ROMA (WSI) – “Il rischio di una guerra nella regione esiste”: è quanto dichiarato in esclusiva a “Le Figaro” dal presidente siriano Bashar al Assad. “Il Medio Oriente è una polveriera e la miccia si accorcia. Non bisogna parlare solamente della risposta siriana, ma di ciò che potrebbe accadere dopo il primo attacco”, ha spiegato Assad all’inviato speciale a Damasco, Georges Malbrunot, in un’intervista in esclusiva mondiale, i cui primi estratti sono stati pubblicati sul sito del quotidiano francese online.
“Nessuno può sapere cosa accadrà. Tutti perderanno il controllo della situazione, quando la polveriera esploderà. Si diffonderanno caos ed estremismo”, secondo il presidente siriano.
Al giornalista che gli chiedeva di dimostrare che l’esercito non ha fatto uso di armi chimiche nell’attacco del 21 agosto nella regione di Damasco, come sostengono invece Francia e Stati Uniti, il presidente siriano ha risposto: “Chiunque mi accusa deve fornire delle prove. Abbiamo sfidato gli Stati Uniti e la Francia a presentare anche una sola prova. Obama e Hollande non ne sono stati capaci, tantomeno davanti al loro popolo”.
Sull’uso o l’esistenza di armi chimiche in Siria, Assad ha puntualizzato: “Non sto assolutamente dicendo che l’esercito possiede o meno simili armi. Supponiamo che il nostro esercito voglia usare delle armi di distruzione di massa: è possibile che lo faccia in una zona dove lui stesso è presente o dove dei soldati sono stati feriti da queste armi come hanno constatato gli ispettori delle Nazioni Unite andandoli a visitare in ospedale dove sono curati? Che senso ha?”.
E sulla Francia Assad ha precisato: “Chiunque lavori contro gli interessi della Siria e dei suoi cittadini è un nemico. Il popolo francese non è nostro nemico, ma la politica del suo Paese è ostile al popolo siriano”, sottolineando che “nella misura in cui la politica dello Stato francese sarà ostile al popolo siriano, il paese sarà nemico. L’ostilità terminerà quando la Francia cambierà la sua politica. Ci saranno delle ripercussioni, negative ovviamente, sugli interessi della Francia”.
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[ARTICLEIMAGE] “Sull’uso di armi chimiche da parte di Damasco gli Usa ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono”. Così il ministro degli Esteri russo. “Non ci sono né mappe geografiche, né nomi. Inoltre, ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi”, dice Lavrov. “Alla richiesta di conferme più dettagliate rispondono che è tutto segreto. Anche ciò che hanno fatto vedere britannici e francesi non ci convince”. “Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche” e contrarie al “linguaggio degli ultimatum”. Quindi, ricorda i dossier iraniano e nordcoreano.
Gli Usa hanno le prove che il regime di Damasco ha usato il gas sarin. Campioni di sangue e capelli, ha detto Kerry, sono “nuove prove che suggeriscono il ruolo di Damasco nel raid, prove che continuano ad arrivare”. Secondo Kerry i test condotti sull’uso del gas sono risultati positivi: gli esiti sono arrivati, ha detto, nelle ultime 24 ore. Kerry si è poi detto “fiducioso” sul fatto che il Congresso “farà la cosa giusta” al momento di decidere su un intervento Usa. Alle tv Fox e Nbc, il segretario di Stato americano ha paragonato Assad a Hitler e Saddam.
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“Abbiamo sfidato gli Stati Uniti e la Francia a portare una sola prova. Obama e Hollande ne sono stati incapaci, anche davanti ai loro popoli”: così il presidente siriano, in esclusiva con Le Figaro, parla delle accuse di attacco chimico nei confronti del suo regime. ‘Chiunque operi contro gli interessi della Siria e dei suoi cittadini – ha detto ancora Assad – è un nemico. Il popolo francese non è nostro nemico – spiega ma la politica del suo Stato è ostile al popolo siriano. Nella misura in cui la politica dello Stato francese è ostile al popolo siriano, questo Stato sarà suo nemico. Questa ostilità finirà quando lo Stato francese cambierà politica. Ci saranno ripercussioni, ovviamente negative, sugli interessi della Francia. In caso di attacco militare contro la Siria – dice Assad – bisogna solo parlare della risposta siriana, ma anche di ciò che potrebbe succedere dopo il primo bombardamento. Ora, nessuno può sapere cosa succederà. Tutti perderanno il controllo della situazione quando la polveriera esploderà. Il caos e l’estremismo si espanderanno. Esiste il rischio di una guerra regionale”
Il governo francese, intanto, ha presentato ai responsabili del parlamento ”le prove” in suo possesso di un ”attacco chimico massiccio e coordinato” in Siria, che – stando ai rapporti dell’intelligence di Parigi – l’opposizione ”non sarebbe stata in grado” di compiere. Secondo un rapporto dell’intelligence francese, che sarà presto messo online, immagini satellitari dell’attacco con gas tossico del 21 agosto sulla periferia di Damasco provano che i colpi provenivano da postazioni dell’esercito fedele al regime di Bashar el-Assad. L’attacco chimico del 21 agosto è stato compiuto dal regime siriano e ha provocato “almeno 281 morti”, soprattutto fra la popolazione civile.
Mosca dubita delle prove fornite dagli Usa sull’uso di armi chimiche da parte di Damasco: “Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono ne’ mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi”: cosi’ il ministro degli Esteri Lavrov. “Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo”, ha detto Lavrov. “E quando voi chiedete delle conferme più dettagliate – ha proseguito – loro dicono che è tutto segreto e che per questo non possono farci vedere: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale”. “Anche quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente”, ha aggiunto. “Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche” e sono “contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato”, ha detto il capo della diplomazia russa in merito alla crisi siriana, ma ricordando anche altri dossier caldi come quelli iraniano e nordcoreano. La condanna della Lega Araba sull’uso di armi chimiche in Siria “non significa che siamo completamente certi che il regime di Assad abbia commesso questo crimine, ma la responsabilità ricade sul governo in carica, che deve proteggere il popolo siriano”. Lo ha affermato il segretario della Lega Araba, Nabil Arabi.
“Noi – dichiara il premier, Enrico Letta – esprimiamo comprensione per l’atteggiamento americano e francese perche’ crediamo che non si possa lasciare impunito l’uso delle armi chimiche”. “Spero – ha aggiunto Letta – che al G20 si possano fare dei passi avanti riprendendo il filo di quello che si decise al G8, dove europei, russi e americani presero una posizione netta di condanna dell’uso di armi chimiche con una procedura molto radicale”. Il premier ricorda che ”si decise di andare verso una conferenza di pace di Ginevra 2 con l’eliminazione del regime Assad e con il passaggio ad un regime transitorio”. Letta è convinto che ”bisogna riprendere quel punto e farlo evolvere dopo i fatti gravissimi che sono successi e l’uso delle armi chimiche da parte del regime di Assad che deve essere condannato”.
Qualsiasi azione militare Usa contro la Siria non farebbe altro che “aiutare al Qaida e i suoi affiliati”. Lo dice alla Bbc il vice ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad, aggiungendo che sono stati i gruppi armati sostenuti dagli americani, non le truppe siriane, ad aver usato le armi chimiche.
E Papa Francesco ripete il suo grido di pace anche su Twitter: “Mai più la guerra! Mai più la guerra!”, è il messaggio lanciato oggi sul profilo @Pontifex in nove lingue.
“La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l’intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”: Così mons. Mario Toso, del dicastero vaticano Giustizia e Pace.
“E’ probabile”. Così Emma Bonino ha risposto sulla possibilità di aderire alla giornata di digiuno per la Siria proposta dal Papa per il 7 settembre. Il ministro ha spiegato che con i radicali “si sta valutando la possibilità di fare tre giorni di digiuno nei giorni di venerdì, sabato e domenica” a sostegno di una soluzione politica in Siria.
L’intervento militare degli Stati Uniti contro la Siria è meno vicino e deve passare per l’autorizzazione del Congresso e il petrolio Wti segna un deciso ribasso sui mercati asiatici. Il greggio cede 3,4 dollari e segna quota 104,2 contro i 112 dollari segnati la scorsa settimana, i livelli massimi degli ultimi due anni. Ribasso anche per il Brent a 112,2 dollari.
Casa Bianca al lavoro per conquistare l’appoggio del Congresso e dell’opinione pubblica al raid in Siria. Parte una sorta di operazione di lobbying a tutto campo che lo staff del presidente Barack Obama ha battezzato ‘flood the zone’, come dire inonda la zona. Il primo a lavorare a testa bassa a questa operazione e’ stato John Kerry, il Segretario di Stato, che ieri ha partecipato a ben 5 talk show tv. E oggi l’ex portavoce di Obama, Robert Gibbs consiglia al presidente di ”parlare direttamente alla Nazione per spiegare cosa c’e’ in palio e convincere l’opinione pubblica sull’importanza dell’attacco”. Intanto, direttamente il presidente, il suo vice Biden e il capo dello staff Denis McDonough,in queste ore stanno chiamando a telefono tantissimi parlamentari, prima di incontrare oggi alla Casa Bianca due esponenti chiave del partito repubblicano, i senatori John McCain e Lindsey Graham. Si tratta di un meeting cruciale: i due sono favorevoli all’intervento, ma dicono che il loro voto e’ a rischio se Obama proporra’ un raid troppo limitato. E’ certo che un loro eventuale via libera potrebbe dare una grossa a mano a Obama in vista del voto finale del Congresso.
Il ministro della Difesa, Mario Mauro accoglie con favore la “pausa di riflessione” che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si sono presi per un eventuale intervento armato in Siria. “Gli interventi finalizzati a ottenere la pace – ha aggiunto il ministro Mauro – sono la strada maestra, perché attraverso il tempo di contenimento dei conflitti la pace venga raggiunta. Quando possono scatenare rimedi peggiori del male, vanno compresi e quindi impediti. Il caso Siria a quale delle due categorie appartiene? Credo che la pausa di riflessione che i parlamenti britannico, quello francese e il congresso americano si sono presi voglia definire esattamente questo”. Per trovare una soluzione alla questione siriana ”la cosiddetta Ginevra 2 deve essere vista come una tappa indispensabile”, ha detto il ministro della Difesa.
La decisione di “tagliare i legami con la Siria è stata presa in fretta (da Morsi, ndr), e non è particolarmente utile”: lo ha detto il ministro degli Esteri egiziano Nabil Fahmi citato dalla Mena, bollando la politica di Morsi come “ideologica”. Il governo provvisorio “rivedrà i rapporti con Damasco” per “rilanciare Ginevra 2”.
Ong, oltre 110.000 morti da inizio conflitto in Siria – Oltre 110.000 persone sono rimaste uccise in Siria dall’inizio della rivolta contro il regime di Bachar al-Assad, a marzo 2011. Lo rende noto l’ Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo, specificando che oltre 40.000 vittime sono civili, circa 22.000 ribelli e oltre 45.000 tra forze governative e le milizie lealiste.
La Farnesina smentisce che ci sia in programma a Roma una riunione del Gruppo Amici della Siria. Più vago il premier Letta, che alla domanda su unb possibile incontro risponde “vedremo”. (ANSA)