New York – Leon Panetta, capo del Pentagono Usa, ha firmato l’ordine per l’invio di missili alla Turchia. Armamentario con cui Ankara potra’ difendersi dagli eventuali attacchi del paese confinante siriano, da una ventina di mesi impelagato in tensioni intestine sfociate in una caotica guerra civile.
La notizia, riferita dallo stesso capo della Difesa americana ai microfoni della CBC, giunge dopo che Washington e Mosca hanno firmato un’intesa per invitare il leader siriano Bashar al Assad a un’uscita “con dignità”. L’idea e’ concedere un ultimatum al presidente siriano tramite l’inviato speciale delle Nazioni unite e della Lega Araba.
Nell’ambito del piano per garantire la difesa dell’alleato Nato, gli Stti Uniti manderanno anche 400 soldati dell’esercito americano per far funzionare le batterie contraeree.
L’ex ambasciatore americano in Siria, ricorda oggi il quotidiano francese Le Figaro, aveva annunciato questa iniziativa nei giorni scorsi. Secondo Ford, responsabile della Task Force Siria al dipartimento di Stato, “i russi si rendono conto che presto Bashar al Assad sarà isolato a Damasco e perderà anche il controllo dell’aeroporto attraverso il quale riceve le armi”.
Durante i colloqui delle ultime settimane a Dublino e Ginevra tra le diplomazie di Washington e Mosca, ai quali anche Brahimi era presente, sarebbero stati fatti dei nomi di esponenti del regime siriano che potrebbero figurare in un governo di transizione in Siria.
Forte del sostegno di Usa e Russia, aggiunge il quotidiano francese, Brahimi potrebbe recarsi in Siria la prossima settimana.
Proseguono intanto i violenti scontri tra forze antigovernativi e di sicurezza leali al regime. Ormai il presidente siriano Bashar al-Assad ha perso completamente il controllo della situazione. E i ribelli, riconosciuti dagli Usa come forza di opposizione, si avvicinano alla capitale Damasco.
Il ministero degli Esteri russo intanto ha cercato di prendere le distanze dal suo viceministro Mikhail Bogdanov che ieri non ha escluso una sconfitta del regime del presidente siriano Bashar al Assad.
Bogdanov ha detto in un’audizione presso al Camera sociale, un organsimo pubblico di sorveglianza, che il governo di Assad sta perdendo sempre più territori in Siria, parole che sono state interpretate come un signoficativo cambio di tono da parte di Mosca.
“Vorremmo rimarcare che Bogdanov non ha fatto dichiarazioni o interviste con i giornalisti negli ultimi giorni” sottolinea il portavoce del ministero Alexander Lukashevich, confermando che l’audizione ha avuto luogo, ma in essa Bogdanov ha “ancora una volta confermato la posizione di principio russa sull’assenza di alternative a una soluzione poolitica in Siria”.
Non è chiaro se il diplomatico fosse al corrente del fatto che l’audizone era pubblica, alla presenza delle agenzie di stampa russe.