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Shkreli a processo, nel 2012 il fondo sparì in mezz’ora

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Un fondo hedge guidato dal giovane investitore Martin Shkreli avrebbe fatto sparire nel giro di 31 minuti quella che si spacciava per una società di successo di Wall Street; secondo l’accusa, nell’ambito del processo per frode a carico dell’uomo, si sarebbe trattata di un abile messa in pratica dello schema Ponzi. A raccontare i contorni della vicenda è Sarah Hassan, una donna che investì 300mila dollari nella MSMB Capital del cosiddetto “Pharma Bro”.

La mattina del 9 settembre 2012 la donna ricevette un’email che la informava degli strabilianti ritorni sul suo investimento, pari al 45%; appena mezz’ora dopo, la doccia fredda. “Siamo andati incontro a inconvenienti operativi “, informava Shkreli nell’email successiva, “non ci sono più liquidità nei fondi”. Pharma Bro dunque procede a chiudere i battenti del fondo che fino a un anno prima millantava 40 milioni di dollari in gestione.

Il 34enne, arrestato lo scorso dicembre, si trova dunque sul banco degli imputati della corte federale con l’accusa di aver estorto denaro dai suoi clienti con l’inganno per avviare la sua Retrophin Inc. Per assorbire il denaro necessario il fondo di Shkreli ha proclamato per mesi di sovraperformare la crescita dello S&P 500.

La storia, però, non termina qui perché alla Hassan, come ad altri investitori che avevano perso i propri investimento nel fondo sono state assegnate quote azionarie della Retrophin. Con margini di profitto enormi. Nel caso della donna, il ritorno finale dell’investimento è stato di ben 2,7 milioni di dollari (per quanto la liquidazione delle 58mila azioni ha comportato una lunga attesa). “Alla fine ha realizzato un grosso profitto”, ha osservato in aula l’avvocato di Shkreli, Benjamin Brafman.

Quello di Shkreli è un nome già noto al grande pubblico americano come uno degli uomini più odiati d’America. Alla base di questa fama si trova l’acquisizione del brevetto del farmaco salvavita Daraprim, avvenuta da parte di Shkreli nel 2015: in seguito, il costo di una pillola salì da 8 a 700 euro.