ROMA (WSI) – Tre occidentali, tra cui un americano ed un britannico musulmani, sono stati uccisi dall’esercito siriano ieri sera nel nordovest della Siria. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani, precisando che le vittime erano probabilmente impegnate nell’appoggio ai ribelli.
“Sono stati uccisi da colpi d’arma da fuoco nel corso di un’imboscata nella regione di Idlib e l’esercito ha rinvenuto su di loro delle cartine riportanti postazioni militari”, ha spiegato l’Osservatorio.
La nazionalità del terzo occidentale non è nota, precisa la fonte. Una dei tre occidentali uccisi è una trentatreenne del Michigan, convertita all’Islam. Lo rende noto la sua famiglia. Secondo una sua zia, Nicole Mansfield stava combattendo con le forze di opposizione nella guerra civile siriana. La donna era originaria di Flint, 106 km a nordovest di Detroit. La famiglia è stata informata della sua morte dall’Fbi.
(di Alberto Zanconato) – BEIRUT – Il presidente siriano Bashar al Assad alimenta i timori di uno scontro con Israele, affermando che Damasco ha gia’ ricevuto dalla Russia i sofisticati nuovi sistemi di difesa aerea S-300, minacciando una rappresaglia contro lo Stato ebraico nel caso di un nuovo raid aereo e ribadendo di essere pronto a riaprire il fronte del Golan.
Assad ha anche avvertito che l’incendio si puo’ ”propagare al Libano”. Quanto alla conferenza di pace di Ginevra-2 alla quale Russia e Usa stanno lavorando, il capo del regime di Damasco ha affermato che ogni accordo con l’opposizione dovra’ essere ”sottoposto a referendum popolare”.
Assad ha cosi’ parlato in una intervista trasmessa questa sera dalla televisione libanese Al Manar, del movimento sciita Hezbollah, le cui milizie sono impegnate al fianco delle truppe lealiste nella battaglia di Qusayr. E la sua apparizione sugli schermi e’ stata salutata da colpi d’arma da fuoco sparati in aria in segno di giubilo nei quartieri meridionali di Beirut, bastione dell’Hezbollah.
Intanto la strada verso la nuova conferenza di Ginevra appare sempre piu’ irta di ostacoli. Se una fonte del ministero degli Esteri russo ha annunciato una prima riunione di rappresentanti di Mosca, degli Usa e dell’Onu il 5 giugno nella citta’ svizzera, a Istanbul le varie anime della Coalizione delle opposizioni, dopo giorni di estenuanti discussioni, hanno trovato un primo punto di accordo ponendo due condizioni per partecipare ai negoziati che difficilmente potranno essere realizzate: che l’iniziativa di pace garantisca la partenza di Assad e, ancor prima, che le milizie di Hezbollah si ritirino dalla Siria, insieme con quelle iraniane di cui ‘opposizione denuncia la presenza.
Assad ha risposto che non se ne andra’. Anzi, potra’ ripresentarsi candidato anche alle presidenziali del 2014. ”Se sentiro’ che il mio popolo mi vuole, non esitero”’, ha detto. Mentre la Russia, con il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, ha giudicato ”inaccettabile” la richiesta delle dimissioni di Assad, accusando la Coalizione e i suoi sponsor regionali di cercare di impedire il processo di pace e di provocare un intervento militare.
Lavrov ha anche sollevato dubbi sull’impegno di pace Usa, criticando il rifiuto di Washington di escludere la possibilita’ di una ‘no-fly zone’ in Siria. A calmare gli animi non aiutano certo le dichiarazioni di Assad.
A partire dalla consegna degli S-300, che per Israele rappresentano una ‘linea rossa’ perche’ metterebbero in discussione la sua superiorita’ nei cieli. Se i missili russi arriveranno in Siria, ”Israele sapra’ cosa fare”, aveva detto il ministro della Difesa israeliano Moshe’ Yaalon due giorni fa. Ma Assad ha sottolineato che Damasco ha gia’ ”informato tutte le parti straniere” che rispondera’ ad un eventuale nuovo attacco israeliano, dopo i tre compiuti dall’inizio dell’anno, diretti apparentemente contro carichi di armi destinate a Hezbollah.
Anche al Libano, dove le violenze tra fazioni pro e contro il regime siriano evocano l’incubo di un ritorno alla guerra civile, Assad ha lanciato un messaggio poco rassicurante. ”Il Libano – ha detto il presidente siriano – ha impedito l’ingresso di terroristi in Siria? No. E’ riuscito a proteggersi dalla crisi siriana? No. Se c’e’ un incendio nella casa del vicino, si propaga anche a casa mia”.
Si fa intanto sempre piu’ tragica la situazione a Qusayr, la citta’ occupata dai ribelli, a dieci chilometri dal confine con il Libano, assediata dalle forze del regime e dalle milizie di Hezbollah. Sono oltre mille i civili feriti che hanno bisogno di cure mediche urgenti, ha affermato la Coalizione delle opposizioni, facendo appello perche’ ”sia consentito l’accesso alla Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa per portare aiuti ed evacuare i civili innocenti”. (ANSA)