Nel futuro le città dovranno cambiare e diventare intelligenti. Per questo è necessario ora più che mai parlare di smart city, ovvero di città che uniscano mobilità sostenibile, tecnologia digitale e qualità nell’amministrazione di una città. Proprio per questo, in occasione degli “Stati generali delle città intelligenti”a Padova, è stato dato il via alla prima edizione del City Vision Score, la classifica delle città intelligenti in Italia.
Da anni si parla di smart city, e già diversi Comuni e Amministrazioni hanno voluto rinnovare le proprie città, rendendole smart in quanti più aspetti possibili. La società di consulenza Prokalos ha voluto stilare una classifica in cui venisse misurata la smartness di queste città, tracciando il quadro della situazione italiana e rendendo note le opportunità che le città non ancora “intelligenti” possano cogliere da questa rivoluzione.
Cosa sono le smart city
Quando si parla di città intelligente viene in mente Rio de Janiero. Nei primi anni del Terzo Millennio era stata la prima a voler implementare le moderne ITC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) all’interno del tessuto urbano. App per i servizi, supporto alle startup, una gestione sapiente delle risorse elettriche urbane, piani rivolti all’ecosostenibilità e al miglioramento della qualità dell’aria: tutto questo per rendere una città smart. La trasformazione di Rio de Janiero in una smart city ha fatto scuola, al punto da diventare oggetto di studi, come nel caso dell’International Case Studies of Smart Citites. Seguendo questa rivoluzione, l’Unione Europea nel 2012 aveva disposto circa 12 miliardi di euro in progetti per la pianificazione urbanistica delle città che volevano diventare intelligenti.
In maniera grossolana, per diventare smart una città deve avere tutto “intelligente”, dall’economia alla mobilità, dall’ambiente alla governance. Ma così si rischia di semplificare la profonda rivoluzione che richiede il diventare una smart city. Non basta infatti utilizzare le ITC, per quanto innovative e all’avanguardia debbano essere. Una città diventa smart quando sa risolvere i problemi, e non solo con la tecnologia, ma appunto con soluzioni smart. Perché oltre alle infrastrutture digitali, una città è intelligente quando può contare su un sistema di cooperazione. Non a caso, ruolo centrale nelle smart city è il capitale umano e sociale.
Ovviamente lo sviluppo di queste nuove realtà urbanistiche non è esente da critiche. Rendere una città completamente digitale significa creare open data che, senza una corretta cibersecurity, potrebbero diventare facile preda di assalti informatici, alla stregua di quanto accade oggi con le criptovalute. Inoltre, come fa notare il Guardian, il rischio è anche di creare uno scenario digitalmente distopico, concentrandosi su servizi centralizzati e sicurezza, e tralasciando obiettivi ecologici come le basse emissioni. Così come la sola focalizzazione alle ITC potrebbe portare all’ignorazione di vie alternative di sviluppo, e danneggiare così altri settori che non riescono ad allinearsi tecnologicamente. Altre critiche riguardano anche il rischio di creare non maggior capitale umano e sociale, ma capitale mobile. La città vive grazie ai propri utenti, ma se si crea un sistema in cui la città diventa una meta transitoria, e non permanente, la città non acquista smartness, ma volatilità. Le persone possono venire in città per un lavoro, e andarsene perché individuano un’offerta migliore, ma altrove.
Smart City, la classifica di City Vision Score
Malgrado tutto, la rivoluzione delle smart city continua tutt’oggi, con tanto di classifica delle migliori città intelligenti italiane. Realizzata dalla società di consulenza Prokalos, la classifica è promossa dal progetto City Vision, sostenuto da Blum e Padova Hall e organizzato con il Comune di Padova con il supporto di Regione Veneto. Nel City Vision Score ben 30 indicatori sono stati utilizzati per analizzare il grado di smartness di tutti i 7.901 comuni italiani. Punti chiave della misurazione sono la smart governance, l’economy, l’environment, il living, la mobility, e people.
Sul piano delle città capoluogo di provincia abbiamo al primo posto Milano, con il podio completato da Trento e Bolzano. Segue Monza, Reggio Emilia e Bologna in sesta posizione. In fondo alla top ten abbiamo Brescia, Roma, Padova, e Bergamo. Sempre la classifica segnala anche i comuni più piccoli, “micro-smart”. Si va dalla aostana Rhêmes-Notre-Dame (79 abitanti) alla marchigiana Lunano (circa 1.426 abitanti), fino all’abruzzese Ancarano (circa 1.824 abitanti). Nel caso delle città fino a 50.000 abitanti, si segnalano Assago, Sesto Fiorentino e Sestu, in provincia di Cagliari. Se si va fino a 100.000 abitanti, tra le prime abbiamo Imola, Fano e Teramo. Se ci si concentra solo sui capoluoghi regionali, sul podio abbiamo Milano, Roma e Torino, e a seguire Genova, Palermo e Napoli.
Anche se si parla di classifica, non va inteso il tutto come una competizione tra città. Anzi, come spiega Domenico Lanzilotta, direttore editoriale di City Vision, questa classifica deve essere vista come un aiuto a stimolare il dibattito sulle città intelligenti.
“Abbiamo progettato il City Vision Score come qualcosa di più di un semplice premio. Vuol essere uno strumento di accountability, di verifica dell’operato degli amministratori pubblici, per stimolare il dibattito e far crescere in tutta Italia pratiche che rendano le città più intelligenti e inclusive. Proprio per questo, tutti i dati saranno pubblicati sul sito city-vision.it in una dashboard navigabile, in un’ottica di Open Data e di massima trasparenza.”.
La situazione in Italia
La classifica di City Vision segue anche l’andamento positivo che si sta registrando in Italia. Stando ad una ricerca condotta dall’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato delle smart city “[…] è cresciuto sensibilmente nel 2022 (+23% rispetto al 2021) attestandosi a 900 milioni di euro, con un Comune italiano su cinque che lo scorso anno ha avviato progetti in chiave smart”. In particolar modo per la questione dell’illuminazione pubblica “intelligente”, oltre che per la smart mobility e i sistemi di telelettura e telegestione dei contatori di luce, acqua e gas (smart metering).
Sempre più amministrazioni hanno avviato iniziative per la trasformazione “smart” negli ultimi anni, focalizzandosi su smart mobility, smart building e analisi dei dati relativi a turismo, mobilità ed eventi nelle città. Si vedano le città che hanno vinto il Premio Buone Pratiche, relativo alle migliori cinque best practice:
- Gradana (Marche), per il progetto carbon free relativo alla Variante al Piano Regolatore Generale;
- Gualdo Tadino (Umbria), per il progetto Stand Up Gualdo Tadino che mira a incentivare il turismo ambientale;
- Lecce, per il progetto Reactivity nel premiare chi si muove con mezzi green;
- i comuni della Riviera del Brenta, per due progetti di trasformazione smart del territorio;
- Trezzano sul Naviglio, per il progetto Spugna, per diminuire la vulnerabilità dei sistemi naturali.
Ma c’è ancora molto lavoro da fare. Anche se una minoranza rispetto all’attuale situazione, non pochi Comuni non hanno ancora compreso il valore della trasformazione in Smart City. Serve dunque sviluppare in Italia una cultura dell’innovazione in modo da sfruttare al meglio i fondi dedicati de PNRR, per rendere i centri urbani su tutto il territorio “intelligenti” e sostenibili.