Smartworking a fronte di un taglio dello stipendio, la proposta di uno studio legale a Londra
Un contratto di smartworking “a tempo indeterminato” in cambio di un taglio dello stipendio del 20%. È l’offerta fatta ai dipendenti di Stephenson Harwood, noto studio legale londinese con oltre 1100 dipendenti in tutto il mondo, inclusi più di 190 partner, che, nella riorganizzazione del lavoro nel post-emergenza pandemica, ha deciso di abbracciare in modo permanente il modello di lavoro da remoto.
Un esempio per capire meglio. In media un neo assunto presso Stephenson Harwood guadagna in media 90 mila sterline l’anno. Con lo smartworking questo si tradurrebbe, in una taglio dello stipendio di 18 mila sterline. L’offerta, secondo quanto ha fatto sapere un portavoce del gruppo, si rivolgerebbe allo staff di Londra e alla maggior parte degli uffici dislocati nel resto del mondo. Ma non ai partner, i cui compensi annuali si aggirano intorno ai 685 mila sterline.
Il nuovo sacrificio salariale a fronte di un contratto di lavoro a distanza prende le mosse dall’esperimento portato avanti durante la pandemia. La società ha fatto sapere di aspettarsi un’adesione alla proposta di lavoro da remoto al 100% solo da pochi impiegati. Questo perché perché “per la stragrande maggioranza del nostro staff, la politica di lavoro ibrida funziona bene”. Il personale ha infatti già la possibilità di lavorare da remoto per due giorni alla settimana.
Airbnb: smartworking totale senza tagli allo stipendio
Diverso è il caso di Airbnb. Il noto portale di affitti per il turismo si è mosso nella direzione opposta, annunciando che il suo personale può vivere e lavorare ovunque voglia, senza tagli allo stipendio. Lo ha annunciato Brian Chesky, co-fondatore e amministratore delegato del gruppo, spiegando che il personale avrà la flessibilità di “vivere e lavorare in tutto il mondo per un massimo di 90 giorni all’anno, a patto che per lo smartworking venga comunicato un indirizzo permanente per motivi fiscali e salariali.
“Stiamo collaborando attivamente con i governi locali per rendere più facile per le persone viaggiare e lavorare in tutto il mondo. Oggi, oltre 20 paesi offrono visti per lavoro a distanza e altri ci stanno lavorando. Anche se lavorare da luoghi diversi non è possibile per tutti, spero che tutti possano beneficiare di questa flessibilità quando sarà il momento giusto”, ha detto il numero uno di Airbnb.