NEW YORK (WSI) – Citando il ruolo della Russia nell’offensiva sanguinaria ad Aleppo, gli Stati Uniti hanno congelato le trattative di pace bilaterali con il Cremlino sulla guerra per procura che va avanti da ormai cinque anni in Siria. La decisione equivale alla sospensione dei rapporti diplomatici tra le due potenze mondiali.
L’America fa capire insomma di aver perso la pazienza, mentre per la Russia la responsabilità è di Washington che non è semplicemente in grado, o più probabilmente non ha nemmeno l’intenzione, di offrire le condizioni per risolvere il conflitto in Siria.
“Non è una decisione che è stata presa alla leggera”, spiega il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, John Kirby. La Casa Bianca accusa la Russia e i suoi alleati filo governativi in Siria di aver aumentato la serie di attacchi nelle aree di civili.
Secondo Kirby gli eserciti di Russia e Stati Uniti continueranno a servirsi di canali di informazione e comunicazione che consentano alle rispettive forze in campo di non farsi la guerra tra di loro nelle operazioni anti terrorismo in Siria.
Sia Mosca sia Washington vogliono combattere l’ISIS, ma mentre Vladimir Putin vuole garantire al regime di Bashar al-Assad di rimanere al potere, Barack Obama vuole che se ne vada e favorire un periodo di transizione politica. Secondo Mosca gli Stati Uniti sono “pronti a scendere a patti con il diavolo” in Siria. È il commento di un funzionario del ministero russo degli Affari Stranieri pubblicato sul sito del dicastero.
Mosca ha accusato Washington di non essere riuscita a onorare l’impegno preso e nello specifico a fare una distinzione tra i terroristi e i gruppi ribelli cosiddetti moderati. Per esempio l’America non ha mai esercitato una vera pressione sul Fronte al-Nusra, il ramo siriano di al-Qaida.
“La recente decisione di Washington è un riflesso del fatto che l’amministrazione di Barack Obama non è in grado di soddisfare la condizione chiave per la cooperazione permanente, per risolvere il conflitto siriano, oppure non ha avuto e non ha affatto questa intenzione“.
Arrivata anche la risposta della Russi, a questo punto non è da escludere che gli Stati Uniti impieghino delle forze di terra in Siria, il che sicuramente spingerebbe la Russia a rispondere a stretto giro di posta. In quel caso forse persino la Cina non starebbe a guardare: qualche settimana fa, dicendo che avrebbe offerto aiuti e sessioni di addestramento militare al presidente siriano, ha de facto sancito la sua partecipazione al conflitto.
Alle Nazioni Unite sono al lavoro per un progetto di tregua nel conflitto ad Aleppo, che prevede la reintroduzione del cessate-il-fuoco. Dall’inizio della guerra civile scoppiata nel 2011, secondo le stime dell’Onu sono morte tra le 250 mila e le 300 mila persone, di cui 50 mila nel 2015 e 5 mila solo nel mese di luglio (tra queste ultime 1.590 erano civili). Metà della popolazione è sfollata, creando peraltro una grave crisi dei rifugiati in Europa.