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Shein pronta l’IPO, si punta ai 90 miliardi di valutazione

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Dalle acque tropicali dell’isola stato di Singapore è emerso un colosso che ormai proietta la sua ombra su tutti i concorrenti sovrastandoli: Shein il marchio di moda cinese del fast fashion, fondato nel 2008 a Nanchino e diventato in poco tempo un protagonista della moda a basso costo. La notizia ora è che in virtù di eccezionali fatturati e di una impressionante crescita espansiva, una delle più importanti società private della moda ha deciso di entrare nel mercato azionario e si prevede per il 2024 la sua quotazione in borsa. È una notizia in quanto non entrava da molti anni alla Borsa di New York un gigante di tale portata nel settore moda. Le intenzioni sono di salire ad una valutazione tra gli 80 ed i 90 miliardi di dollari, ma per Bloomberg questa cifra supera di molto quella che è la valutazione attuale nelle contrattazioni private. Secondo il Wall Street Journal si attesterebbe intorno ai 66 miliardi di dollari attualmente. Per cercare di tracciare un perimetro di questa operazione bisogna cominciare dalle performance veramente rilevanti ed ottenute in tempi decisamente brevi. È semplice capire la portata, basta vedere il fatturato dello scorso anno, 23 miliardi di dollari con un utile netto di 800 milioni ed un aumento, rispetto al precedente fatturato, di 24 miliardi nei primi 9 mesi dell’anno in corso.

Con queste cifre in poco tempo è arrivato a ridosso dei king makers del settore fast fashion, H&M e Zara, infatti con guadagni intorno ai 23 miliardi di dollari nell’arco dell’intero 2022 Shein sopravanza il primo dei due competitor fermo a quota, si fa per dire, 16,4 miliardi nello stesso periodo. È molto probabile che nella prima metà del medesimo anno supererà anche Zara che si attesta a 18,3 miliari di dollari nel medesimo periodo. La politica espansionistica delle vendite raggiunge sempre nuovi traguardi a tutte le latitudini e longitudini. Negli Stati Uniti Shein copre la metà di tutte le vendite di fast fashion, H&M ne copre il 16 per cento e Zara il 13 per cento. Ha sicuramente raggiunto questa posizione grazie anche alla partnership con Forever 21, rivenditore di moda americano che ha una rete capillare di negozi fisici nel territorio statunitense. Anche in Europa aprono nuovi centri di distribuzione, nel Regno Unito ha fatto la sua prima acquisizione, rilevando il marchio Missguided, un etailer britannico del fast fashion. Mentre in Brasile, Turchia ed India potenziano i propri centri di produzione, dimostrando una decisa intenzione di rendere Shein un marchio globale.

Le strade per farlo sono tante, tra queste anche la penetrazione che il marchio ha attraverso i social. Tornando negli USA i dati rivelano che nel maggio del 2022 è riuscita a superare, in termini di numero dei download, Tik Tok, Instagram e Twitter. Una corsa che non sembra avere limiti, infatti forte di questi numeri potrebbe addirittura pensare alI’arrembaggio di Amazon, anche se ancora molto lontana. Il punto è che Shein non vende solo moda, ma anche altre categorie merceologiche, tra cui quella dei prodotti elettronici da sempre un comparto molto redditizio delle vendite online.

Ma nulla è scontato in questo mondo dal mercato volatile e dalla concorrenza spietata. Infatti l’ingresso in borsa potrebbe anche avere degli ostacoli. Il gigante che getta la sua ombra sui competitors a sua volta è offuscato da alcune ombre di varia natura. Le condizioni dei lavoratori non sarebbero conformi alle regole, in America ci sono già delle interrogazioni a riguardo da parte di alcuni senatori che vorrebbero avere notizie sui salari e gli orari degli operai. Shein è anche accusata di furto del copyright e di avere un impatto ambientale che va oltre quello già preoccupante del settore moda in generale, con uso di materiali decisamente non sostenibili uniti all’enorme quantità di rifiuti tessili. Prezzi bassi ma a discapito dunque della qualità, con molte critiche inerenti non solo la qualità in sei dei capi d’abbigliamento, ma anche discrepanze nelle taglie e nelle cuciture, il tutto per una durata media dei prodotti inferiore. Insomma quale sarà il prezzo per il pianeta per poter comprare a cinque dollari le magliette, prima o poi Io scopriremo. Nel frattempo di sicuro compriamo più vestiti di quanti riusciamo ad usarne, anche spinti da prezzi decisamente invitanti.