DAMASCO (WSI) L’offensiva di due notti fa ha visto gli Stati Uniti lanciare sulla Siria un numero di bombe e missili pari a quello del primo mese di attacchi effettuati in Iraq contro il gruppo estresmista sunnita dell’ISIS.
Cinue nazioni arabe e gli Usa hanno usato circa 200 bombe, la maggior parte con controlli di precisione, e 47 missili Tomahawk lanciati da due navi da guerra.
Per colpire il gruppo jihadista in Iraq, gli Usa avevano fatto uso di 253 bombe e missili dall’8 agosto al 10 settembre.
Le forze aeree della coalizione a guida statunitense hanno colpito nella notte alcune posizioni delle milizie dello Stato Islamico (Isis) nei pressi della località curda di Ain al-Arab, alla frontiera fra Siria e Turchia: lo hanno reso noto fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani.
Gli attacchi aerei condotti contro i terroristi in Siria avrebbero ucciso il leader del Fronte al Nusra, gruppo legato ad al Qaida. Lo ha fatto sapere lo stessa organizzazione estremista, secondo quanto riportato dalla Cnn. Ha identificato il leader ucciso come Abu Yousef al-Turki, noto anche con il soprannome “il turco”.
La nota pubblicata dal Fronte su Twitter è accompagnata da quella che viene presentata come una prova documentale del decesso, ovvero una fotografia del militante. Cnn precisa di non poter confermare la veridicità della dichiarazione, ma ricorda che l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) aveva fatto sapere che il Fronte è stato tra gli obiettivi dei raid aerei.
Intanto dopo che l’Iran ha contestato la legittimità dei raid aerei in Siria, l’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Samantha Power, ha inviato una lettera al segretario generale Onu Ban Ki-moon spiegando le ragioni legali americane alla base degli attacchi.