PECHINO (WSI) – Una densa cappa di smog avvolge per il terzo giorno consecutivo la città cinese di Harbin, paralizzando molte delle attività di questa metropoli di 11 milioni di abitanti: le scuole sono rimaste chiuse, ma anche l’aeroporto e la rete dei trasporti su strada funzionano in modo ridotto. La visibilità, in questa città famosa per il Festival internazionale del ghiaccio e della neve, è ridotta a 10 metri.
Pur migliorato rispetto a ieri, l’inquinamento atmosferico supera di trenta volte il tetto indicato dall’Oms: “La nebbia è meno densa di ieri, ma sempre disgustosa”, ha detto una studentessa, Song Ting, 21 anni. Un ingegnere di 25 anni, Zhao Yang, ha dichiarato: “Ieri è stato il giorno peggiore. Si prova dolore quando si respira. Non si vede molta gente per le strade e quelli che escono indossano le maschere”.
La “airpocalisse” a Harbin ieri era la prima pagina di molti giornali, sempre più preoccupati per il degrado dell’ambiente. La stampa ha pubblicato foto di abitanti di Harbin, il volto coperto dalle maschere, persi nella nebbia.
Lo smog di Harbin riporta in primo piano le sfide ambientali del paese, raccolte dal governo che, lo scorso giugno, ha annunciato misure per migliorare la qualità dell’aria, dopo anni di lassismo nei confronti dei pericoli ambientali. La Cina, seconda economia del pianeta e primo mercato dell’automobile al mondo, registra una costante espansione del traffico su strada e della produzione industriale.
Secondo l’Health Effects Institute, l’inquinamento dell’aria in Cina ha contribuito al decesso prematuro di 1,2 milioni di persone nel 2010. (TMNews)