NEW YORK (WSI) – Dopo che Vladimir Putin ha attaccato l’Ucraina, Angela Merkel è diventata a tutti gli effetti la leader incontrastata dell’Unione Europea, e quindi anche “la Cancelliera del mondo libero”, come l’ha definita il Time nella sua famosa copertina, ma questo non significa che non sia colpevole o almeno complice del caos in cui è sprofondata l’Europa in questi mesi.
È l’opinione del finanziere miliardario George Soros, che rimane fermamente convinto che le politiche di austerity imposte dai paesi teutonici e virtuosi dell’area euro, con la Germania in prima fila, abbiano causato i problemi attuali. Tutto questo si poteva evitare, è il concetto espresso dallo speculatore di fama mondiale.
Come con la decisione di opporsi all’offensiva russa nell’Ucraina dell’Est, anche nel caso della crisi dei migranti, Merkel ha saputo anticipare i rischi di disintegrazione dell’Unione Europea, a cominciare dal trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone e finendo con il mercato della moneta unica.
Sfortunatamente per Merkel, il suo piano non è stato preparato adeguatamente. “La crisi è lontana dall’essere risolta e la sua leadership non solo in Europa ma anche in Germania e persino all’interno del suo partito viene messa in discussione”.
La crisi dei rifugiati potrebbe aver rappresentato una svolta politica per la Cancelliera. Famosa per le sue accurate analisi dei pro e contro prima di prendere decisioni importanti, con l’ultima crisi l’impressione è che abbia agito impulsivamente, senza fare troppi calcoli. Il suo stile è cambiato e questo rende nervose molte persone in Europa.
Almeno 6 crisi rischiano di disintegrare l’Ue
L’Unione Europea rischia di disintegrarsi e secondo alcuni analisti il paradosso è che il rischio maggiore che corre l’Europa è la fine dell’era Merkel al potere, proprio colei che non è riuscita – sotto la sua leadership – a raddrizzare la barca europea che ora rischia di affondare. “La crisi greca ci ha insegnato alle autorità europee l’arte di cavarsela rimbalzando da una crisi all’altra. Senza mai riuscire a risolvere nulla definitivamente. Una pratica conosciuta anche come rimandare a domani quello che non puoi fare oggi”.
“Siccome non è ancora riuscita a risolvere le crisi precedenti a quella dell’immigrazione, ora l’Ue si trova a dover gestire cinque o sei crisi allo stesso tempo“.
Nello specifico Soros si riferisce a l’eventualità di una Grexit, il braccio di ferro con la Russia, la guerra civile in Ucraina, il referendum per la Brexit e la crisi dei migranti. La cui causa principale scatenante è stata il conflitto in Siria. Senza contare la crescita dei movimenti populisti euroscettici, in particolare dopo gli attentati di Parigi, “che hanno avuto un impatto molto forte nell’opinione pubblica”.
Sempre a margine del Forum di Davos, il premier francese Manuel Valls, ha elencato le stesse crisi che l’Unione Europea dovrà affrontare, citando il rischio che si formi una “frattura” nel “mesi a venire”. Tra le crisi citate l’immigrazione, il terrorismo, l’auge del populismo e la minaccia di un’uscita della Gran Bretagna.
Merkel ha previsto che la crisi dei rifugiati avrebbe avuto il potenziale di distruggere l’Unione Europea, un progetto ancora in divenire che adesso rischia di precipitare. Gli unici che possano impedire che la previsione lugubre di Merkel diventi realtà sono i tedeschi.
“Penso che il popolo tedesco, guidato da Merkel, ha raggiunto una posizione di egemonia. Ma ci sono arrivati senza concedere troppo. Di solito i leader arrivano dove sono avendo fatto i propri interessi ma anche quelli delle persone sotto la loro protezione. Ora i tedeschi devono decidere: vogliono accettare le responsabilità e le passività che accompagnano implicitamente il ruolo di potenza dominante in Europa?”
Secondo Soros l’Europa avrebbe avuto bisogno della leadership che Angela Merkel sta mostrando nell’affrontare la crisi dei rifugiati per risolvere la crisi del debito sovrano. “Sfortunatmente quando Lehman Brothers ha fatto crac nel 2008, la Cancelliera non era pronta a consnrire che il sistema bancario europeo venisse salvato con il contributo di tutti gli stati membri dell’Eurozona, nella convinzione che l’opinione pubblica tedesca non l’avrebbe mai accettato.
Se avesse invece tentato di cambiare l’opinione pubblica in patria invece di seguirne la direzione, la tragedia che sta vivendo ora l’Unione Europea sarebbe stata evitata. La buona notizia è che la partita non è ancora finita. La negativa è che la palla è nel campo dei tedeschi, popolo che in certi aspetti – come la condivisione dei debiti – si è dimostrato negli ultimi anni intransigente.