Economia

Siria: Turchia sfida la Russia, arma ribelli vicini ad al-Qaida

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DAMASCO (WSI) – Mentre continua l’offensiva aerea della Russia nel territorio siriano, la Turchia sfida il Cremlino armando i ribelli salafiti vicini ad al-Qaida. Il gruppo salafita di Ahrar-Sham è composto per lo più da militanti siriani che hanno come obiettivo qello di far cadere il regime di Assad.

Per imbuonirsi l’Occidente la fazione anti governativa ha cercato di cambiare la sua immagine agli occhi di Washington, prendendo le distanze dai terroristi di al-Qaeda in Siria e dalla sua ideologia jihadista.

A tal fine tempo fa Labib Al Nahas, sedicente responsabile degli affari esteri del gruppo, ha scritto vari articoli di opinione sul Washington Post e sul quotidiano britannico Daily Telegraph, presentando Ahar-Sham come una alternativa moderata e quindi come un potenziale partner dei governi occidentali, promettendo di sconfiggere quella che definiscono l’”occupazione russa” in Siria, dopo che Vladimir Putin ha dato il via a una serie di bombardamenti aerei contro i ribelli, non solo dello Stato Islamico, la scorsa settimana.

Proprio ieri sembra che quattro missili cruise russi che dovevano abbattersi contro postazioni di ribelli in Siria, siano invece caduti in Iran. Un incidente che però non è stato confermato dal ministero della Difesa russo. Non è un buon momento per Teheran. Il generale Hosein Hamedani ha perso la vita in un attacco dei ribelli dello Stato Islamico nella zona settentrionale di Aleppo, in Siria. L’Iran è uno dei principali alleati del regime siriano, a cui ha dato supporto inviando forze delle Guarde Rivoluzionarie e consulenti militari allo scopo di aiutare Assad a sedare gli insorti.

Jhon Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che “più del 90% degli attacchi russi” non sono stati lanciati contro l’Isis o i terroristi di Al- Qaeda, bensi’ “in gran parte contro i gruppi di opposizione” piu’ moderati, “che vogliono un futuro migliore per la Siria e non vogliono vedere il regime di Assad rimanere al potere”.

In realtà la propaganda degli Stati Uniti è mal riposta. Gli Usa non sarebbero infatti nella posizione per giudicare la Russia e dare lezioni morali sulle vittime civili dei raid russi, visti i precedenti. I bombardamenti in terra straniera, che hanno colpito anche persone innocenti, sono stati peraltro chiesti dallo stesso governo siriano.

Detto questo, è comunque ingiustificabile l’appoggio a un regime come quello di Assad che ha fatto più morti e torturato più persone rispetto anche alle azioni delle spietate milzie dell’Isis, il cui obiettivo è far sorgere un califfato nella regione mediorientale, dove hanno già conquistato vasti territori in Iraq e Siria, grandi quanto la Gran Bretagna.

Il legame tra l'Isis e il petrolio
(Immagine: Financial Times) Isis, ecco come si arricchisce vendendo il petrolio. Il percorso di un barile dal momento dell’estrazione a quello della vendita all’utilizzatore finale.

Tornando al gruppo Ahar-Sham, “la Turchia starebbe lavorando molto duramente da più di un anno per convincere gli americani e la coalizione da loro guidata sul fatto che Ahar Sham non è Al Qaeda”. Lo ha sottolineato Fawaz A. Gerges, direttore del centro di medio Oriente presso la London School economics.

Ma Washington rimane scettica e non sa piu’ come agire per fermare la guerra per procura in Siria, che continua a mietere vittime e creare tensioni fra le grandi potenze mondiali. Siria, Russia, Iran a sostegno di Assad da una parte. Arabia Saudita, Turchia e Occidente a tutti i costi contro il governo dall’altra. Per avere un cambiamento in Siria non si puo’ ripartire da Assad, secondo l’Occidente.

Il Cremlino pero’ non è pronto a fare concessioni e assecondare l’idea di un governo di transizione. La ragione è semplice: Putin non ha alcuna intenzione di perdere l’ultimo baluardo che gli resta nella calda e ricca di petrolio regione del Medio Oriente. La situazione potrebbe precipitare.

(Aca-DaC)