Modello Unico e 730 come specchi di una realtà che stupisce. Soprattutto per il numero dei Paperon de Paperoni che vivono in Italia. Secondo un’analisi de ” Il Sole 24 Ore” i ricchi del Bel Paese sono appena 46mila. Dove per ricchi si intendendo quelle persone che guadagnano almeno 200mila euro l’anno. Questo quello che emerge dall’inchiesta del quotidiano che ha preso in esame i dati del Ministero dell’Economia sulle dichiarazioni dei redditi del 2001.
In pratica a potersi fregiare del titolo di Paperone sono solo lo 0,12% dei contribuenti. E tra questi a dominare sono i professionisti. Una categoria dove la soglia dei 200mila euro è abbattuta da 160 individui ogni 10mila. Media che supera abbondantemente, in pratica dioppiandola, quella che viene fatta registrare dagli imprenditori dove i ricchi sono 80 su 10mila.
Ancora più profondo il solco con i lavoratori dipendenti dove la media si attesta su 15 lavoratori ogni 10mila. Professionista, ma non solo. Il ricco italiano è soprattutto lombardo. All’erario, infatti, il gettito più consistente arriva proprio dalla regione all’ombra del Pirellone. Qui i 6,6 milioni di contribuenti censiti hanno rimpinguato le casse dello Stato con una media di Irpef pagata a testa di 3.860 euro, il 33% in più di quella nazionale. Per quanto riguarda, invece, le categorie di lavoratori, quella che più di ogni altra porta sulle sue spalle il peso del fisco è rappresentata dai lavoratori dipendenti. Su un totale di 39 milioni di contribuenti, il lavoratore subordinato rappresenta il 45%, con 18 milioni di individui che hanno dichiarato un reddito medio di 17mila euro.
Le sorprese, dunque, si affiancano alle conferme. Come quelle che vogliono gli italiani un popolo di proprietari di case. Sono 18,5 milioni i contribuenti che hanno riportato sulla dichiarazione redditi da fabbricati ai fini Irpef per un ammontare che, nel 2001, ha superato i 27 miliardi di euro. Un dato positivo, sul quale si addensa l’ombra della differenza tra il valore catastale e quello del mercato. Una differenza arrivata, dice l’inchiesta del quotidiano di Confindustria, al 140% solo a Milano. Ma a prima vista i dati negativi non risparmiano nemmeno la capitale: a Roma, nella prestigiosa zona che va da piazza Navona a via Condotti, più della metà delle abitazioni risultano iscritte al catasto come case popolari o ultrapopolari e cioè senza servizi igienici. Da un fattore negativo all’altro, quello dell’evasione.
Secondo uno studio delle Entrate, se rapportato ai prezzi del 2002, il gioco a nascondino col fisco è costato all’Erario intorno ai 210 miliardi di euro. Quasi il doppio di quanto hanno pagato, nel 2001 in Irpef, i 39 milioni di contribuenti che hanno versato nelle casse dello Stato 112 miliardi di euro. Il calcolo è presto fatto: chi paga le imposte dirette sul reddito delle persone fisiche copre a malapena il 53% dell’evasione. Ma fare la dichiarazione dei redditi vuol anche dire calcolare deduzioni e detrazioni. E anche in questo caso quello che emerge dai dati del 2001 è uno spaccato, uno specchio della società italiana.
Spese mediche, donazioni, interessi per i mutui, coniugi e figli a carico: in tutto gli italiani hanno risparmiato sulle imposte 35 miliardi, per una media di 860 euro atesta. Le più gettonate sono state le spese mediche portate in deduzione per 10,5 miliardi. Un segnale positivo per chi scommette sulla previdenza integrativa, a quanto pare sempre più diffusa, è quello che arriva dalle esenzioni richieste per i contratti assicurativi sulla vita o contro gli infortuni. A chiedere questo sconto sono stati 9,5 milioni di contribuenti. Sempre più previdenti, ma anche sempre più generosi. Detraibili sono anche le erogazioni alle associazioni umanitarie e alle Onlus riportate sui propri modelli 730 e Unico da 750 mila cittadini. Per i paesi in via di sviluppo hanno versato un obolo 87 mila italiani, per le istituzioni religiose 146 mila. Molto meno altruismo, invece, nei confronti dei partiti: appena 20 mila i sostenitori.
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