ROMA (WSI) – Il partito del premier uscente ha ottenuto la maggioranza dei voti alle elezioni generali di Spagna, ma non la maggioranza del parlamento. A decidere l’esito della nuova maggioranza saranno i due partiti più giovani, arrivati rispettivamente terzo e quarto.
Quanto quasi nove seggi su dieci sono stati spogliati, il Partito Popolare, centro destra, di Mariano Rayou ha ottenuto il 28,6%, davanti ai socialisti (22,3%) e al partito di sinistra anti austerity Podemos. Al quarto posto la mina vagante dei Liberali di Ciudadanos (13,7%).
La proiezione in seggi dà tuttavia ai Popolari 122 deputati, non abbastanza per governare da osli. Il Psoe ne ottiene 93, mentre 69 vanno a Podemos e 38 a Ciudadanos. I vari partiti nazionalisti e Izquierda Unida si fermano a 27 seggi.
Sui mercati la reazione è negativa, come era lecito attendersi. La Borsa di Madrid ha aperto in calo del 3% circa, mentre i bond spagnoli cedono terreno, con i tassi che salgono all’1,87% ai massimi da oltre un mese. Lo Spread con i decennali tedeschi fa un balzo in area 130 punti base, ai livelli più alti da quasi un mese e mezzo.
Podemos terzi, la Spagna non è più la stessa
Le elezioni politiche di oggi segnano la nascita di una “nuova Spagna” e l’inizio di una “nuova transizione” politica, ha detto il numero due di Podemos Inigo Errejon. Il paese che si sveglierà domani, ha aggiunto, è “un’altra Spagna”. Il partito “sarà all’altezza delle ansie di cambiamento della nostra gente”, secondo il leader della forza di sinistra.
Il voto ‘storico’ della Spagna, che alle politiche di oggi ha detto addio al sistema del bipartitismo al potere dalla morte del dittatore Franco, dando una vittoria fragile al premier Mariano Rajoy, rende a forte rischio la governabilità del paese.
La Spagna potrebbe rinuncia definitivamente non solo alla comodità del bipartitismo – alternanza tra Pp e Psoe – che ha governato il paese dal ritorno della democrazia 40 anni fa, ma anche alla sua leggendaria stabilità politica entrando in scenari ‘all’italiana’. I risultati delineano infatti un quadro di difficile governabilità.
Il risultato in seggi del Pp rende difficile un governo minoritario di Rajoy. O allora si dovrebbe fare ricorso a una qualche improbabile stampella di qualche deputato di piccoli partiti nazionalisti. Questa situazione complicata da domani rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare un ritorno anticipato alle urne.
Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell’ultimo mezzo secolo. L’unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una ‘grosse-koalition’ alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall’ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Lo stesso Rajoy venerdì per la prima volta non ha escluso categoricamente questa ipotesi.