Mercati

Spagna: la deflazione del debito

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ROMA (WSI) – Nonostante il piano di aiuti internazionali ricevuto un anno e mezzo fa, in ottobre la Spagna continua ad attraversare una fase di deflazione del debito. Madrid ha accusato un calo record del credito alle famiglie e imprese: -5,2% (a 793 mila e 940 miliardi) e -10% (a 1 milione e 81 mila miliardi) rispettivamente il mese scorso.

Il credito chiesto dai nuclei familiari per accendere un mutuo su una casa ha continuato il declino, scendendo del 4,7% a 614 mila 860 miliardi di euro.

Tassi & Congiuntura: in area Euro ieri tassi governativi in rialzo rispetto allo scorso venerdì, in una giornata in cui le indicazioni fornite dagli indici Pmi manifatturieri di novembre hanno segnalato la possibilità di recupero dell’economia nei prossimi mesi. Anche l’Italia figura tra i pesi che hanno segnato un pregresso su questo fronte, con il relativo indice Pmi al massimo da oltre 2 anni. A guidare il recupero in questo caso soprattutto la componente occupazionale, in rialzo (sebbene lieve) per la prima volta da oltre 2 anni. Nel frattempo il Portogallo ha annunciato ieri un’operazione di concambio che si terrà oggi e che vedrà lo scambio di titoli 2014 e 2015 con altri in scadenza nel 2017 e 2018. L’operazione è finalizzata ad alleggerire le scadenze nei prossimi due anni, al fine di rendere per il paese più agevole il ritorno sui mercati, previsto per la metà del 2014, quando scadrà il piano di aiuti di 78 Mld€. Negli Usa, il tasso del T-note decennale continua a stazionare in prossimità del 2,80%. Anche in questo caso l’ISM manifatturiero di novembre ha riservato indicazioni positive, balzando al massimo da oltre 2 anni, guidato soprattutto dalla componente nuovi ordini (massimo da metà 2010), produzione ed occupazione.

Si tratta di segnali positivi in vista degli importanti dati sul mercato del lavoro del lavoro per i quali saranno ancor più importanti le indicazioni dell’analogo indice del comparto non manifatturiero, atteso in pubblicazione domani. Sul fronte Fed, Potter, responsabile del comparto mercati della Fed di New York, ha sottolineato come il “reverse repo” sarà il principale strumento che la Fed utilizzerà quando riterrà opportuno inizierà una politica monetaria più restrittiva. Lo stesso Potter ha aggiunto che è stata anche discussa l’ipotesi di riduzione del tasso sulle riserve in eccesso (attualmente allo 0,25%), ma al momento è stata ritenuta inopportuna.

Valute: l’euro ieri si è posizionato al di sotto di 1,36, in un movimento che è apparso guidato soprattutto da considerazioni tecniche, sebbene poi nel pomeriggio il buon dato sull’Ism manifatturiero abbia aperto verso l’ipotesi di tapering anticipato. Su quest’ultimo punto saranno decisivi i dati dei prossimi giorni, in particolare quelli sul mercato del lavoro. Sul fronte speculativo, i dati allo scorso martedì hanno fotografato un cambio di posizionamento: gli speculatori sono infatti ora a favore di un deprezzamento dell’euro verso dollaro, per la prima volta dallo scorso luglio. Gli stessi dati evidenziano come la fase di apprezzamento dell’euro dalla seconda settimana di novembre in poi, sia stata questa volta accompagnata da un continuo ridimensionamento delle posizioni a favore dell’euro. Nel breve il primo supporto rimane in area 1,35.

Yen ancora in deprezzamento verso dollaro (minimo da 6 mesi) ed euro (minimo da fine 2008). Anche in questo caso è stato evidente soprattutto l’impatto delle positive indicazioni arrivate dal fronte manifatturiero per gli Usa e per i paesi dell’area Euro. La componente speculativa ha ulteriormente amplificato le posizioni che puntano ad un deprezzamento dello yen, portandole ai massimi da luglio 2007, avvicinandosi sempre di più al record storico raggiunto a giugno dello stesso anno. Nel breve le principali due resistenze verso euro si collocano a 140 e 141. Molto positivi anche i dati sul Pmi manifatturieri Uk di novembre, che ha così contribuito ad un ulteriore rafforzamento della sterlina, che ha temporaneamente provato a superare la quota di 1,64 verso dollaro, segnando il nuovo massimo da agosto 2011. Sterlina in rafforzamento anche verso euro segnando il nuovo massimo dallo scorso gennaio. Nel breve il primo supporto si colloca in area 0,82 verso euro. Sul fronte delle valute emergenti da segnalare la continuazione della fase di deprezzamento di real, rublo e lira turca a fronte invece di relativa stabilizzazione della rupia indiana.Stabile lo yuan, incluso quello trattato sulla piazza di Hong Kong. I dati pubblicati da Swift hanno nel frattempo segnalato come lo yuan ad ottobre sia diventata la seconda valuta più utilizzata al mondo negli scambi finanziari globali (in modo particolare nel comparto delle lettere di credito), superando l’euro.

Commodity: seduta di ieri negativa per le principali materie prime in un contesto di apprezzamento generalizzato del dollaro. I maggiori cali hanno interessato i metalli preziosi con le quotazioni dell’oro scese ai minimi da cinque mesi fin sotto quota 1220 $/oncia. Calo ancora più marcato per l’argento (-3,7%). Il dato positivo sull’ISM Manifatturiero Usa ha infatti alimentato le aspettative di un tapering imminente da parte della FED. La lettura positiva dell’indice manifatturiero ha invece spinto al rialzo le quotazioni del comparto energetico con il Brent (+1,7%) tornato sopra quota 111 $/b.

A margine della riunione dell’OPEC attesa per domani, il ministro del petrolio saudita ha dichiarato che il mercato è al momento “in equilibrio”, lasciando intendere che domani la quota di produzione dovrebbe rimanere invariata. Negativo anche il comparto dei metalli industriali con le quotazioni dell’alluminio su nuovi minimi da 4 anni. Tra le agricole da segnalare i massimi da 2 anni registrati dal cacao su attese di un aumento del deficit mondiale quest’anno. Sul fronte speculatori, gli ultimi dati della CFTC hanno evidenziato un aumento del 10% delle posizioni nette lunghe su tutte le principali commodity. In rialzo quelle sul Brent, mentre continuano a scendere le posizioni nette lunghe su oro argento, ai minimi da giugno. Da segnalare il nuovo record storico delle posizioni nette corte sul grano.

Azionario: apertura di settimana negativa per i listini europei in un clima di cautela tra gli investitori in vista della riunione BCE e dei dati sul mercato del lavoro Usa in pubblicazione venerdì prossimo. I maggiori cali hanno colpito Ibex e Ftsemib trainati al ribasso dal comparto utility dopo la notizia che il governo spagnolo starebbe per presentare un emendamento che prevede l’annullamento del contributo governativo destinato alla copertura del deficit tra tariffe e prezzi energetici per il 2013. A livello settoriale, all’interno dell’indice Stoxx 600 si è assistito a ribassi generalizzati con l’unica eccezione del comparto health care. Il settore utility è stato il peggiore seguito da energetici e risorse di base.

In Italia, l’indice Ftsemib ha chiuso con un calo di oltre l’1% penalizzato dal ribasso di quasi il 4% messo a segno da Enel. Misto l’andamento per il comparto bancario mentre sale il settore del lusso. In mattinata apertura ancora in calo per i listini europei con l’eccezione del Ftsemib che rimbalza grazie al settore bancario. Negli Usa, seconda seduta consecutiva in calo per i listini azionari con le vendite che si sono concentrate nuovamente nell’ultima ora di contrattazione portando l’indice S&P in prossimità della soglia dei 1800 punti. Il dato sull’ISM di ieri ha incrementato le probabilità di un tapering da parte della FED già nella riunione di dicembre spingendo quindi gli operatori a prendere profitto, in vista anche dei dati sul mercato del lavoro.

A livello settoriale solo health care ed energetici sono riusciti a chiudere le contrattazioni in positivo, mentre le vendite maggiori hanno colpito telecomunicazioni e beni di consumo. Sul fronte emergente, seduta in calo per l’indice MSCI penalizzata principalmente dal calo di oltre il 2% della borsa brasiliana. Negativo anche l’andamento per i listini dell’Est Europa. Durante la notte andamento misto per i listini asiatici: in calo la borsa coreana e quella indiana, mentre salgono i listini cinesi e soprattutto quelli nipponici favoriti dalla debolezza dello yen.