Roma – Per oltre i tre quarti degli italiani il ritorno al centro della scena di Silvio Berlusconi, come candidato Premier del Centro Destra, rappresenta un fatto negativo per la politica italiana.
Di segno opposto l’opinione di un quinto dei cittadini, che valuta invece positivamente la scelta del Cavaliere. “Il dato – afferma il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – sembra confermare una riserva di appeal che il fondatore di Forza Italia manterrebbe, anche oggi, in una non trascurabile minoranza del Paese”.
Secondo le interviste condotte dall’istituto Piepoli, il cui esito e’ stato riportato oggi da La Stampa, il 47% degli italiani vorrebbe Monti come leader del paese. Solo il 20% sta con Bersani e il 24% e’ per un ritorno di Berlusconi.
Ritorno sul quale si sono alzati nuovi dubbi e su cui non fa i salti di gioia la Lega Nord, ex alleato del PdL. Il segretario Roberto Maroni gela infatti l’ex premier dicendo che i suoi non appoggeranno una sua candidatura a Palazzo Chigi. “Io cerco di convincerlo al passo indietro – spiega il segretario della Lega Nord – perchè se io perdo con lui in campo noi siamo finiti”. Pertanto “non credo che alla fine si candiderà”.
Sono iniziate a rimbalzare sui social media e su Libero Quotidiano indiscrezioni circa un passo indietro del Cavaliere. “Ci starebbe ripensando”, scrive il quotidiano diretto da Belpietro nella prima pagina della versione online. Enrico Mentana, direttore del Tg La 7, scrive su Twitter che “sembra che se Monti si candida Berlusconi e’ pronto a rinunciare. Exit strategy dopo il no della Lega?”.
L’annuncio del Cavaliere per una sesta candidatura a premier divide anche gli elettori collocati politicamente nel Centro Destra: secondo l’indagine condotta dall’Istituto Demopolis per “Otto e Mezzo”, il programma condotto su LA7 da Lilli Gruber, appena il 53% condivide la decisione dell’ex Premier, mentre appare più fredda quella parte dell’elettorato che avrebbe preferito un rinnovamento. L’apprezzamento cresce tra gli attuali elettori del PDL, i due terzi dei quali valutano favorevolmente il ritorno in campo, nella speranza di porre un freno alla progressiva erosione del consenso al partito.
Negli ultimi tre anni, secondo il Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, la fiducia degli italiani in Berlusconi si è progressivamente ridimensionata, crollando dalla 56% del 2009 al 16% del giugno scorso. Per attestarsi oggi, con una lieve ripresa registrata nell’ultima settimana, al 19%.
Da qualche giorno, il fondatore di Forza Italia è tornato prepotentemente al centro del dibattito politico e mediatico. Il voto per le Politiche è ormai vicino: Berlusconi riuscirà a rimontare, come accadde nel 2006, quando sfiorò il pareggio contro un Centro Sinistra guidato allora da Prodi?
Il 21% ritiene che sia un’ipotesi da non escludere. Per oltre il 70% degli italiani, intervistati dall’Istituto Demopolis, è invece uno scenario improbabile, in quanto i tempi ed il Paese sono profondamente cambiati. [ARTICLEIMAGE]
Nota metodologica – L’indagine è stata condotta dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demòpolis dall’8 al 10 dicembre 2012 – per il programma Otto e Mezzo – su un campione di 1.010 intervistati, rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne. Direzione della ricerca a cura di Pietro Vento, con la collaborazione di Giusy Montalbano e Maria Sabrina Titone. Supervisione della rilevazione demoscopica di Marco E. Tabacchi.
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Sono a un passo dall’addio. Meglio, dagli addii. Perché gli ex An si presentano al momento della verità divisi. Dopo la loro brusca “cacciata” per mano di Silvio Berlusconi in diretta televisiva, infatti, si è innescata una girandola di incontri e contatti tra i colonnelli dell’ex Alleanza nazionale. Le scissioni, più o meno morbide, sembrano ormai inevitabili. Oggi appare in questo contesto l’ennesimo giorno della verità.
Ignazio La Russa è il più convinto di tutti. Ieri ha incontrato Giorgia Meloni. Insieme potrebbero dar vita a un soggetto di destra – potrebbe chiamarsi “Centrodestra italiano” – scegliendo la via di una scissione più o meno morbida. Ma la giovane ex ministro tentenna, valuta anche la strada di una forza autonoma insieme a Guido Crosetto, che avrebbe un’unica ragione sociale: il rinnovamento. Il gigante azzurro a suo volta non resta fermo e oggi ha incontrato Angelino Alfano.
La giornata di oggi appare dunque determinante per la sorte dei dirigenti che provengono da via della Scrofa. A sera è infatti in agenda un incontro tra La Russa, Meloni, Gasparri (che ancora frena sulla separazione, ma difficilmente romperà con l’ex ministro della Difesa) e i parlamentari d’area. Sarà in quella sede che quasi tutti si attendono decisioni irrevocabili. Ed è lì che Meloni potrebbe annunciare la strada prescelta. Ed è lì che La Russa potrebbe spiegare che se scissione deve essere, sarà meno morbida di quanto immaginato. Un modo per marcare le differenze e sottolineare i valori di riferimento rispetto ai berlusconiani, aggregando consenso in campagna elettorale.
Ma è tutto il mondo aennino in subbuglio. Gianni Alemanno è pronto a rompere, nei prossimi giorni preparerà il terreno per una scissione che dovrebbe concretizzarsi entro domenica. Lunedì i suoi parlamentari potrebbero lasciare i gruppi del Pdl. Ma intanto, nel dubbio, domani incontrerà Silvio Berlusconi. Tutte le strade restano aperte e insieme da Andrea Augello il sindaco valuterà due opzioni: schierarsi con Monti – se il Prof si candiderà – o con Berlusconi, se invece dovesse concretizzarsi una sfida tra l’ex premier e Bersani.
Accanto all’ex ministro dell’Agricoltura si schierano già parte delle truppe di Comunione e liberazione. Mario Mauro a Bruxelles ha sfidato apertamente il fondatore del Pdl, che vorrebbe sfiduciarlo ma non ha i numeri per farlo. Eppure berlusconiani di ferro come Licia Ronzulli non mancano di contestare la guida del capodelegazione: “Per coerenza dovrebbe dare le dimissioni”. Con Mauro, però, è schierata buona parte dei 24 eurodeputati pidiellini. Anche l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini è a un passo dall’addio, mentre già fuori dal Pdl sono diversi senatori guidati da Pisanu, che in serata è stato ricevuto da Gianfranco Fini.
Su tutti i parlamentari pesa comunque il verbo del Cavaliere. Che, a Mattino Cinque, ha licenziato in diretta il 90% dei parlamentari, promettendo di ricandidare solo il 10% degli uscenti. Numeri naturalmente lontani dalla realtà, ma che servono a portare avanti una precisa strategia per favorire la fuga dal partito e ‘selezionare’ le truppe scelte. Domenica sono in agenda solo a Roma due importanti eventi, uno lanciato da Meloni e l’altro da Alemanno. Già in quell’occasione il quadro dovrebbe chiarirsi. (TMNEWS)