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Spagna, manovra bocciata: si va a elezioni anticipate

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Svolta politica importante in Spagna e di riflesso in tutta Europa. Il parlamento spagnolo ha bocciato la legge di bilancio del governo in carica. Ora il primo ministro Pedro Sánchez, leader del partito socialista, potrebbe, come già preannunciato, indire elezioni anticipate.

In quel caso il voto per eleggere i nuovi rappresentanti della quarta economia dell’area euro sarà molto delicato, in un anno che vede già l’appuntamento con le Europee 2019.

Il governo Sanchez avrebbe avuto bisogno del supporto di alcuni movimenti regionali minori. Ma il risultato è stato di 191 voti contrari e 158 a favore. Ora che in Spagna non c’è più la maggioranza di governo, l’esperienza di Sanchez si conclude qui. A meno di un anno dal suo insediamento si andrà alle terze elezioni in meno di quattro anni.

Chi di spada ferisce, di spada perisce

A sostenere il governo del Partito Socialista era un insieme di gruppi non omogenei. Il più famoso e corposo dei quali era Podemos, il partito di sinistra guidato da Pablo Iglesias. A questo si aggiungevano i nazionalisti baschi e i due partiti indipendentisti catalani. Ossia Esquerra Republicana (ERC, di sinistra) e il PDeCAT (di centrodestra, il partito dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont).

Si tratta degli stessi partiti che meno di un anno fa avevano aiutato Sánchez a sfiduciare il governo dell’allora premier Mariano Rajoy, leader del Partito popolare di centro destra. Tuttavia il voto odierno ha mostrato che l’alleanza poggiava su basi poco solide. I partiti catalani, in particolare, hanno votato con i partiti di centrodestra e contro il governo Sánchez.

Da solo, in Spagna il Partito Socialista può contare soltanto su 84 deputati su un totale di 350 parlamentari. E anche con l’appoggio di Podemos, le autorità non riuscirebbero a varare le misure più importanti, come per l’appunto la legge di bilancio.