Nel report più ribassista uscito finora sulle prospettive di mercato per l’anno prossimo, Societe Generale suggerisce agli investitori di uscire dall’azionario prima del secondo semestre 2019.
Il motivo principale è che L’indice S&P 500 ha raggiunto probabilmente il suo massimo potenziale già nel 2018, mentre alla fine dell’anno prossimo le paure legate allo stato di salute della prima economia al mondo terranno lontani i tori.
Le previsioni per l’indice allargato della Borsa Usa, che scambia 150 punti sopra il target di fine anno fissato l’anno scorso dall’equity strategist della banca Roland Kaloyan, sono nere da metà 2019 in avanti.
Mentre la maggior parte degli analisti di Wall Street fa stime tutto sommato ottimiste per il 2019, pur citando i timori legati al rallentamento dell’economia per via del venire meno degli stimoli fiscali e monetari, Kaloyan è pessimista per l’anno prossimo. Proprio come lo era un anno fa, quando riuscì anche a prevedere il crac di febbraio segnato da un improvviso balzo della volatilità.
“L’anno scorso in questo stesso periodo – scrive lo strategist – il nostro rapport European Equity Strategy 2018 Outlook presentava una view ribassista sull’azionario. Da allora l’indice MSCI delle Borse mondiali ha perso il 9% dai massimi di gennaio e, anche se abbiamo individuato una manciata di fattori che potrebbero sostenere l’azionario nel primo semestre del 2019, a lungo temine gli orsi sono minacciosi”.
Lo spettro di una recessione in Usa a inizio/metà 2020 avrà un impatto sui mercati azionari nella seconda parte del 2019. Motivo per cui è meglio uscire prima di quella data.