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S&P 500 sui massimi, ma la maggioranza dei titoli rimane in negativo. Cosa fare adesso

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L’indice di riferimento di Wall Street, lo S&P 500, ha ormai ampiamente recuperato le perdite subite nel corso del coronacrash e si trova su nuovi massimi storici. Al momento (25 agosto), l’indice segna un rialzo da inizio anno pari al 6,4%. Eppure, dietro alla facciata di uno strabiliante colpo di reni, la gran parte dei titoli azionari inclusi nell’indice rimane ancora in rosso. Senza i primi sei titoli tecnologici (Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google e Microsoft) che hanno guadagnato il 40%, l’S&P 500 sarebbe infatti ancora in rosso da inizio anno.

Secondo un’analisi condotta da Cnbc su dati FactSet aggiornati alla chiusura dello scorso 18 agosto appena il 38% delle azioni che compongono il paniere dello S&P 500 avevano recuperato il gap segnato dall’inizio del crollo (19 febbraio). Una maggioranza netta dei titoli, pertanto, ha ancora da recuperare il terreno perduto.
I tre titoli più colpiti sono Norwegian Cruise Lines (-71%), Occidental Petroleum (-67%), and Carnival Corporation (-67%).

Le sorti dei diversi settori, come prevedibile, hanno seguito destini assai diversi: i maggiori incrementi sono stati realizzati dal settore dei prodotti di consumo, seguito a stretto giro dall’healthcare e, a una certa distanza dall’information technology (grafico in basso). Fra il 19 febbraio e il 18 agosto sono stati i comparti energia e utility quelli che hanno registrato i minori incrementi nel valore di mercato.

Osservare i raggruppamenti per settore, tuttavia, non permette di comprendere l’andamento fortemente differenziato dei vari titoli. All’interno del settore healthcare, ad esempio, non tutte le società hanno beneficiato del contesto emerso con il Covid-19: il 40% delle azioni di questo settore risultano ancora in negativo, in particolare Dentsply Sirona (-26%), Universal Health Services (-19%) e Cigna (-18%). Nel settore IT tali disparità sono ancor più evidenti.

Ubs, su quali titoli puntare adesso

In ottica futura quali potrebbero essere i titoli destinati a far registare le migliori performance?

Con la graduale accelerazione della ripresa mondiale, gli esperti di Ubs si aspettano che la prossima fase di rialzo sia trainata
dai segmenti più economici del mercato che hanno sottoperformato durante il rimbalzo, tra cui i titoli ciclici e quelli value. “Puntiamo quindi sulle mid cap statunitensi, che dovrebbero recuperare il terreno perso a fronte dell’accelerazione e dell’ampliamento della ripresa economica” evidenziano da Ubs.
Storicamente le small cap statunitensi tendono a battere le large cap nel lungo periodo. Da dicembre 1999 a dicembre 2019, ad esempio, l’S&P 500 ha prodotto un rendimento del 225% (+6,1% annuo), contro il 469% (+9,1% annuo) del Russell Mid-Cap e il 338% (+7,7% annuo) del Russell 2000 delle small cap.

Secondo Mark Haefele, Chief Investment Officer presso Ubs Global Wealth Management bisognerebbe “puntare sulle azioni che in futuro potrebbero registrare livelli record di capitalizzazione di mercato” ossia in quelle “società attive nelle tecnologie abilitanti, tra cui l’intelligenza artificiale, il 5G e la realtà aumentata o virtuale, hanno il potenziale di trasformare l’economia globale nel prossimo decennio.
Ci aspettiamo che la spesa in questi tre segmenti aumenti di oltre 10 volte dal 2019 al 2030, passando da 27 a 300 miliardi di dollari. Anche i settori in rapida crescita della new economy cinese ci sembrano mostrare prospettive promettenti.
L’e-commerce e le soluzioni di pagamento elettronico dovrebbero registrare una forte espansione, alimentata dalla convergenza dei consumatori verso le piattaforme digitali.
Ci aspettiamo inoltre che nei prossimi 10 anni i ricavi globali del settore fintech crescano a un ritmo di tre volte superiore al fatturato del settore finanziario nel suo complesso”.