Le conseguenze economiche della pandemia hanno coinvolto meno gli anziani con il 90,7% di essi che nel lockdown ha continuato a percepire gli stessi redditi, contro il 44,5% dei millennial e il 45% degli adulti.
Così emerge dall’Osservatorio Censis-Tendercapital sulla “silver economy” dal titolo “La silver economy e le sue conseguenze nella società post Covid-19” che evidenzia quali sono le conseguenze della pandemia anche per gli over 65 anni e se si è creato un divario tra giovani e anziani e come questi ultimi hanno reagito durante l’emergenza sociale, economica e sanitaria.
Dall’Osservatorio emerge che la silver economy rappresenta ancora una risorsa per la società anche nella fase post-Covid-19. In particolare oggi sono più ottimisti in merito al proprio futuro e a quello della propria famiglia con meno pessimismo e più fiducia degli altri (32,8%) contro il 10,4% dei millennial e il 18,1% degli adulti. Gli over 65 sono anche i più positivi sulle chance di ripresa dell’Italia (20,9%), mentre crolla in questo caso la fiducia dei millennial (4,9%).
Il rancore sociale dei giovani verso i longevi
Da una parte gli over 65, mediamente in buona salute, solidi economicamente, con vite appaganti e una riconosciuta utilità sociale, dall’altra i giovani. Questa la spaccatura che ha creato la pandemia con i giovani che vedono il longevo come privilegiato dissipatore di risorse pubbliche. Il 49,3% dei millennial (il 39,2% nel totale della popolazione) ritiene che nell’emergenza sia giusto che i giovani siano curati prima degli anziani e il 35% è convinto che sia troppa la spesa pubblica per gli anziani, dalle pensioni alla salute, a danno dei giovani.
In verità, dice l’Osservatorio, sono aumentati per gli anziani i costi sociali e molti sono stati costretti a rinunciare alle abitudini quotidiane, dagli incontri con amici e familiari (74,6%), ad andare dal parrucchiere, barbiere, estetista (50,7%), a fare passeggiate in centro o nei parchi urbani (46,8%), a partecipare a riti e cerimonie religiose (41,3%), viaggiare (38,3%), fare gite fuori porta (27,9%), andare al cinema, teatro, concerti (26,7%).
Inoltre il Covid-19 non ha colpito solo gli anziani: nelle province con i più alti tassi di contagio l’incidenza degli anziani è contenuta, come accade a Cremona (1° per tasso di contagio, ma al 45° posto della graduatoria per anzianità) e Piacenza (rispettivamente al 2° e al 36° posto). Al contempo, la provincia di Savona (1° per anzianità) si colloca al 30° posto nella graduatoria per contagio, così come Biella (2° nella graduatoria per anzianità e 28° in quella per contagio). Il Rapporto, quindi, sembra smentire la relazione tra l’alta presenza di anziani e l’alta incidenza dei contagi.