NEW YORK (WSI) – Dalle pagine del sito Project Syndicate George Soros detta la sua ricotta per trasformare la crisi dei rifugiati in Europa in un’opportunità per il vecchio continente. Per il finanziere di origini ungheresi, del resto, una situazione del tutto gestibile è diventata una crisi per mancanza di norme comuni in fatto di asilo politico e per un atteggiamento egoista da parte di ogni Stato concentrato solo sui propri interessi. Ciò alla fine ha causato il panico tra i richiedenti asilo, il pubblico e le forze dell’ordine.
Ora bisogna stabilire al piu’ presto un piano coordinato per assorbire i rifugiati in modo ordinato, sicuro e che vada anche oltre i confini europei e in cui ci sia un coinvolgimento globale e sia sotto l’autorità delle Nazioni Unite. Dopo tutto è più conveniente tenerli vicino al posto da cui vengono e i primi a dover essere sistemati sono i siriani, pur senza dimenticare gli altri.
Il piano di Soros è basato su sei punti:
1. La Ue deve accogliere un milione di rifugiati l’anno e dare a ciascuno di loro 15mila euro all’anno per due anni per far fronte a spese base e renderli più facili da accettare in uno Stato. Ingrediente indispensabile per il successo è poi piazzarli dove vogliono e dove sono voluti.
2. Provvedere adeguati fondi a Libano, Giordania e Turchia per mantenere i 4 milioni di rifugiati che al momento vivono là. Vanno calcolati circa 5mila euro a rifugiato o 20 miliardi di euro in tutto. Inoltre, vanno facilitati i commerci con Tunisia e Marocco per creare investimenti e occupazione per rifugiati e locali.
3. Costruire un singolo sistema europeo di richiesta di asilo e una singola agenzia per l’immigrazione. Gli attuali 28 sistemi diversi non funzionano.
4. Stabilire canali sicuri, iniziando dal trasporto da Grecia e Italia alle altre nazioni d’arrivo. Ciò bloccherebbe lo stato attuale di panico tra la gente e le tragedie in mare.
5. Stabilire standard finanziari e operativi globali per il trattamento di richiedenti asilo e migranti.
6. Infine, mobilitare il settore privato, le ONG, la chiesa e aziende, in funzione di sponsor, allo scopo di ottenere non solo finanziamenti, ma anche risorse umane e informatiche.
(Cba)