L’azionario mondiale torna a scendere in un clima di crescente tensione per via dell’avvicinarsi dell’appuntamento con il referendum costituzionale italiano. Anche se non dovrebbe essere il cigno nero che diversi commentatori di mercato si aspettano, sicuramente alimenterà la volatilità e presenta rischi per la tenuta del settore bancario del nostro paese. Secondo Natixis se vincono i No nel voto di domenica c’è il pericolo di crisi sistemica nel caso in cui Renzi non riesca a formare un nuovo governo. Il direttore del gestore OMFIF ha detto che se i No ottengono una vittoria con ampio margine, ci sarà un crollo di azionario e Btp.
Sul fronte macro il focus è tutto sul report occupazionale governativo americano: il risultato è stato buono, in linea con le attese, ma presenta anche zone d’ombra. I salari si sono contratti e il numero di americani esclusi dal mercato del lavoro è salito a livelli record. I dati sono in tutti i modi abbastanza positivi da aprire la strada a una stretta monetaria della Federal Reserve a metà mese. In Asia le Borse ritracciano mentre petrolio – contratto Wti sopra $50 al barile dopo l’intesa stretta dall’Opec – e tassi dei titoli di Stato americani – favoriti dalle aspettative sulle politiche del presidente eletto Donald Trump – scendono dai record plurimensili toccati ieri. L’indice MSCI della regione Asia Pacifico esclusa la Borsa di Tokyo fa -0,4% ma rimane impostato per chiudere la settimana a +0,6%. La Borsa del Giappone ha chiuso in calo dello 0,47%: il computo settimanale è sostanzialmente nullo.
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