La voce di Hans-Werner Sinn, il direttore dell’istituto Ifo di Monaco, è una delle più autorevoli ed ascoltate in Germania. Noto come consigliere economico della cancelliera tedesca Angela Merkel, Sinn è uno dei più solidi esponenti della cosiddetta linea inflessibile a base di riforme ed austerità fiscale (per estrapolarne una sintesi, quest’intervista del 2011 resta illuminante).
L’economista, ora, è intervenuto sul tema-chiave collegato alla vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi: come l’asse franco-tedesco sarà intenzionato a riformare la struttura incompleta ed instabile dell’euro. E, in particolare, se la vittoria di Macron segnerà un passo verso l’integrazione fiscale dell’Eurozona, inclusiva di trasferimenti e di altre misure di solidarietà intraeuropea. Che la risposta di Sinn fosse negativa, non è un fatto inatteso. Ecco come l’ha motivata in un articolo comparso su Project Syndacate:
“Cosa dire quando [Macron] invoca una protezione comune per i depositi dell’Eurozona e un’assicurazione europea per la disoccupazione? Il motivo di queste idee è ovvio: sostenere l’economia interna alle spese degli altri”, ha scritto Sinn. Il passaggio più interessante, però, riguarda le proposte che tutte le forze politiche europeiste dei Paesi del Sud invocano da tempo: l’unione fiscale e l’Europa a due velocità.
“Macron supporta le proposte di un nuovo parlamento dell’Eurozona, proclamando un’Europa a due velocità. Ma questa è semplicemente una ricetta per spaccare l’Unione Europea. Trasformare l’Eurozona in un’unione di trasferimenti, con il suo proprio parlamento, renderebbe solo più profonde le divisioni tra i Pasei dell’Eurozona e i membri comunitari del Nord e dell’Est: Danimarca, Svezia, Polonia, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Siccome la maggioranza di questi Paesi non si unirà a un unione di trasferimenti, verranno tagliati fuori in modo permanente”.
Non è tutto, perché sul fronte tedesco “la Costituzione conferisce al Bundestag [il parlamento nazionale] l’inalienabile autorità per gestire gli affari fiscali del Paese. Anche se ogni singolo parlamentare del Bundestag fosse d’accordo nel trasferire parte della sovranità fiscale a livello europeo, tale decisione andrebbe presa solo attraverso un referendum”.
Insomma, secondo Sinn il percorso dell’unione fiscale si scontrerebbe in ogni caso contro la nota riluttanza del popolo tedesco. Inoltre, “la Corte europea di giustizia non ha nessun potere di interpretare la Costituzione tedesca”, un fatto che renderebbe giuridicamente impraticabile l’unione fiscale.
Dopo aver chiarito che, a suo parere, la vera integrazione europea andrebbe compiuta sul piano politico militare, Sinn ha offerto il suo consiglio al neo presidente francese:
“…Deve riconoscere le preoccupazioni della Germani che istituendo un’unione fiscale ora, l’Europa perderebbe l’opportunità di perseguire un’unione politica in futuro. (…) Creare un’unione fiscale senza un’unione politica bloccherebbe per sempre la strada all’unificazione Europea e metterebbe i popoli d’Europa l’uno contro l’altro molto più di quanto l’euro non abbia mai fatto”.