Damasco – Sale a venti civili, tra cui un bambino, il bilancio delle vittime in Siria. I civili sono stati uccisi a Homs, nel centro della Siria, e a Sanamein, nel sud del Paese.
Almeno in venti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza siriane che hanno aperto il fuoco contro i dimostranti anti-regime scesi in piazza nella citta’ di Homs, 160 chilometri a nord ovest di Damasco, e in quelle meridionali di Deraa e a Sanamin.
Lo riferiscono attivisti per i diritti umani e alcuni testimoni. Mentre la televisione araba al Jazira, ha riferito che sono in corso numerosi cortei contro il governo, a Damasco, Banias e Qamshili e in moltissime altre citta’ siriane.
Le forze di sicurezza del regime di Assad hanno aperto il fuoco per disperdere le manifestazioni antigovernative e pro-democrazia lanciate in nome della “liberta’”, pronunciata questa volta in curdo (“azadi”) piuttosto che in arabo (hurriya).
I dissidenti e gli oppositori siriani hanno indetto per oggi, venerdi’ di preghiera musulmana, un nuovo giorno di proteste anti-regime in tutto il Paese. I curdi siriani rappresentano oltre il dieci per cento della popolazione totale e decine di migliaia di loro sono da decenni discriminati.
Si tratta del decimo venerdi’ consecutivo di mobilitazione da meta’ marzo scorso. Secondo attivisti per i diritti umani e fonti Onu, oltre 850 persone per lo piu’ civili sono stati uccisi dalla repressione decisa dalle autorita’.
Il governo siriano accusa invece gli Stati Uniti e Israele di voler realizzare un complotto contro la Siria, tramite gruppi di terroristi armati e di fondamentalisti sunniti infiltrati dalla Giordania, dal Libano e dall’Iraq. “Da Qamishli (estremo nord-est) all’Hawran (estremo sud), il popolo siriano non crolla!”, si legge sul sito Internet Syrian.Revolution, una delle piattaforme virtuali piu’ visibili del fronte del dissenso siriano all’estero e in patria, con oltre 180.000 membri.