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Si torna a scuola ma… come è messa questa importante istituzione oggi?

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MILANO (ADVISE ONLY) – Ho pensato, forse per distrarmi dall’imperversante chiacchericcio sull’Imu, di dare un’ occhiata allo stato di salute della scuola italiana a pochi giorni dal rientro in classe di milioni di studenti.

È un tema di cui si parla poco, ma di grande importanza perchè l’istruzione è il cardine del futuro di un paese. La scuola deve rapportarsi con la realtà delle imprese e i bisogni della società attraverso cicli di formazione continui e percorsi di formazione professionale.

Ma… la scuola funziona? Si investe abbastanza nell’istruzione? Chi raggiunge una buona formazione, oggi, ha garantito un impiego?

Sul questo tema l’OCSE (in inglese OECD, Organization for Economic Co-operation and Development) produce molte e interessanti statistiche comparative sull’istruzione nei diversi paesi. Suggerisco per chi volesse approfondire: Education at a Glance 2013.

1. La qualità dell’insegnamento in Italia

La valutazione della “qualità” del sistema educativo è sicuramente un tema complesso. Esistono a questo scopo una serie di questionari standard, concepiti per valutare l’apprendimento scolastico degli studenti di tutti i paesi , i test PISA (Programme for International Student Assessment). La tabella sottostante misura la qualità dell’insegnamento nei diversi paesi sulla base dei risultati conseguiti in questi test.

Le aree oggetto di valutazione attraverso i test PISA sono 3: la comprensione di un testo scritto, la matematica e le scienze. In questo caso esponiamo la graduatoria nella capacità di comprensione di un testo scritto (nelle altre due aree l’Italia figura peggio).

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comprensione del testo studenti italia paesi ocse

Beh, ad una prima e rapida occhiata nella cosiddetta “culla della cultura” gli studenti non sembrano essere molto brillanti. L’aspetto sorprendente è che le nazioni che primeggiano per i risultati conseguiti dagli studenti sono all’incirca gli stessi per tutte e tre le aree (Cina, Corea, Finlandia, Singapore e Canada).

2. Studiare aiuta a trovare un lavoro?

Anche qui alcuni grafici possono aiutare. Come prevedibile la percentuale di occupati è maggiore per i laureati che per chi ha solo il diploma di maturità o quello di scuola media. La disoccupazione tra i laureati in Italia è maggiore della media dei paesi OCSE. Vediamo la percentuale di occupati in Italia per titolo di studio:

  • laureati 79% (OCSE 84%),
  • diplomati 75% (OCSE 80%),
  • diploma di scuola media inferiore 58% (OCSE 58%).

Tassi di occupazione 25-64 anni per titolo di studio

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Tassi di occupazione 25-64 anni per titolo di studio ocse

3. Un laureato guadagna più di un diplomato? 🙂

Nel seguente grafico viene rappresentato il maggior guadagno percentuale che un laureato percepisce rispetto a chi possiede solo un diploma di istruzione secondaria. Per i laureati italiani il maggior guadagno (+48%) non è trascurabile, anche se negli altri paesi OCSE tende ad essere ancora maggiore (media OCSE: +57%).

Vale la pena osservare che il divario retributivo è molto basso per i giovani laureati: all’inizio della carriera guadagnano solo il 22% in più dei giovani che hanno il diploma di maturità (la media OCSE è del 40%). Questo evidenzia che nel nostro paese è più accentuata la difficoltà dei giovani nel trovare un lavoro adeguato e una certa distanza tra il mondo universitario e quello del lavoro.

Reddito dei laureati vs diplomati: Italia +48% (OCSE +57%).

Guadagni relativi di lavoratori 25-64 anni, per livello di istruzione (2011)

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Guadagni relativi di lavoratori 25-64 anni, per livello di istruzione (2011)

 

4. I laureati in Italia sono troppi?

Purtroppo no. In quella che amiamo chiamare la “culla della cultura occidentale” i laureati sono davvero pochini e i giovani che si iscrivono all’università sono una percentuale molto più bassa rispetto agli altri paesi. Per la percentuale di laureati nella fascia più giovane (25-34 anni) l’Italia è all’ultimo posto in Europa (21% contro 39% della media OCSE). Considerando che il Brasile è una nazione non-OCSE, l’Italia è al penultimo posto tra i paesi, solo la Turchia (19%) fa peggio.

Vale la pena di aggiungere che con la crisi l’interesse dei giovani per l’università è diminuito ulteriormente. Nel 2006 la percentuale di giovani suscettibili di iscriversi all’università era il 56%, nel 2011 è sceso al 48% (la media OCSE è del 60%).

Percentuale della popolazione nella fascia 25-34 anni con titolo universitario: l’Italia è 34° su 36. In italia i laureati sono il 21% (OCSE 39%).

Popolazione che ha raggiunto l’istruzione superiore (2011). Percentuale, per classe di età

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Popolazione che ha raggiunto l'istruzione superiore (2011). Percentuale, per classe di età

 

5. Quanto spende lo Stato per il sistema scolastico?

Su questo tema la situazione è davvero deprimente. Sappiamo che l’Italia ha un’elevata spesa pubblica, ma i ripetuti tagli e la scarsa attenzione alla qualità della spesa per l’istruzione, delineano un quadro davvero deprimente che davvero fa emergere una scarsa attenzione a quello che dovrebbe essere il motore propulsivo dello sviluppo del paese.

L’Italia è all’ultimo posto nell’OCSE per la percentuale di spesa pubblica destinata alla scuola.

Spesa pubblica totale per l’istruzione in percentuale della spesa pubblica totale (1995, 2005, 2010)

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Spesa pubblica totale per l'istruzione in percentuale della spesa pubblica totale (1995, 2005, 2010)

Se guardiamo alla spesa per la sola università la situazione migliora di poco, l’Italia è trentesima su 33 paesi.

Spesa per istituti educativi per i servizi di base, R&S e di servizi accessori come percentuale del PIL, al livello di istruzione terziaria (2010)

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Spesa per istituzioni educative per i servizi di base, R&S e di servizi accessori come percentuale del PIL, al livello di istruzione terziaria (2010)

6. La crisi ha avuto un impatto sulla scuola?

Suggerisco di notare nel grafico successivo come molti paesi, pur avendo subìto una contrazione del PIL dovuta alla crisi, hanno nello stesso periodo, aumentato la quota di spesa destinata all’istruzione. Il che testimonia quanto l’istruzione sia (ed è così che dovrebbe essere) considerata una priorità strategica del paese per uscire dalla crisi.

Putroppo se si valuta l’impatto del cambiamento nella spesa per la scuola tra il 2008 e il 2010, l’Italia è il paese che ha tagliato di più la quota di spesa destinata alla scuola, seguita solo dall’Ungheria.

impact of the economic crisis on public expenditure on education

 

La scuola che vorrei

Penso che l’istruzione sia il bene primario per garantire il futuro di un paese e le giuste opportunità ai giovani. La breve analisi che ho messo insieme mostra come in Italia lo stato della scuola pubblica sia “preoccupante”.

Personalmente vorrei un paese dove la scuola pubblica sia di alta qualità, dove gli insegnanti siano motivati ed entusiasti e che godano del giusto riconoscimento sociale.

Una scuola dove il merito sia sempre premiato. Dove chi è più bravo, anche se meno abbiente, possa frequentare le migliori università.

Vorrei una scuola integrata con il tessuto produttivo, dove lo Stato contribuisca ad indirizzare i giovani a sbocchi che garantiscano loro un furo professionale.

Vorrei un sistema scolastico dove esistono scuole professionali moderne ed efficienti, dove la formazione possa essere aperta a tutti e siano previste opportunità di apprendimento e di formazione professionale per tutta la vita delle persone.

Chiedo troppo?