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Sostituirà Imu e Tarsi. Ipotesi 3 per mille per Service Tax

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ROMA (WSI) – Per la legge di Stabilità, che il Consiglio dei ministri approverà domani, il rush finale è sulla Service tax che da gennaio sostituirà Imu e Tarsi.

Il nodo è l’aliquota massima che secondo anticipazioni dovrebbe essere del 3 per mille o 30 centesimi di euro al metro quadro. L’impegno della maggioranza, già indicato nel decreto che abolisce la prima rata dell’Imu, è che la somma delle imposte tra patrimonio, servizi e rifiuti, non superi l’attuale tetto massimo dell’Imu cioè 7,6 per mille per le prime case e 10,6 per le altre.

Altro punto importante da definire in queste ore è la struttura del cuneo fiscale (il cuore della manovra) a favore delle aziende: secondo indiscrezioni non dovrebbe essere a pioggia per tutte ma solo per quelle che investono o assumono. Poi c’è l’ipotesi di una nuova aliquota Iva al 7%, possibili tagli drastici alla sanità e un disegno di legge di accompagnamento sul consumo dei suoli.

Anche ieri è continuata la rumba delle voci sui contenuti della legge di Stabilità, facendo irritare il premier Enrico Letta. In attesa che la struttura finale prenda forma, si parla di una manovra sul 2014 da 12-15 miliardi.

Al momento viene ipotizzato un taglio del cuneo fiscale a favore di imprese e lavoratori per 5 miliardi nel 2014 e altrettanti nel biennio successivo. Per evitare la frantumazione mensile probabile che per i dipendenti ci sia un unico intervento nella busta paga di aprile per un totale medio di circa 200-250 euro per redditi fino a 55 mila euro l’anno lordi. Per le imprese (2,5 miliardi) ci dovrebbero essere riduzioni Ires e Irap solo per quelle virtuose cioè che investono o assumono.

Il tanto contestato aumento dal 21 al 22% dell’Iva (che porta l’Italia ai vertici della classifica di Eurolandia) potrebbe rientrate nell’ambito di una rivisitazione delle attuali tre aliquote (4, 10 e 22%) con la creazione di una quarta al 7% nella quale far confluire alcuni beni al 4 e al 10%.

Sul fronte lavoro ci sarà , oltre al finanziamento della cassa integrazione normale e in deroga, un rafforzamento degli ammortizzatori sociali come la nuova Aspi (indennità di disoccupazione) e una serie di interventi «cacciavite» per stimolare la crescita economica come la deducibilità del costo del lavoro ai fini Irap, una revisione dei contributi Inail per premiare le aziende più sicure, la possibilità di emettere mini-bond per finanziare le Pmi.

Altri capitoli prevedono un allentamento del patto di stabilità interno legando questa possibilità proprio all’arrivo della nuova Service tax i cui proventi andranno tutti in tasca ai Comuni.

Poi ci sono le privatizzazioni degli immobili pubblici e la spending review che tra poco passerà sotto la guida dell’ex chief economist fiscale del Fondo monetario internazionale Carlo Cottarelli. Atteso anche un disegno di legge sul consumo del suolo già varato dal Consiglio dei ministri del 15 giugno ma mai arrivato in Parlamento per le resistenze opposte dalle Regioni.

L’obiettivo è dare precedenza alla demolizione e ricostruzione e non alle nuove costruzioni. In questa direzione pure le norme proposte dal ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, e che potrebbero finire in un collegato, a partire dalla possibilità per il Gse (Gestore servizi energetici) di emettere obbligazioni fino a 2 miliardi l’anno da portare a sconto nella bolletta energetica delle aziende.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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ROMA (WSI) – Sono ore febbrili per i tecnici dei ministeri economici: la legge di stabilità da circa 12 miliardi sarà varata martedì dal Consiglio dei ministri, ma su molti dei punti più importanti del provvedimento una soluzione definitiva (o soddisfacente) non è ancora stata trovata. A ben vedere è sempre stato così: la «quadra» delle Finanziarie si trova sempre all’ultimo minuto, quando politici e tecnici sono ormai con le spalle al muro. E non è una novità nemmeno il classico gioco delle anticipazioni: i giornali fanno il loro mestiere per cercare di scoprire le cose, e i vari protagonisti dosano indiscrezioni e voci anche per cercare di ottenere certi risultati.

Come ha fatto del resto sabato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, con il suo allarme sul rischio di tagli al settore per 3,5 miliardi di euro. Anche per questo ieri il premier Enrico Letta ha deciso di usare un tweet per cercare di gettare acqua sul fuoco, ovviamente dando la colpa al mondo dell’informazione: «Giornali a caccia di indiscrezioni spacciate per fatti su Legge Stabilità. Invito a leggere testo vero del Cdm martedì. Il resto è solo caos…».

Detto questo, il cantiere della manovra è ancora apertissimo. Uno dei nodi centrali sarà la riduzione del cuneo fiscale, con maggiori detrazioni per i lavoratori dipendenti: sembra però che per il triennio 2014-2016 ci saranno a disposizione solo 10 miliardi in tutto. L’anno prossimo, se passa la linea dell’erogazione in un colpo solo, ci sarà un bonus di 250 euro circa (a maggio); lo sconto sarà del doppio nel 2016. Ancora da definire la parte che spetterà alle imprese, con decontribuzioni per chi assume e investe. Tra gli interventi allo studio il potenziamento dell’Ace (aiuto alla crescita economica), alla rivalutazione dei beni, e una revisione dei contributi Inail per premiare le aziende più sicure a scapito di quelle meno accorte al tema. Torna sempre il progetto già tentato di introdurre la possibilità di emettere mini-bond per finanziare le Pmi.

Si preannuncia poi la revisione delle aliquote Iva. Potrebbe nascere, accanto a quelle del 4, 10 e 22% una nuova aliquota al 7 o all’8 per cento, in cui confluiranno alcuni beni ora al 4% ed altri del 10%. Secondo alcune bozze, l’aliquota del 10% potrebbe persino scomparire. Sulla Service tax si parla di un aliquota di partenza del 3 per mille (30 centesimi a metro quadro), con una quota (relativa ai servizi) a carico degli inquilini. Tutti si chiedono se la nuova tassa sarà davvero più leggera della somma di Imu prima casa e Tares, che spariranno, e soprattutto se le prime case saranno davvero tutte esenti. Possibile un aiutino per mandare in pensione chi ha 62 anni, 35 anni di contributi e né lavoro né ammortizzatori sociali. Sui tagli il rischio di stangata per gli Enti locali è sempre concreto, e c’è molta attesa per comprendere le intenzioni del governo su privatizzazioni e dismissioni del patrimonio immobiliare.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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