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Sondaggi: M5S in calo e Grillo vuole far fuori Di Maio

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ROMA (WSI) – Ormai è ufficiale: il 4 marzo 2018 gli italiani saranno chiamati alle urne per votare il nuovo Parlamento per la prima volta con la nuova legge elettorale, il Rosatellum.

Da un pò di tempo,  i sondaggi rivelavano che il primo partito era il Movimento Cinque Stelle ma ora cosa si dice? Notizie non buone per il movimento creato dal comico genovese Beppe Grillo, secondo quanto rivela Dagospia, che parla di un calo nei sondaggi.

“Nei sondaggi il Movimento è in calo, e Grillo ha convinto Davide Casaleggio che la colpa sia di Giggino Di Maio. Se alle elezioni non sfonda quota 30%, il leaderino va in naftalina, e al ‘garante’ va benissimo così: lui sogna di essere il nuovo Pci, eternamente all’opposizione. Soprattutto, non vuole leader che durino: è lui l’unico leader”.

E gli altri partiti? Secondo quanto rivela Agi, consistente è il calo del Partito Democratico, che perde quasi 7 punti (per la precisione 6,8) rispetto a inizio gennaio.

“Un vero e proprio crollo, che si è accompagnato a quello degli alleati di governo di Alternativa Popolare (recentemente dissoltasi dopo il ritiro di Alfano) ridotti a un terzo del loro consenso iniziale (da 3,6 per cento a 1,2)”.

Dove sono andati i voti persi del partito guidato da Matteo Renzi?

“Essenzialmente in due direzioni: da un lato, verso Forza Italia, che chiude il 2017 con il miglior dato annuale, un 15,8% che vuol dire oltre 3 punti in più rispetto a inizio anno, un aumento avvenuto non a scapito degli alleati di centrodestra (Lega e Fratelli d’Italia) bensì contestualmente a una loro crescita, seppur più contenuta; dall’altro verso sinistra, con la scissione dei bersaniani che prima hanno formato Articolo 1 – MDP e poi si sono uniti a Sinistra Italiana e ad altre formazioni nel nuovo soggetto guidato da Pietro Grasso, Liberi e Uguali: se a inizio anno SI stentava a raggiungere il 3 per cento, oggi LeU vale quasi il 7, più del doppio. Sostanzialmente fermo è rimasto invece il Movimento 5 stelle, partito intorno al 28,2% e arrivato a fine anno con un saldo leggermente negativo (meno 0,7 per cento)”.