In Italia aumentano i family office, anche se si ritrovano a dover operare in un contesto economico contraddistinto da grandi incertezze e, soprattutto, sono costretti ad affrontare delle sfide sempre più complesse. Oggi come oggi risultano essere attivi 107 single family office e 94 multi family office professionali. Non dobbiamo dimenticare che ci sono, inoltre, 18 organizzazioni di origine bancaria che sono in grado di offrire dei servizi strutturati rivolti a più famiglie. Questi sono i dati che derivano dall’analisi dell’Osservatorio Family Office 2023, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Centro di Family Business Management della Libera Università di Bolzano.
Ma cosa sono i family office? Volendo sintetizzare al massimo sono delle società il cui compito è quello di gestire gli investimenti e le ricchezze di una famiglia facoltosa o di più famiglie (in questo caro diventano dei multi family office professionali).
Family office: i numeri
In Italia ci sono 107 single family office: la metà di quelli censiti co-esiste con l’impresa familiare. Il 27%, invece, è sorto a seguito di uno o più eventi che hanno portato alla liquidità: stiamo parlando di cessioni complete o parziali delle proprietà di famiglia.
Il 55% rientra a pieno titolo nella tipologia dei family portfolio office. Poco più di un quarto (il 26% per l’esattezza) sono configurati come cassaforte di famiglia. Una piccola parte – solo l’11% – viene considerato a tutti gli effetti come family office dinastico: questo significa che la maggior parte dei single family office sono di recente formazione, ma soprattutto risultano essere di dimensioni inferiori rispetto alle corrispondenti figure presenti negli Stati Uniti
Le diverse tipologie che abbiamo elencato risultano essere molto diverse tra di loro. Rispondono, principalmente, alle varie esigenze che hanno le famiglie imprenditoriali. Si distinguono principalmente in base al grado di professionalizzazione della famiglia o del singolo family office. A determinare le loro caratteristiche, inoltre, è l’orientamento all’imprenditorialità e alla creazione di valore.
Lo studio effettuato dall’osservatorio – che si è basato su decine di interviste dirette e su due focus group con diversi stakeholder italiani ed europei – ha messo in evidenza come sia importante il paradigma della proprietà responsabile, che costituisce un punto di riferimento dato che continua ad aumentare l’incertezza del contesto internazionale.
Il reclutamento di nuovo capitale umano
Lo studio mette in evidenza che nel momento in cui le famiglie devono facilitare l’ingresso delle nuove generazioni all’interno dell’organizzazione familiare, vengono adottati quattro percorsi che portano a far diventare dei proprietari responsabili:
- explorer, focalizzato sull’imprenditorialità;
- advocate, volto all’impatto;
- guardian, basato sulla costruzione della legacy della famiglia;
- intrapreneur, dedito al miglioramento continuo dei processi di governance e leadership.
Riuscire ad ingaggiare le nuove generazioni è fondamentale. È anche vero, però, che sviluppare le loro competenze e far crescere i potenziali successori realmente in modo che possano lavorare nell’azienda è complesso. Ogni singolo percorso comporta un supporto diretto da parte del family office. Anche se ci sono dei veri e propri ostacoli: uno di questi è costituito dalla mancanza di criteri chiari e di informazione per misurare quale impatto hanno avuto le strategie (93% delle risposte). Le famiglie, inoltre, sembrano scarsamente coinvolte da queste tematiche (81%).
Il disinteresse della next gen
Uno dei temi sempre al centro dell’attenzione delle famiglie più facoltose è costituito, come abbiamo visto, dalla proprietà responsabile: un’attenzione così alta a questo tema è costituita dal numero crescente di eventi di liquidità. Almeno la metà delle famiglie (52%) che sono clienti dei multi family office ne hanno attraversato uno. La scelta di liquidare viene effettuata perché c’è un vero e proprio disinteresse da parte della next gen a proseguire nella gestione dell’attività (35%).
Questo disinteresse ha fatto sì che nel periodo compreso tra il 2013 ed il 2022, gli eventi di liquidità hanno generato un controvalore stimato in 300 miliardi di euro, legato a 2.365 operazioni diverse (dati della ricerca condotta dal Politecnico di Milano e Pictet Wealth Management).
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Rispetto alla totalità dei family office italiani mappati – commenta Josip Kotlar, uno dei redattori dello studio – il 27% è stato fondato a partire dall’esigenza di gestire la liquidità derivante dalla vendita dell’impresa familiare. Un dato importante per il contesto italiano, che sembra suggerire un trend di crescente fragilità delle imprese familiari a fronte dei passaggi generazionali.