L’Italia è sestultima in Europa fra le società senza contanti e a questa velocità raggiungerà l’attuale media dei Paesi dell’Unione europea solo nel 2030. Con un punteggio medio di 3,5 su 10, il nostro Paese arriva 23esimo su 28 Paesi nel Cashless Society Index 2018 (CSI 2018), lo strumento di monitoraggio sviluppato da The European House – Ambrosetti, che fotografa lo sviluppo della cashless society nei 28 Paesi europei sulla base di 16 Key Performance Indicator.
Anche nella rilevazione 2017 l’Italia era al 23 esimo posto mentre era al 24 esimo nella rilevazione 2016. Si registra un lieve miglioramento nella velocità con cui l’Italia si sta muovendo con riferimento alla crescita delle transazioni pro-capite con carte, che aumenta da 7,1 a 8,4, su una scala da 0 a 100, ma è ancora lontana dal raggiungere i livelli dei migliori europei, Svezia, Finlandia e Danimarca. Se mantenesse questa velocità, l’Italia riuscirebbe ad arrivare all’attuale media europea, del 25,4, solo nel 2030.
L’Italia resta nel gruppo delle 30 peggiori economie al mondo per “intensità del contante”: 11,6% nel 2017, superiore di oltre un punto percentuale rispetto alla media europea (10,1% nel 2016). Nel Regional Cashless Index, introdotto quest’anno, si osserva un divario fra nord e sud del Paese, con la Lombardia in testa alla classifica, anche se comunque lontana dai livelli dei best performer europei, e la Calabria in ultima posizione.
Secondo The European House – Ambrosetti, “occorre quindi promuovere con forza un’azione sistemica e integrata per accompagnare la “transizione cashless” anche nel nostro Paese, similmente a quanto già avviene all’estero. Tutti i Paesi che crescono di più, in termini di pagamenti elettronici, hanno infatti definito una visione (o misure di policy specifiche) sulla cashless society”.