I direttori finanziari delle maggiori società nordamericane hanno ridotto i propri timori di una recessione economica, ma sono quasi unanimi nel ritenere che si sia già in una fase rallentamento dell’economia o sul punto di entrarvi. E che questo si farà sentire soprattutto in Europa e in Cina. Queste le prime evidenze emerse dal sondaggio della società di consulenza Deloitte “Cfo Signals Survey”, che raccoglie le opinioni dei direttori finanziari delle società statunitensi, messicane o canadesi con almeno 3 miliardi di ricavi annui.
Nel dettaglio, il 69% degli intervistati ritiene che le condizioni economiche in Nord America siano ancora “buone”, mentre solo il 18% pensa lo stesso di quelle cinesi e appena il 7% rispetto a alle condizioni europee.
In particolare la Cina soffrirebbe della transizione a un’economia più focalizzata sulla domanda interna, mentre si fanno sentire le ripercussioni nell’innalzamento delle barriere commerciali con gli Usa (che rendono meno competitivi i prodotti cinesi esportati).
Pertanto, “il Nord America è chiaramente il posto in cui le aziende continuano ad aumentare la propria attenzione agli investimenti”, ha commentato Sandy Cockrell, leader del programma Deloitte Global Cfo.
Timori di recessione in calo
Se all’inizio del 2019 la sensazione che l’economia americana potesse entrare era piuttosto diffusa, o comunque si era guadagnata notevole attenzione mediatica, ora lil giudizio sembra decisamente più cauto. Nel primo trimestre il 15% dei Cfo raggiunti da Deloitte avevano dichiarato di aspettarsi una recessione nel 2020. Nel sondaggio effettuato nell’ultimo trimestre solo il 3% dei direttori finanziari lo crede ancora. Va però ricordato, come accennato in apertura, che il 97% ritiene già iniziata la fase di rallentamento o che comunque verrà osservata entro l’anno. Parte dell’ottimismo dimostrato nei riguardi dell’economia Usa è giustificato dal raggiungimento dell’accordo di Fase uno fra Cina e Stati Uniti, che potrebbe preludere a ulteriori passi nella distensione delle rispettive politiche commerciali. “Se si riuscisse a concludere questi accordi commerciali, sarebbe la cosa più importante”, ha affermato Cockrell, “l’incertezza di dover valutare le catene dell’offerta rende estremamente difficili budget e previsioni… se riesce a fare un po’ di chiarezza su questo, lo vedrei come un elemento favorevole”.
Per quanto riguarda il giudizio sull’attuale situazione dei mercati azionari i Cfo si dimostrano piuttosto netti nel ritenere le attuali valutazioni come eccessive. E’ di questo avviso 77% degli intervistati, mentre appena il 4% ritiene che le azioni siano complessivamente sottovalutate – meno della metà rispetto alla precedente rilevazione.