di Paolo Ceccherini
Il Belpaese ha un posto speciale nel cuore della società inglese. Il perché lo spiega il suo amministratore delegato Filippo Lotti
Dott. Lotti, Sotheby’s è in Italia da cinquanta anni. Quale è il segreto di questo successo ?
“Il vero segreto è l’Italia stessa, un Paese tra i più ricchi al mondo di opere d’arte e con una tradizione di collezionismo colto. Nonostante il contesto normativo non sia impostato a stimolare le vendite è da sempre una piazza di riferimento per l’arte”.
Nella prima parte del 2018 le aste sono andate molto bene. Siamo difronte a una bolla?
“Non parlerei di bolla nel mercato dell’arte poiché dal mio punto di osservazione noto che esiste una forte e consistente domanda globale di opere di grande qualità che sono sempre più difficili da reperire. Le aggiudicazioni da ‘copertina’ sono prerogativa delle vendite più importanti dell’anno. In Italia, nella prima metà dell’anno, abbiamo realizzato vendite per 14,8 milioni di euro su 385 lotti contro i 407 proposti”.
Oggi sono disponibili online molte informazioni sulle aste. Eppure spesso i prezzi finali di vendita sono distanti dalle stime. Perché?
“L’imponente mole di dati disponibili contribuisce a ridurre le imprecisioni di stima rispetto al passato. Tuttavia il prezzo finale lo decide il mercato. Le componenti emozionali, come la provenienza e la storia espositiva dell’opera, oppure i limiti che i collezionisti si pongono in termini di prezzo rendono ogni aggiudicazione unica e irripetibile”.
Parlando di arte contemporanea dal 2000 in poi, quali sono gli artisti o i movimenti in grado di catturare l’attenzione del mercato?
“A livello internazionale c’è un deciso interesse per l’arte contemporanea africana. Vedi per esempio il recente record di aggiudicazione di Kerry James Marshall con “Past Times”. Da una stima di 8-12 milioni di dollari è stato venduto per 21,1 milioni”.
L’asta primaverile di arte contemporanea a Milano è andata molto bene. Come vi state preparando per l’appuntamento autunnale?
“Stiamo lavorando al catalogo. Posso anticipare che proporrà un’opera molto interessante di Pistoletto “Ritratto della figlia”, un Fontana con una bella storia collezionistica, lavori di Burri, Afro e tanti altri”.
Siete stati pionieri nella valorizzazione e promozione dell’arte del dopoguerra italiano. Ritenete che possa imporsi in un mercato dell’arte sempre più globalizzato?
“Assolutamente sì e non lo dico per campanilismo ma perché vedo che il nostro dopoguerra sta entrando sempre di più nei cataloghi delle grandi aste di Londra e New York. Non parlo solo di Fontana o Burri ma anche di Boetti, Castellani, Stingel, tra gli altri. Nel mercato asiatico, che oggi è uno dei più vivaci, va segnalato l’interesse per Giorgio Morandi ”.
L’arte antica è forse il segmento che soffre di più, quali sono le aspettative?
“Nell’arte antica serve cautela e qualità, è un mercato assai esigente. Noto tuttavia con piacere che alcuni dei nostri clienti più aggiornati stanno accrescendo le loro collezioni con un occhio attento alla relazione tra arte contemporanea e antico”.
Quali artisti italiani sono da tenere d’occhio per le prossime aste?
“È difficile sbilanciarsi, tuttavia trovo alcune opere di Leoncillo siano davvero degne di nota”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre del mensile Wall Street Italia