avere saputo che si trattava della residenza di Berlusconi solo quando l’auto stava per entrare nel giardino della grande villa. «Una volta entrati, sulla porta ci accolse lo stesso Berlusconi. Né Berlusconi né altre persone mi ha mai prospettato o anche solo suggerito la possibilità di ottenere denari o altre utilità in cambio di una disponibilità ad avere rapporti sessuali con Berlusconi». Da lui, sottolinea Ruby, «ho ricevuto come forma d’aiuto, vista la mia particolare situazione di difficoltà, alcune somme di denaro e qualche regalo».
MORA – Ma le dichiarazioni rilasciate da Mora agli avvocati del premier raccontano un’altra versione. L’agente delle star sostiene di aver conosciuto la giovane marocchina nel 2009 proprio ad Arcore. «Sì ricordo bene Ruby», dice Lele Mora. «L’ho conosciuta la prima volta proprio ad Arcore nell’occasione di una cena dal presidente Berlusconi a Villa San Martino. Credo che sia accaduto nel 2009, non sono in grado di ricordare il mese». Poi spiega il suo rapporto professionale con la marocchina. «Ruby arrivò con due ragazze e due ragazzi, voleva lavorare nel mondo dello spettacolo e mi chiese di darle una mano». Mora riferisce di averle dato «un anticipo di 3 mila euro» come acconto «sulle future collaborazioni o lavori», visto che la sua agenzia «investe normalmente in giovani emergenti». Secondo Mora, Ruby non mostrò mai i documenti e chiese continuamente «aiuti economici». Solo dopo la lite tra Ruby e la sua coinquilina, l’agente dei vip venne a sapere che si trattava di una minorenne.
«SONO NIPOTE DI MUBARAK» – «A Berlusconi ho detto di essere figlia di una nota cantante egiziana e nipote del presidente Mubarak, che non avrebbe avuto buoni rapporti con mia madre», dice Ruby nella sua testimonianza ai legali del premier. La giovane marocchina avrebbe detto al Cavaliere di essere in «difficoltà per essere stata ripudiata» dalla sua famiglia dopo essersi «convertita al cattolicesimo». Mora invece dice che quando Ruby si presentò nel suo ufficio raccontò di essere egiziana e di avere 24 anni. Tra le testimonianze raccolte c’è anche quella di Angelo Reccia, guardia giurata in servizio per la famiglia Berlusconi dal 2006. Ruby «era una bella ragazza mora, con gli occhi scuri, capelli lunghi e lisci, diceva di essere di origine mista marocchina e brasiliana», afferma Reccia, che ricorda anche che la ragazza dimostrava circa una «ventina d’anni» e raccontava di fare «la danza del ventre, di essere incinta e che doveva recarsi in Brasile». Giuseppe Spinelli, ragioniere di Berlusconi, testimonia che «Berlusconi, mi pare fosse fine primavera-inizio estate di quest’anno, mi ha avvisato che mi avrebbe cercato una ragazza di nome Ruby e che potevo riceverla perché aveva bisogno di essere aiutata e le diedi in tutto 8.500 euro in tre volte». Secondo Miriam Loddo, «Ruby diceva di avere 26 anni, di esser figlia di una cantante brasiliana e padre egiziano, di cui mi ha mostrato una foto che lo ritraeva immerso tra le rose, diceva che era bellissimo e che era un manager della Yamamay».
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La Macrì due ore in procura. E’ la seconda audizione nel giro di pochi giorni per Nadia Macrì, che ha raccontato di rapporti sessuali a pagamento con il premier Silvio Berlusconi e di aver visto anche Ruby che prendeva soldi dal presidente del Consiglio: la donna era stata già sentita dai pm milanesi venerdì scorso. Gli inquirenti stanno cercando riscontri alle sue dichiarazioni. Il nuovo confronto – durato due ore – è servito agli inquirenti per avere un quadro più chiaro della situazione. Secondo quanto si è potuto apprendere da qualificate fonti giudiziarie, infatti, la versione raccontata dalla giovane nell’interrogatorio di venerdì scorso non avrebbe convinto del tutto i magistrati titolari dell’inchiesta, soprattutto a causa di alcune incongruenze che non troverebbero riscontro con il materiale probatorio raccolto. Al termine il capo della procura Edmondo Bruti Liberati spiega: “Abbiamo verificato le dichiarazioni e decideremo nei prossimi giorni se inserirle nella richiesta di processo con rito immediato”. Silenzio sull’attendibilità della Macrì: ” “Sono delle conclusioni che tireremo prossimamente e non intendo anticipare nulla”.
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Nel frattempo arriva un altro affondo dalla Chiesa, con la Cei che dice “la gente guarda con sgomento, serve piu’ sobrieta’”. Sono parole dure quelle pronunciate dal presidente dei vescovi Bagnasco. Si parla di disagio morale e del fatto che occorra “fare chiarezza nelle sedi opportune”. Dal cardinale stoccata anche ai pm di Milano: “Tanti si chiedono perche’ questa ingente mole di strumenti di indagine?”
Queste le parole clou pronunciate dal presidente della Cei, nella prolusione al Consiglio episcopale permanente, riferendosi, pur senza citarle direttamente, alle vicende che agitano lo scenario politico e allo stesso caso Ruby: “La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale. La vita di una democrazia – ha aggiunto – si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative”.
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(TMNews) – L’Unione di centro pronta a sostenere un governo assieme al Pdl a patto che Silvio Berlusconi si faccia da parte. Lo dice il leader centrista Pier Ferdinando Casini, intervistato dalla Stampa. “Non è il caso Ruby che cambia qualcosa – spiega – ma la reazione di Berlusconi che addirittura evoca il tentativo di un colpo di Stato”. L’Udc resta disponibile ad appoggiare singoli provvedimenti del Governo, ma, si chiede Casini, “è possibile che in queste condizioni il Governo riesca a fare sul serio?”. Casini vede possibile un cambio di equilibri in Parlamento: “Quanto ai responsabili – osserva – se il loro atto di responsabilità consiste nel sostenere il Governo per evitare le elezioni anticipate, debbo pensare che in caso di crisi potrebbero guardare anche altrove…”. In caso di allargamento della maggioranza, precisa, l’inserimento del terzo polo “non è automatico ma si potrebbe discuterne”. L’evoluzione della crisi, spiega il leader dell’Udc, non dipende solo dal premier “ma da tutto il Pdl. Dentro quel partito ci sono personalità autorevoli che potrebbero guidare un Governo ‘senza’ ma non ‘contro Berlusconi, che potrebbe conservare il ruolo di leader del centrodestra e dedicarsi a chiarire la sua posizione personale”.
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Provate a digitare le 3 parole del titolo [Sex scandal Berlusconi] su Google: avrete 871.000 risultati in 0.11 secondi. Ecco: questa e’ l’immagine dell’Italia nel mondo grazie al nostro primo ministro. Cioe’: come infangare globalmente il lavoro di centinaia di aziende, migliaia di dipendenti e i migliori marchi italiani all’estero: Ferrari, Prada, Bulgari, Barilla, Ferrero, Pirelli, Gucci, Benetton. E di decine di milioni di italiani seri. Grazie, Silvio! Lui non molla: “Stavolta chi vince prende tutto. Ho 74 anni, per me è la guerra finale. Se perdo, ho le ville”. E secondo Mannheimer il «sexgate» non toglie voti al centrodestra: Pdl stabile sul 30%. Ma un italiano su due pensa che Berlusconi debba dimettersi.
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(WSI) – Lo scandalo del «sexgate» che ha coinvolto Silvio Berlusconi occupa da giorni le prime pagine dei giornali. Alla televisione si sono ogni giorno succeduti i talk show sull’argomento. Tutti discutono sull’ondata di accuse infamanti che è stata riversata, a torto o a ragione, contro il presidente del Consiglio. Tanto che in molti ne hanno chiesto le dimissioni o, comunque, l’immediata disponibilità – da lui per altro sin qui rifiutata – a presentarsi davanti ai magistrati. Si tratta di uno degli episodi di più violenta messa in discussione della credibilità del Cavaliere.
Ciononostante, la distribuzione delle intenzioni di voto non ha subito, in questo stesso periodo, alcun mutamento particolarmente significativo. Il Popolo della Libertà rimane stabile attorno al 30 per cento (con una variazione minima, addirittura di lieve crescita, rispetto alla settimana scorsa). Anche la Lega appare assestata tra il 10 e l’11 per cento, analogamente a quanto rilevato negli ultimi mesi.
Ci si può domandare il perché di questa apparentemente incomprensibile stabilità, malgrado la tempesta mediatica in corso. Il fatto è spiegabile da una pluralità di motivazioni, tra le quali due appaiono prevalenti. Per un verso, gli elettori di centrodestra appaiono in larga misura già assuefatti alle notizie sullo stile di vita del premier. Il suo interesse per le giovani donne era già emerso, seppure con minore clamore e in assenza dell’interesse della magistratura, mesi fa, anche allora senza effetti rilevanti sulle intenzioni di voto. D’altro canto, soprattutto, i medesimi elettori – anche quelli potenzialmente più mobili e collocati al centro dello schieramento politico – non vedono alternative praticabili alla loro opzione precedente e finiscono, più o meno volentieri, con il confermare la loro fiducia al Cavaliere o, meglio, al Pdl, guardando magari ad altri leader al suo interno.
Senza che l’opposizione o il terzo polo riescano a persuaderli. È questo il motivo per cui anche l’elettorato cattolico – che pure dovrebbe essere più sensibile agli ultimi avvenimenti – non appare avere mutato più di tanto le proprie preferenze.
Insomma, per una serie di motivi (tra i quali la difficoltà a comunicare proposte chiare e persuasive e la scarsa presa mediatica della leadership), l’opposizione – e il Partito democratico in particolare, come ha bene dimostrato Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore di ieri – non riesce ad accreditarsi come una proposta credibile e attraente. Tanto che malgrado le difficoltà in cui si trova – o si dovrebbe trovare – la maggioranza, il partito di Pier Luigi Bersani, rimane debole e oscilla tra il 24 e il 25 per cento a seconda dei sondaggi.
La fragilità del consenso elettorale del Pd lascia spazio specialmente alla crescita della formazione di Nichi Vendola che supera nettamente il 7 per cento, ma continua ad attrarre solo una porzione minoritaria dell’elettorato di sinistra.
E, come si è detto, anche il terzo polo stenta sin qui a conquistare la fiducia degli indecisi. I quali, però, crescono in numero, superando il 40 per cento. Segno dell’estendersi della perplessità e, in certi casi, del disorientamento, sia pure in assenza di mutamenti significativi nelle intenzioni di voto.
La similitudine del panorama odierno delle opinioni politiche degli italiani rispetto ai mesi passati è confermata anche dalla distribuzione degli orientamenti sull’ipotesi di dimissioni del premier. La quota di quanti auspicano questa scelta si è accresciuta nell’ultimo anno, ma, nella sostanza, si ripropone lo scenario consueto: un Paese spaccato a metà tra chi ritiene che le dimissioni siano indispensabili (49 per cento) e chi, solo un po’ meno, (45 per cento) manifesta la posizione opposta. Come è ovvio, i diversi pareri sono motivati soprattutto dalla posizione politica (anche se si registra qualche eccezione: il 13 per cento degli elettori leghisti invita Berlusconi a dimettersi e, sull’altro fronte, il 18 per cento dei votanti per il Pd suggerisce che continui a svolgere le sue funzioni). Il fatto che la maggioranza opti per l’abbandono della carica è determinato dalla posizione prevalentemente antiberlusconiana dell’elettorato di centro e del Futuro e libertà in particolare.
Tutto (quasi) come al solito. L’effetto principale degli avvenimenti di questi giorni è dunque per ora solo questo: un ulteriore distacco dalla politica e un accrescimento dell’indecisione e della tentazione di astenersi. (di Renato Mannheimer)
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“Questo per me è lo scontro finale. È una partita senza supplementari, il recupero non c’è. Non c’è per me, che ho 74 anni, e per nessun altro. Se vinco io, vado avanti fino al 2020. Altrimenti…”. Non si azzarda a scomodare l’Armageddon, ma il le sue parole stanno ormai assumendo un tono apocalittico. Silvio Berlusconi considera la guerra con i magistrati di Milano “definitiva”, “senza rivincite”. Al termine della quale, “chi prevale prende tutto”. E nel tutto c’è anche il Quirinale che sarà rinnovato nella primavera del 2013.
Ogni occasione si trasforma quindi in un gabinetto di guerra. Ogni colloquio in un momento in cui disegnare la tattica e misurare la lealtà degli interlocutori. Negli ultimi due giorni, i discorsi del presidente del consiglio rivelano sempre una linea ultimativa. Anche perché si è convinto che la nuova sfida lanciata con il “caso Ruby” sta determinando conseguenze imprevedibili. La “scomunica” di fatto da parte della Chiesa, l’allontanamento dei “poteri forti” – come la Confindustria – che fino a pochi giorni fa non ostacolavano la sua azione, la diffidenza degli alleati e i moniti del presidente della Repubblica.
Il premier – raccontano i suoi fedelissimi – blinda ogni mossa e inizia a diffidare di quasi tutti. “Vedo che non tutti mi difendono come dovrebbero. Molti nel Pdl e nella Lega si tengono lontano. Come se volessero capire come va a finire. Solo qualcuno ci sta davvero mettendo la faccia.
Ma sappiano che ai rigori vincerò io e allora mi ricorderò di quanto sta avvenendo ora”. Tanti dubbi, enormi sospetti. Che ieri, ad esempio, hanno ripreso corpo durante il consiglio dei ministri. Quando il titolare dell’Economia ha illustrato ai colleghi tutte le difficoltà legate al federalismo: “È un progetto equilibrato, ma non abbiamo la maggioranza né nella commissione bicamerale né in commissione Bilancio”. Frase che ha acuito le perplessità del Cavaliere soprattutto con le parole finali pronunciate da Tremonti: “Dobbiamo decidere se andare avanti o meno… “.
Del resto, nel centrodestra tutti si stanno preparando una via di fuga. I “numeri” della Camera non offrono garanzie a nessuno. Lo spettro di un esecutivo “tecnico” aleggia in continuazione su Palazzo Chigi. E anche la proposta del Terzo Polo di rinviare a giugno il voto sul decreto per il fisco municipale è stato letto proprio come il tentativo di entrare in una “fase” in cui le urne anticipate diventano impossibile. E la necessità di un altro governo, in caso di crisi, sarebbe imperativa.
“Ma io – avverte – non lascio il passo a nessuno. Nemmeno a Gianni. Mi dimetto solo in caso di un esplicito voto di sfiducia”. I “fantasmi” poi si sono moltiplicati dopo l’affondo del Papa e la bacchettata del capo dello Stato. Di cui Berlusconi inizia a non fidarsi più. “Troppo incline di recente – si è lamentato ieri – ad assecondare l’opposizione”. Una tenaglia, insomma, si stringe sempre più e dalla quale cerca di sottrarsi. Tant’è che con le gerarchie ecclesiastiche tenterà l’ultima mediazione il prossimo 11 febbraio in occasione del ricevimento per l’anniversario dei Patti Lateranensi. E spera che lunedì prossimi il presidente della Cei Bagnasco sia meno duro del Segretario di Stato Bertone.
Non solo. I suoi dubbi non riguardano solo la “politica” ma l’intero establishment che si è insediato negli ultimi anni. “Se supero anche questa, cambio tutto”, ripete. E il suo riferimento è ai vertici dei servizi e della sicurezza, ai big della Pubblica amministrazione e della Rai, alla magistratura e alle aziende controllate dallo Stato. Non a caso ha già pensato di prendere una pausa di riflessione proprio in vista della tornata di nomine che in primavera investirà molte delle Spa detenute dal Tesoro. Senza contare che pure i cosiddetti “poteri forti” – a suo giudizio – sembrano più distaccati. “Avete visto cosa sta facendo il Corriere?”, si è sfogato.
Per questo, il Cavaliere si gioca il tutto per tutto. “È lo scontro finale”, ripete. Le incognite però sono tante. A cominciare dalle armi che la Procura di Milano ha ancora a disposizione. A Palazzo Chigi, infatti, studiano ogni mossa nella certezza che i pm milanesi non abbiano esaurito i loro colpi. La loro paura è concentrata sulle altre eventuali intercettazioni in cui è il premier a parlare in prima persona. “Cos’altro può uscire?”, si chiedono. Così come si interrogano sulla tenuta della coalizione. Compresa quella della Lega. Per ora Umberto Bossi si è messo in difesa dell’amico Silvio. Ma la base del Carroccio freme. Basti pensare che l’altro ieri Radio Padania ha dovuto interrompere dopo dieci minuti il filo diretto con i militanti: troppi gli insulti al presidente del consiglio sul caso Ruby.
La tattica messa a punto a Via del Plebiscito, però, non presenta alternativa. “Andiamo avanti”. Senza elezioni e accettando la puntata massima. “I sondaggi – è il mantra del Cavaliere – mi danno ancora il 50% di gradimento. Dopo tutto questo casino ho perso solo lo 0,6%”. Prende tempo. Sicuro che la sentenza di Milano sarà ritarda dal ricorso alla Consulta sulla competenza. Deciso ad arrivare al voto amministrativo di fine maggio per il primo redde rationem: “Scenderò in campo personalmente e darò una bella botta”. È già pronta la nuova campagna di manifesti 3×6. Sul federalismo ha convinto Bossi a perseguire una linea di autonomia rispetto all’opposizione: “In commissione i decreti avranno un voto di pareggio e nulla impedirà al consiglio dei ministri di vararli comunque”. Il tutto per arrivare allo “scontro finale”. “Se vinco, vado avanti fino al 2020. Altrimenti ho tante ville… “.
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Cinque ore di interrogatorio, un fiume di dichiarazioni, racconti, particolari sulle notti bollenti nelle residenze del presidente del Consiglio. Ad Arcore e a villa Certosa. Qui – stando a quanto avrebbe fatto mettere a verbale (la testimonianza è secretata) – numerose ragazze avrebbero partecipato a orge con il premier Silvio Berlusconi in cambio di denaro. Lo sostiene la escort Nadia Macrì, che ieri, dopo un’intervista andata in onda ad Annozero, ha consegnato la sua verità ai magistrati della Procura di Milano.
La ragazza è stata ascoltata a lungo dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dal pm Antonio Sangermano: e nel corso dell’interrogatorio – secondo alcune indiscrezioni – sarebbero emersi elementi utili alle indagini. Macrì avrebbe confermato quanto raccontato l’altra sera in televisione, aggiungendo altri particolari e consegnando agli inquirenti alcuni oggetti – braccialetti, collanine, fotografie autografate – regalati da Berlusconi. “Sono stata ad Arcore il 24 aprile e quella sera ho visto Ruby. Nella saletta del bunga bunga si dimenava a seno nudo e un po’ ubriaca attorno a un palo da lap dance. Poi ci fu un’orgia…”
La escort emiliana – che aveva già ampiamente raccontato delle sue partecipazioni ai festini di Arcore e a villa Certosa ai magistrati di Palermo impegnati in un’indagine nata da un traffico di cocaina, indagine nella quale era stata arrestata la assistente del senatore Pdl Enrico Pianetta – rischia ora di diventare la prima “testimone
oculare” della presenza di Karima El Marough alle feste hard di villa San Martino. I magistrati sono già al lavoro per riscontrare la sua testimonianza. Verifiche sono già state disposte sul traffico telefonico del cellulare: si accerterà se la sera del 24 aprile l’apparecchio agganciava la cella telefonica di Arcore. La escort, come già fatto in tv, avrebbe confermato di avere lasciato la residenza di Arcore alle 3 del mattino assieme alla stessa Ruby. Non prima però di essere passate dall’ufficio di Berlusconi: “Entrai con lei nella stanza e, parlando, dissi che ero una escort – ha ricordato Macrì a Annozero – lui si arrabbiò e fece uscire la giovane marocchina”.
Il primo rapporto sessuale a pagamento (5mila euro) tra Berlusconi e Macrì – stando al suo racconto – si sarebbe consumato nel 2009 a villa Certosa: “Prima di Pasquetta venni chiamata per andare in Sardegna. Ad aprile ero già stata a Arcore ma fu solo per una presentazione. Poi un anno dopo, nell’aprile del 2010, Berlusconi mi richiamò per tornare”.
L’atteggiamento della procura sull’attendibilità della ragazza, dopo la trasmissione degli atti da Palermo a Milano, è stata sempre di grande prudenza. La secretazione dell’interrogatorio – e la raccomandazione alla loquace Marcrì a non rilasciare dichiarazioni né interviste – potrebbe significare da una parte che i fatti da lei raccontati, se riscontrati, possono rivelarsi molto utili alle indagini; dall’altra, trattandosi di testimonianze non del tutto lineari, potrebbero mettere in circolo notizie false.
“Dice solo stupidaggini, racconta balle per avere notorietà”, ripete la madre, Maria Luigia Peluso, tirata in ballo dalla figlia, che sostiene di averle passato al telefono Berlusconi mentre era con lui. “La mamma di Nadia fa così perché è preoccupata per l’incolumità della figlia”, racconta invece Francesco Chiesa Soprani, l’ex agente di Noemi Letizia, che ieri l’ha accompagnata in procura.
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(ANSA) – I difensori di Silvio Berlusconi, indagato a Milano per concussione e prostituzione minorile in relazione alla vicenda Ruby, hanno fatto avere questa mattina una nota ai pubblici ministeri informandoli che il premier non si presenterà per essere interrogato. Il diniego all’interrogatorio è motivato dal fatto che – a parere deilegali – i pm milanesi non hanno competenza funzionale ad indagare e che il fascicolo dovrebbe essere trasmesso al “tribunale dei ministri”.
PREMIER IN CDM, SE GOVERNO NON CE LA FA CHIEDIAMO VOTO – Noi andiamo avanti a governare ma se l’esecutivo non dovesse farcela chiederemo di andare alle quella elezioni anticipate. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi, a quanto raccontano alcuni presenti, nel corso del Consiglio dei ministri. Il premier si è inoltre raccomandato con i ministri di comunicare bene quello che sino ad ora ha fatto il governo: in questo momento in cui siamo sotto attacco mediatico è importante spiegare agli italiani cosa stiamo facendo, ha detto.
BOSSI, BERLUSCONI SI RIPOSI UN PO’ – Un consiglio a Berlusconi? “Di andare un po’ a riposare da qualche parte che ci pensiamo noi”. Lo dice il leader della Lega, Umberto Bossi che invece sull’ipotesi dimissioni del premier afferma: ” si sa bene che quella cosa lì non la fa. E’ inutile chiedere cose che non servono a niente”.
“In un paese normale e democratico queste cose non avvengono: non si mette sotto pressione una persona così: è un presidente del Consiglio mica la Mafia!??. Dice il leader della Lega parlando del caso Ruby.
“Berlusconi è stato praticamente circondato, tenuto sotto pressione, controllato da tutte le parti. E’ facile in questo caso trovare delle cose” ha osservato il Senatur secondo il quale, tuttavia “in un Paese normale queste cose non avvengono.
“Questo è giusto: d’altra parte se non lo dice lui chi lo deve dire?”. Così Bossi commenta le parole del Santo Padre sull’indebolimento dei principi etici e morali.
Quale sarà il ruolo dei responsabili per la tenuta del governo in Parlamento è ancora da vedere. “Non sono un mago” commenta il leader della Lega.
Una bella pernacchia: Bossi, risponde ai cronisti che gli chiedono se sia possibile un rinvio di 6 mesi per il varo del Federalismo, come chiedono le opposizioni.
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