Roma – In Italia si e’ aperta una spaccatura sociale che la mette a rischio anche piu’ di prima dell’invio della lettera di intenti alla Banca Centrale europea.
La prima risposta scritta da parte sindacale alla missiva consegnata da Berlusconi all’Europa ha riproposto, senza modifiche sostanziali, il punto di partenza. Eppure a livello sociale qualcosa si muove e i sindacati ricompattati fanno scudo. Ieri il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, ospite del Tg3, ha detto che “Marceremo divisi, ma colpiremo uniti. Il governo rovina la coesione sociale che abbiamo costruito in questi anni: siamo inviperiti”.
“Noi che abbiamo fatto di tutto per non appesantire i dipendenti e le aziende che sono esauste, saremo costretti a scioperare se si procedera’ a cambiamenti sui licenziamenti.”
“Non c’e’ riforma fiscale, patrimoniale, il governo non tocca le municipalizzate, non fa nulla per mobilitizzare gli appalti, ma fa intendere che lo sviluppo lo otteniamo licenziando. E’ una provocazione: e’ istigare la gente ad arrabbiarsi ancora di piu'”.
Nel comunicato congiunto Cisl-Uil-Ugl la firma della Cgil non c’è. Se le prime reazioni a caldo di Susanna Camusso e Raffaele Bonanni avevano potuto l’altra sera indurre l’aspettativa di un’azione sindacale unitaria, il testo a tre sigle, nel quale spiccava l’assenza della più grande confederazione dei lavoratori, stava ieri a segnalare che questa convergenza ancora non si è realizzata.
Sindacati uniti contro i cosidetti licenziamenti facili, uno dei punti proposti dal governo nell’elenco di riforme promesse all’Unione europea. Cgil, Cisl e Uil sono pronti allo sciopero per bloccare la norma che consentirebbe alle imprese di tagliare i contratti a tempo indeterminato se costrette dalla crisi economica. L’ipotesi, che andrebbe attuata nelle intenzioni del governo entro otto mesi, prevede il sostegno dello Stato attraverso la cassa integrazione. “Vogliamo creare un mercato del lavoro più efficiente, più moderno e aperto a donne e giovani”. Così, in un’intervista al Tg1, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha replicato alle critiche delle forze sociali. “Questo – ha aggiunto il premier – era e resta il nostro impegno per il mondo del lavoro”.
“Qualcuno dismetta l’abito ideologico. Siamo l’unico paese al mondo che ha regole così rigide”, ha commentato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, augurandosi che le parti sociali non facciano muro contro muro. “La Cisl andrà allo sciopero se il governo dovesse modificare l’assetto dei licenziamenti senza il consenso delle parti sociali”, ha attaccato Bonanni.
Durissimo il segretario della Fiom, Maurizio Landini, che ha definito le proposte fatte dal governo all’Unione europea “una follia”. “Non è accettabile – ha sottolineato il leader della Fiom – la logica che se c’è crisi si licenzia”. E anche la Uil è pronta allo sciopero generale se il governo confermerà i contenuti della lettera d’intenti inviata alla commissione di Bruxelles. “In questi anni – si legge nel documento della segreteria sindacale – abbiamo evitato astensioni dal lavoro consapevoli che in una fase di crisi avrebbero rappresentato un sacrificio per i lavoratori e un danno per le imprese. Tuttavia, se il governo decidesse di modificare le norme sul lavoro, unilateralmente, saremmo costretti a promuovere uno sciopero generale”.
La prima a reagire era stata la Cgil, all’ipotesi di modifica facendola capire che margini di trattativa sui licenziamenti non ce ne sono. “Lo spirito riformatore del governo si traduce in un ennesimo attacco, sui licenziamenti, sul lavoro precario, sulle pensioni, che colpiscono in particolare le donne e il mezzogiorno. Abbiamo visto le dichiarazioni di altre organizzazioni sindacali – aggiunge il leader della Cgil – e siamo per proporre a tutti un’iniziativa di mobilitazione unitaria”.
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Cgil e Uil in piazza. Sindacati pronti a sciopero contro i licenziamenti facili
Manifestazioni a piazza del Popolo e a S.Apostoli
ROMA – Cgil e Uil in piazza oggi a Roma in due manifestazioni separate mentre è sempre più forte lo scontro sui licenziamenti facili annunciati nella lettera d’intenti dell’Italia alla Ue. I sindacati marciano uniti verso lo sciopero generale. Il Governo ha preso «impegni chiari», sottolinea invece Confindustria.
«Questo governo proprio non va. Stiamo scontando tre anni di politiche sbagliate. La prospettiva di questo Paese si potrà riaprire solo quando riusciremo a fare l’unico licenziamento ammissibile: quello di questo governo». Così il leader della Cgil Susanna Camusso, parlando in piazza del Popolo alla manifestazione nazionale “Nessun dorma” organizzata dai pensionati dello Spi.
«Non riparte il Paese – ha rimarcato Camusso – se non riparte l’occupazione. Invece l’idea del governo è quella di intervenire sui licenziamenti. Dietro quell’idea, oltre che un attacco ai diritti dei lavoratori, abbiamo la sensazione che ci sia anche l’idea di ridurre gli ammortizzatori sociali, le protezioni e quindi il reddito del Paese. Con queste ricette – conclude il leader della Cgil – continuiamo ad affossare il Paese invece che farlo riprendere».
«Il governo sappia che un sindacato contrasterà sempre i licenziamenti. Su questo punto non incontrerà mai il giudizio positivo delle organizzazioni sindacali. Un sindacato lavora per l’occupazione, non per l’opposto», ha continuato il leader della Cgil. «La prospettiva di questo Paese si riapre quando riusciamo a fare l’unico licenziamento ammissibile, cioè quello di questo governo», insiste Camusso.
«Dateci il tempo di discutere»: così il leader della Cgil risponde poi alla domanda sulla possibilità di uno sciopero unitario con le altre organizzazioni sindacali. «Ci stiamo parlando per capire cosa vuole fare il governo. Valuteremo tutte le scelte e le possibilità che ci sono».
La manifestazione della Uil. In piazza S. Apostoli migliaia di dipendenti statali della Uil protestano contro le misure del governo nei riguardi del pubblico impiego. «Siamo in ventimila», ha detto il responsabile dell’organizzazione della Uil Carmelo Barbagallo.
«Se saremo costretti allo sciopero, non ci sono dubbi, lo faremo», ha affermato il leader della Uil, Luigi Angeletti. «La richiesta della Bce è infondata e non bisogna farla passare. Nessuno a cominciare dalla Confindustria ha chiesto modifiche alla normativa sui licenziamenti, quindi questa legge non la faremo passare. Questo è un feticcio, una presa in giro», ha detto Angeletti. Quanto alla possibilità di una frattura con il governo sul tema dei licenziamenti Angeletti ha risposto: «Fino a che il governo ha fatto cose ragionevoli ha trovato in noi degli interlocutori, ma sulle pensioni e sulle norme relative ai licenziamenti non c’è nessun bisogno di cambiare la normativa. Il governo, sta facendo e vuole fare cose irragionevoli». Inoltre sulle pensioni, ha continuato Angeletti, «abbiamo dimostrato di aver ragione noi che il sistema è in equilibrio e lo dimostreremo anche sui licenziamenti».