Società

Sopresa Iran: eletto un riformista, svolta nucleare?

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

NEW YORK (WSI) – Eletto con la maggioranza dei consensi alla presidenta della Repubblica Islamica, il moderato Hassan Rohani e’ atteso alla prova del dossier sul nucleare e quello relativo alla guerra civile siriana.

L’Iran e’ uno dei principali partner del governo di Basha al-Assad in Siria. In campagna elettorale il successore di Mahmoud Ahmadinejad ha espresso la volonta’ di istaurare un dialogo piu’ aperto con l’Occidente allo scopo di costruire un rapporto piu’ stretto.

Il neo eletto ha citato anche le negoziazioni dirette sul nucleare con gli Stati Uniti, nemico giurato dell’Iran. Insomma, dopo Saddam Hussein, Muhammar Gheddafi, Osama bin Laden e Hugo Chavez, anche se in modo diverso dai suoi “predecessori”, se ne va un altro grande nemico degli Stati Uniti.

L’ex candidato dei Moderati ha tenuto a precisare, tuttavia, che il suo governo non sara’ mai un governo del compromesso e della rinuncia”. Questa posizione e il fatto che ad ogni modo a manovrare veramente le redini del paese continuera’ a essere la Guida Suprema Ali Khamenei sono i motivi per cui l’altro nemico storico di Teheran, Israele, ha espresso diffidenza.

Questa è la vittoria dell’intelligenza, della moderazione e del progresso sull’estremismo”: così il nuovo Presidente iraniano, Hassan Rohani, in un messaggio trasmesso dalla televisione di Stato.

Con il 50,68% delle preferenze Rohani – che ha incassato l’appoggio di moderati e riformisti – è stato eletto direttamente al primo turno delle presidenziali, sconfiggendo con largo margine i tre candidati conservatori.

La vittoria segna una cesura con l’era Ahmadinejad, tanto più che Rohani era stato fra i negoziatori della spinosa questione nucleare nell’era della presidenza moderata di Moahmemd Khatami. Così la notizia è stata accolta con soddisfazione da Londra e Parigi. Rohani ha promesso una maggiore flessibilità nel dialogo con l’occidente, e’ vero, ma e’ presto per dire che tipo di atteggiamento avrà sui rapporti internazionali che restano comunque sotto il diretto controllo della guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei.

Da parte sua la Gran Bretagna ha chiesto già a Rohani di “avviare l’Iran su una nuova via” soprattutto “lavorando sulle inquietudini della comunità internazionale circa il programma nculeare” mentre Parigi si è già detta “pronta a lavorare” con il neopresidente sul nucleare ma anche “sull’impegno dell’Iran in Siria”.

Secondo la Costituzione il presidente è la seconda carica dello Stato iraniano dopo la Guida Suprema ma dovrà gestire anche i rapporti con altri pezzi di potere in mano ai conservatori come il Parlamento e l’autorità giudiziaria in mano ai fratelli Ali e Sadegh Larijani.

In campagna elettorale Rohani ha scelto il simbolo della chiave, simbolo che apre la porta alla soluzione dei problemi del Paese: per quel che riguarda i negoziati nucleari si è impegnato per un governo “non di compromesso o di resa, me non neanche avventuriero”, in “continuità con Khatami e Rafsanjani”; l’ex negoziatore non ha infine scartato l’ipotesi, pur ritenuta “improbabile”, di un dialogo diretto con gli Stati Uniti per risolvere il contenzioso.