In poco più di un mese, le aziende italiane hanno contribuito ad affrontare l’emergenza con oltre €600 milioni in donazioni (fonte Italia non profit) e riconvertendo le proprie attività in settori di utilità per la comunità. Ma non solo.
La crisi sanitaria ha posto al centro del dibattito l’urgenza del cambiamento dei modelli organizzativi, attraverso una prova senza precedenti di flessibilità e agilità, anche nelle modalità quotidiane di azione (lavoro agile) o nell’adeguamento di strumenti in grado di consentire all’azienda di operare in modalità multicentrica (con investimenti nelle infrastrutture digitali e sulla formazione del personale).
A metterlo in evidenza è uno studio condotto da BDO e Nextea/Altea Federation dal titolo “Alla ricerca del Sense of Purpose per un impatto sostenibile ed esponenziale”, condotto sulle 40 aziende quotate al FTSE MIB.
Sotto i riflettori sono finiti i comportamenti adottati nei confronti della sostenibilità (il Sense of Purpose) e dell’innovazione, sia in termini organizzativi che tecnologici (Esponenzialità). Sono questi, infatti, i fattori chiave necessari per disegnare uno scenario di crescita e rinascita in un’Italia post – COVID 19.
“Ci troviamo davanti alla più grande crisi sanitaria, economica e sociale del dopoguerra.
In questo scenario complesso – commenta Simone Del Bianco, Presidente BDO Italia – le aziende, insieme alle Istituzioni, hanno un compito enorme che può significare, se ben interpretato, una vera rivoluzione del Sistema Italia. Il tessuto imprenditoriale è pronto a questo sfida e lo vediamo dal contatto quotidiano con i nostri clienti. Se in passato, possono esserci stati timori o rallentamenti nell’affrontare la modernità, questa emergenza ha dato un’accelerazione forzata al modo di pensare l’essere impresa.
Con questo studio vogliamo dare un contributo di pensiero per far ripartire l’Italia, immaginando l’azienda ideale, pronta a raccogliere stimoli, a spingere il Paese e a trainare la collettività”.
In generale, il profilo di azienda tipo che emerge come prevalente tra quelle quotate all’interno del paniere principale di Piazza Affari è quello dell’azienda “idealista” ovvero un’impresa consapevole del proprio “Sense of Purpose” (SOP), ma non sufficientemente orientata verso le opportunità della “Esponenzialità” (EXO).
Un numero di aziende non elevato ma significativo, invece, rientra nella categoria “attendista”, dove il ritardo si manifesta in entrambe le dimensioni.
È emerso, in particolare, che la tensione verso il Sense of Purpose è diffusa nei quattro comparti – banche, assicurazioni, infrastrutture fisiche e beni industriali – con buoni risultati sia negli assicurativi che nei beni industriali.
Le assicurazioni mostrano un SOP sopra la media e un EXO nella media, mentre le aziende del settore bancario hanno fatto registrare una discreta omogeneità di risultati, specie lato SOP con una buona presenza su tecnologie innovative, ma mancanza di Massive Transformative Purpose (integrazione tra Sense of Purpose ed Esponenzialità).
Per i beni industriali si nota un’elevata omogeneità di risultati con una buona definizione di vision e mission ma valori EXO molto bassi, pur con alcune tecnologie innovative presenti.
Le infrastrutture fisiche, invece, mostrano buoni valori medi di SOP, ma molta eterogeneità nei contenuti specifici con buoni valori di EXO, nonché alcuni elementi riconducibili ad un Massive Transformative Purpose.
Il comparto che meglio si posiziona a livello di innovazione tecnologica (Esponenzialità) è quello delle infrastrutture, in modo particolare le utilities, laddove il settore di produzione di beni industriali mostra margini per una possibile trasformazione in chiave innovativa.
Guardando avanti secondo lo studio, tutti i settori industriali presi in considerazione nello studio dovranno concentrarsi sullo sviluppo di soluzioni altamente scalabili in grado di portare benefici all’intero settore, favorendo nuovi modelli organizzativi che rispondano in maniera efficace e rapida alle opportunità, ai rischi e ai bisogni del modello di rete.
“I nuovi scenari che vanno delineandosi obbligano le aziende ad andare oltre il proprio core business, favorendo lo sviluppo di rapporti trasparenti con le istituzioni nell’ottica dell’integrazione tra pubblico e privato, i propri stakeholder e le comunità di riferimento e i territori attraverso un dialogo continuo.
Occorre pensare a nuove strutture organizzative caratterizzate da una leadership diffusa e inclusiva che superi i modelli obsoleti estremamente gerarchizzati e coinvolga i dipendenti a tutti i livelli, creando nuovi stimoli e le condizioni necessarie a velocizzare i processi decisionali e la flessibilità all’intero business.
La cultura organizzativa orientata al benessere dei dipendenti e alla ricerca dei talenti, infatti, rappresenta il punto di partenza per stimolare innovazioni ambiziose, sviluppare competenze specialistiche e trasversali, migliorare contemporaneamente il work–life balance e la qualità del management, e fornire un ambiente di lavoro altamente motivante.
Finanza sostenibile, Investimenti ESG, Big Data e IoT sono, tra gli altri, alcuni esempi di strumenti presenti sul mercato capaci di aiutare l’azienda nell’intraprendere un percorso di evoluzionista consapevole. Tuttavia, il cambiamento di paradigma si realizza solo grazie ad un’attitudine aziendale trasformativa e massiva capace di reinterpretare il proprio «purpose» in un’ottica evoluzionista”.