ROMA (WSI) – L’attuale situazione economica delle famiglie italiane è abbastanza paradossale. Non si riesce a far fronte a tutte le spese correnti del mese anche perché non si ha accesso ai prestiti, eppure sulle spalle di ogni nucleo gravano già abbastanza finanziamenti in corso, stipulati prima che scoppiasse la crisi. Fra questi, ovviamente, ci sono i mutui per la casa, ma non solo: la Cgia di Mestre ha stimato che l’indebitamento da credito al consumo delle famiglie è cresciuto del +140% in dieci anni. Ciascuna di queste deve in media alle banche 20 mila euro.
La causa della sovraesposizione delle famiglie, secondo il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi, sarebbe l’arrivo dell’euro, o meglio l’effetto che la moneta unica ha avuto sui tassi di interesse. Dall’11,2% rilevato fra il 1991 e il 2011, i tassi sono infatti caduti in picchiata fino al 5,5% (percentuali medie, ndr) fra il 2001 e il 2011. Un condizione favorevole, quindi, per tutti coloro i quali si siano trovati nell’ultimo decennio davanti all’occasione di comprare la prima o seconda casa, o semplicemente chiedere un finanziamento.
Colpa delle famiglie poco accorte o di cattivi consiglieri finanziari? Ci vorranno probabilmente anni per capirlo, intanto però restano i dati. Le città più indebitate d’Italia sono Roma, dove ogni nucleo deve restituire ben 29.353 euro, e Milano con una cifra di poco inferiore, 28.472 euro. Al Sud le situazioni “migliori”: Vibo Valentia (9.154 euro per famiglia) ed Enna, la meno indebitata con 8.586 euro.
L’impossibilità di dedicare parte del bilancio familiare al risparmio e la crescente pressione fiscale concorrono a peggiorare il quadro. Le stime della Cgia parlano del record storico dell’imposizione delle tasse al 45,1% del Pil per il 2013, +13,7% rispetto al 1980. Ogni cittadino verserà nelle casse dello Stato tasse e contributi per 11.735 euro (il dato è calcolato sull’intera popolazione, non quella effettivamente impiegata, ndr).
Fatti i conti, Bortolussi afferma: “Oltre a tener conto che per i contribuenti onesti la pressione fiscale reale si attesta ormai sopra il 54%, quando quest’ultima si calcola al netto dell’economia sommersa, possiamo tranquillamente affermare che nel 2013 gli italiani lavoreranno per il fisco sino alla metà di giugno. Una cosa insopportabile.”
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